VideogiochiRecensione

Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas – Recensione

Come sappiamo, spesso nell’industria videoludica si tenta di prendere ispirazione dalle opere meglio riuscite del settore. Lo abbiamo visto con il genere dei souls-like, oppure con Il Signore degli Anelli: L’ombra di Mordor che prende il meglio di alcuni giochi e li fonde in uno solo. Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è innegabilmente uno dei giochi che più si è ispirato a The Legend of Zelda, più precisamente, quello del primo lancio della serie per la console GameCube. Il titolo ha ovviamente forti richiami al videogame di Shigeru Miyamoto, come lo stile grafico ed una meccanica di gioco che si incentra nello spostamento tra tre isole principali a bordo di una piccola nave. Come se la sarà cavata Cornfox & Bros, piccola casa di sviluppo finlandese composta da sole tre persone?oceanhorn_01

Tutto inizia da qui

Il gioco parte da una premessa e da un filmato iniziale davvero interessante. Il padre del protagonista abbandona il figlio per andare a combattere l’Oceanhorn, un mostro antico di altri tempi che lo perseguita. Da quanto emerge durante il racconto, la madre del nostro avatar è stata uccisa da questa creatura diabolica, ed il ragazzo dovrà andare su un’isola a cercare un amico del papà per prepararsi a ciò che lo aspetta. Dopo questo breve filmato sarete pronti a partire per questa avventura. Arcadia, la terra del gioco, è stata sconvolta da una violenta guerra. Per vincere, un potente uomo candidato alla carica di arcimago, sfruttò un’enorme energia oscura che doveva restare nelle profondità del regno. Usufruendo di questo potere risvegliò tre mostri marini e uno di questi, l’Oceanhorm, sopravvisse fino ai giorni d’oggi. Il vostro destino sarà legato a questo mostro, anche a causa della collana che vi ha lasciato vostra madre, emblema che racchiude il potere degli dei. Il vostro obiettivo sarà cercare tutti gli emblemi per trovare la creatura, sconfiggerla e scoprire cos’è successo a vostro padre.oceanhorn_03Finché la barca va

Appena avviato il gioco ci sarà un piccolo tutorial che ci svelerà le semplici meccaniche del videogame. Questo consisterà nel ritrovare la collana di vostra madre, armati solamente di un semplice ramo e tanta volontà. Una volta ritrovato quello che stavate cercando, otterrete anche la spada e lo scudo di vostro padre. Adesso sarete ufficialmente pronti a partire per questa avventura. Le armi comunque non saranno gli unici mezzi a disposizione poiché potrete sfruttare sassi e vasi da lanciare addosso ai nemici. Oltre alle lame ed agli oggetti ambientali, il gioco, arrivati ad un certo punto, metterà a nostra disposizione delle bombe da utilizzare per fronteggiare i nostri nemici. Il gameplay però non si limita a questo: appena lasciata la prima isola entrerete in possesso di una barca e, progredendo nell’esperienza, potrete iniziare a combattere su di essa per eliminare i mostri circostanti. Purtroppo queste fasi non sono esaltanti poiché la nave si muove da sola e su binari predefiniti, rendendo l’azione di gioco un po’ monotona, meccanica e ripetitiva.oceanhorn_04

Le fasi di combattimento a terra però sono tutta un’altra storia. Gli scontri si svolgono in tempo reale e, nella maggior parte dei casi, cuciti intorno ad essi ci saranno interessanti enigmi e puzzle ambientali, semplici ma lunghi da risolvere. Per questi ci vorrà un forte senso dell’orientamento e spesso, ma non volentieri, saremo chiamati a girovagare in lungo e largo alla ricerca di una chiave o di un interruttore in particolare. Tornando agli scontri, ci vorrà una buona dose di tempismo e strategia per saper coordinare al momento giusto gli attacchi con la spada, le parate con lo scudo e, in casi estremi, l’utilizzo delle bombe. In queste fasi il titolo si trasforma in un vero e proprio action game che riesce a divertire ma, allo stesso tempo, i combattimenti sono troppo facili per rappresentare delle vere e proprie minacce.oceanhorn_05La quiete dopo la tempesta

Graficamente il titolo si difende molto bene, con uno stile che lo rende carino, colorato ed adatto a tutti i palati in generale. Purtroppo si nota che il gioco è uscito originariamente per mobile e, dunque, alcune animazioni su PlayStation 4 soffrono un pochino. Gli ambienti, soprattutto i villaggi, sono vivi e danno una sensazione di pace e tranquillità, i dungeon sono vari anche se con le medesime funzioni e sono riconoscibili a prima vista. La colonna sonora è veramente di ottima fattura. Da sola basterà per farvi viaggiare con la mente e riuscire a farvi immedesimare nell’esperienza. Le musiche sono state fatte da due leggende come Nobue Uematsu e Kenji Ito, inserite in un contesto che va tra il classico ed il moderno.

Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è un perfetto tributo alla longeva serie di Zelda. Il gameplay semplice ed intuitivo, unito ad una colonna sonora davvero di prima qualità, fanno alzare notevolmente il livello della produzione. Purtroppo un’eccessiva facilità e troppa poca fantasia nelle meccaniche di gioco fanno si che il tutto sia solo buono ma non eccezionale. Per essere un titolo indie la longevità è notevole e si lascia giocare in maniera fluida e senza troppi intoppi. Si poteva lavorare di più sulle battaglie navali che sono, probabilmente, l’aspetto che più ha deluso dell’intera esperienza. In poche parole bastava aggiungere qualche piccolo sforzo per migliorare il tutto ma, nonostante ciò, l’opera multimediale resta davvero divertente e di pregevole fattura.

Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas

7

Oceanhorn: Monster of Uncharted Seas è un titolo che diverte e si lascia giocare. Purtroppo l'eccessiva facilità ed alcune fasi non proprio esaltanti fanno si che l'opera resti nel limbo del classico vorrei ma non posso. Alla casa di sviluppo forse è mancato il coraggio di osare ma, nonostante tutto, è un gioco davvero ben fatto e curato da consigliare a chiunque desideri vivere un'avventura in piena spensieratezza.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

    Comments are closed.

    Potrebbe interessarti anche