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Alien: Covenant Recensione

Nello spazio nessuno può sentirti urlare! Di urla non ce ne sono state nemmeno nella sala del Cinema Adriano di Roma, dove ho avuto la fortuna di vedere il film in anteprima. Dubbi e ansia attanagliavano i momenti prima della visione del film al punto che io ed i miei compagni di avventura, Marcello “Pavo” Paolillo e Pino Cuozzo, decidiamo di spezzare la monotonia, facendo partire l’ennesima guerra:

Alien o Predator?” esclama Marcello
Predator!” faccio io
Alien!” replica Pino
Come fai a non apprezzare un fottuto ninja spaziale con la maschera, le armi e le bombe?” fa Marcello guardando Pino
E con i rasta” aggiungo io.
Pino è accerchiato ma dice la sua (non sia mai che accetti la sconfitta): “Alien è la paura, altro non aggiungo“.

Con questo spirito è iniziata la proiezione di Alien Covenant.

Alien CovenantTitoli iniziali, mi colpisce fin da subito la scelta della fotografia, perfetta sin dalle prime inquadrature. Il film parte come ci si aspetta, calmo, in sordina. Siamo a bordo della nave spaziale Covenant il cui obbiettivo è un pianeta da colonizzare con oltre duemila coloni, addormentati in criostasi dato che il viaggio della nave durerà altri sette anni. Oltre ai coloni sulla nave c’è Michael Fassbender nel ruolo di Walter, un uomo sintetico che probabilmente ricorderete con il nome di David comparso in Prometheus, la famosa nave di ricerca scomparsa nello spazio. Oltre a Walter, un equipaggio di quindici nuovi personaggi si trova sulla nave. A causa di un’avaria, il sintetico è costretto a svegliare i membri dell’equipaggio che dopo le dovute riparazioni deve decidere se andare o meno avanti con la missione. Non vi svelerò altro sulla trama, eccetto che gli eventi qui narrati accadono esattamente dieci anni dopo quelli che abbiamo visto nel film Prometheus , vi consiglio di andarlo a recuperare quanto prima qualora ve lo foste perso.

Parlando invece della prova a schermo dei nostri attori, posso dirvi che Michael Fassbender non delude minimamente: la sua capacità di rendere reale Walter il sintetico, così freddo, mai preoccupato e mai fuori fase è qualcosa che definirei una meccanica freddezza, sembra davvero non vivo e quindi non può essere preoccupato delle cose che gli accadono attorno; per contro la nostra nuova eroina, Katherine Boyer Waterston non perde mai la concentrazione, espressiva fino alla fine, dimostra di sapersi destreggiare tanto nel mondo magico di J.K. Rowling quanto nelle gelide profondità dello spazio. Impossibile non fare un paragone tra Katherine Waterston e Sigourney Weaver: la giovane attrice ricalca molto il ruolo della storica protagonista della serie, complice anche una somiglianza fisica davvero evidente.

Alien CovenantIl film è riuscito a mio avviso ad accontentare tutti: a differenza di Prometheus , criticato per l’assenza quasi totale di un vero “mostro”, qui gli Alien ci sono eccome, addirittura in più forme rispetto a quelle a cui siamo abituati da quasi quaranta anni. Il fan sfegatato troverà le risposte che cerca riguardo l’origine di molte delle sue paure, lo spettatore medio potrà godersi due ore di un film ben girato e coerente. La coerenza del film però è a mio avviso una lama a doppio taglio: manca un po’ di suspance, non ho visto un vero colpo di scena, una scena che lasciasse a bocca aperta, sia questa per la paura piuttosto che per la sorpresa. Nel film, tutto accade in maniera lineare, quasi come se fosse già tutto palesemente dichiarato allo spettatore, non a caso potreste ritrovarvi a sapere esattamente quando il mostro colpirà o quale personaggio sta per fare una brutta fine, così come potreste essere facili Nostradamus con lo scopo o le azioni di alcuni personaggi.

Alien Covenant è un film degli anni ’80 girato con la tecnologia del 2017, il che lo rende come datato, vecchio in qualche modo. La regia, affidata a Ridley Scott, fa ovviamente al caso della pellicola, confermando di sapere bene come rendere interessanti anche le scene più lente che per dovere di copione si devono girare. Forse il problema sta proprio lì, dove sceneggiatori e regista potevano osare un po’ di più, ma si sente come una sorta di forzatura, come se la direzione del film fosse stata in qualche modo pilotata dalle critiche mosse al precedente capitolo, Prometheus , che a mio avviso resta più misterioso e affascinante di questo ultimo nato in casa Alien.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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