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Crash Bandicoot N. Sane Trilogy Recensione

Nostalgia canaglia. Davvero, quest’anno (come quelli precedenti) verrà ricordato per la quantità smisurata di sequel, prequel, remake, reboot e chi più ne ha più ne metta, che sono approdati sul mercato. Tra il rischio di uscire dal cinema e pensare di trovarsi negli anni 90, e provare a capire effettivamente se The Rock farà un qualche altro remake storico, Activision ha forse capito come decuplicare le sue finanze con una mossa semplice quanto efficace: Crash Bandicoot, quello strano essere antropomorfo con la faccia da tonto e uno spirito incrollabile, arriva su PlayStation 4. Stavolta però non torna come Skylander (per fortuna), bensì come vero e proprio gioco standalone, Crash Bandicoot N. Sane Trilogy. Altolà, niente capitolo nuovo però: quella che ci troviamo davanti è una raccolta dei primi storici tre capitoli del bandicoot più famoso di sempre, totalmente rifatti dal punto di vista grafico da Vicarious Visions. Tendenzialmente non sono molto incline alle remastered: giocare un videogioco che già ho potuto provare su altre console mi preclude dal giocarlo, un po’ perché mi piace sperimentare ogni videogioco, un po’ perché il tempo ormai scarseggia. Eppure c’è remastered e remastered, e con i giusti crismi, un capolavoro del passato può essere riproposto alle generazioni contemporanee, senza storpiare il concetto di base.

Uno per tre e tre per uno

Al prezzo di 39,99€, Crash Bandicoot N. Sane Trilogy propone i primi tre capitoli della saga, quelli creati da Naughty Dog, basati su un gioco platform particolare, nato appunto per contrastare le mascotte delle altre case che conquistavano il cuore di adulti e piccini grazie al loro carisma. Crash è un bandicoot, un animale australiano, che si troverà in obbligo di superare ostacoli per salvare prima la sua amata, e poi (forse per una sorta di risveglio sociale da parte di Naughty Dog) per raccogliere materiale sotto minaccia di Neo Cortex, nemico dell’intera saga. Una premessa facile, che però catturò nel 1996 tutti i ragazzi che possedevano una PlayStation, e che ora sta facendo incetta di acquisti e di condivisioni social. Ma perché questa isteria di massa per un gioco che con il tempo è scomparso?

Il fatto è semplice: Crash ha costruito l’infanzia del videogiocatore, e così come PSX ha sdoganato per la prima volta il videogioco come la magia tra i babbani, Crash era una delle killer application che accompagnavano la console. Per questo ora che Activision ha deciso di provare (e sondare magari il terreno per future remastered di un draghetto tanto atteso), il pubblico sta rispondendo, e andiamo proprio adesso a scoprire perché Crash Bandicoot N. Sane Trilogy può essere preso ad esempio per il futuro del videogioco.

Tutto al posto giusto?

Se un gioco vecchio stile, basato su meccaniche vecchie e con concetti ormai desueti può arrivare ad avere il successo che sta avendo, forse qualcosa dobbiamo analizzarla. Crash Bandicoot N. Sane Trilogy infatti si veste di una nuova grafica, di una lavorazione certosina su tutte le parti estetiche, sia grafiche che sonore, senza snaturare il gameplay. Avrebbero potuto, di capitoli successivi ai primi tre su Crash Bandicoot ne sono usciti, e spesso cambiavano meccaniche solo per renderlo moderno. Ma come facciamo a definire moderno o no un gameplay? Il lavoro di Vicarious Visions non è di alterare le memorie di noi videogiocatori, ma di riportarle in auge con il giusto occhio grafico che necessita, come se il titolo fosse sempre stato così.

La paura è tanta nel momento in cui inserite il gioco, e vedere quel logo impresso su uno schermo, magari 4K, arreca una strana sensazione, come se una macchina del tempo ci stesse riportando dietro agli anni 90. Ed è questa la magia che Crash Bandicoot N. Sane Trilogy fa sua: al primo tasto premuto nel gioco, noterete subito come nulla sia cambiato effettivamente. Vi sembrerà che un aggiornamento della vostra mente abbia soltanto cambiato le texture di quel gioco che, con in mano un pad senza analogici, giocavate con i vostri amici.

Crash BandicootIl gameplay non cambia, appunto, riproponendo oneri e onori: se da un lato il gioco si mostrerà con le stesse core mechanics, dall’altro gli stessi problemi si ripresenteranno. Questo porterà ad una difficoltà elevata del gioco, qualcosa che nel mondo di oggi oramai manca (fatta eccezione per i souls-like). Un salto sbagliato e ricominciate dal checkpoint, cambiate il tempo dei vostri movimenti e una pianta carnivora vi divorerà, perdete tutte le vite ed ecco che il livello andrà rigiocato da capo. Insomma, sebbene colori e forme sembrino da bambini, il gioco è tutt’altro, riproponendo inoltre il vecchio sistema di salvataggio, necessario per ognuno dei capitoli di gioco.

Wumpa

Eppure alcuni cambiamenti ci sono, sebbene ad un occhio non attento potrebbero sfuggire: arriva finalmente il controllo con levetta analogica, capace di offrire una gestione più accurata del marsupiale. Inoltre, il gioco dinamicamente aiuterà il giocatore con una maschera di Aku Aku e checkpoint più frequenti, ma solo nel caso di morti consecutive. Vicarious Visions esce da uno studio archeologico di anni per mostrare cosa significa riproporre un gioco storico come Crash Bandicoot: le stesse sensazioni che nel passato avete provato nel giocare questi tre capitoli, le vivrete di nuovo sulla vostra pelle, con tanto di culmine massimo con Warped, terzo capitolo e pietra miliare del platform.

Il concetto alla base di tutto è: Crash Bandicoot N. Sane Trilogy non nasce come una macchina mangia soldi. L’intenzione di Activision è quella di dare al pubblico, a quella fanbase che conosce i passi del balletto di Crash a memoria, a quei padri di famiglia che nel 96 giocavano con il marsupiale e che ora hanno figli, la possibilità di ritoccare con mano una parte della storia del videogioco. Un po’ come quando parliamo di quei giochi di vent’anni fa, che nella nostra testa hanno texture lucenti e dettagliate, ma che ripresi in mano mostrano una grafica diversa da quella che ci ricordavamo, Crash Bandicoot N. Sane Trilogy viene invece tirato a lucido da Vicarious Visions, allineando la grafica effettiva con quella che abbiamo in mente. Il lavoro viene poi reso al limite della perfezione con l’implementazione delle stesse scorciatorie, gli stessi glitch, le stesse problematiche di gioco (in senso buono) e la stessa atmosfera. Certo, limare quei problemi che 20 anni fa c’erano sarebbe stato il massimo, insieme ai 60fps fissi, cosa che il gioco non raggiunge. Eppure ce lo facciamo andare bene, perché finalmente Crash Bandicoot, lo strampalato bandicoot che ci faceva sorridere, ora è tornato a farci ammazzare dalle risate sulla nostra fiammante PlayStation 4.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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