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Death Squared Recensione

Partiamo così: non sono un amante dei rompicapo, tant’è vero che spesso questa tipologia di gioco ci mette pochissimo, personalmente parlando, a diventare “rompiqualcos’altro”. Eppure Death Squared arrivato anche su Nintendo Switch, mi ha sorpreso positivamente. Mi ha fatto sì infuriare per le numerose vite perse (che vengono segnalate in totale, perché essere presi in giro in questo gioco non è mai troppo), ma non mi ha mai frustrato, non ho mai interrotto una partita perché ero stufo di giocare. Un traguardo assurdo per un rompicapo giocato dal sottoscritto, ma perché questo nuovo indie per la console Nintendo è riuscito in questa impresa? Per la sua immediatezza, simpatia e per il modo in cui sprona la mente. Visti i pochi fronzoli del menu principale, mi butto subito nella modalità single player e sono lì, nel campo in cui il puzzle si svolge, per portare a termine il primo, semplice livello. Nessun tutorial, nessuna spiegazione ci indicherà come portare a termine il livello, solo una voce (inglese) che ci sbeffeggerà per il tempo che perderemo nel non capire cosa fare o per i ripetuti errori commessi con conseguenti decine di “vite” perse. Lo scopo di Death Squared è quello di portare al traguardo due cubi, uno rosso e uno blu, ai rispettivi punti di arrivo: è curioso che i due colori scelti siano gli stessi dei Joy-Con della console ibrida di Nintendo, peccato che questi siano invertiti, con il controller blu che muoverà il cubo rosso e quello rosso che stabilisce i movimenti del cubo blu. Una piccolezza che, fidatevi, almeno nei primi livelli vi farà sbagliare parecchio.

Gli stage sono disseminati di trappole, siano queste pedane mobili, laser, spuntoni o mattoncini che si muovono e spingono i nostri cubi nel vuoto, facendoci ovviamente perdere. A tal proposito, la fisica del gioco è davvero ben realizzata: basterà fuoriuscire di pochi centimetri dal percorso per vederci capitolare nel vuoto, così come sarà utilissimo sfruttare le spinte di alcuni mattoncini, o il parare il laser di un determinato colore con il rispettivo cubo per proteggere e far avanzare contemporaneamente l’altro. Succederà spesso, infatti, di dover muovere entrambi i cubi nello stesso momento, mettendo a dura prova le nostre abilità di coordinazione occhio-mano che, fortunatamente, dopo una decina di livelli saranno ben allenati per affrontare le dure, durissime prove che il gioco ci proporrà alle difficoltà più elevate.

Molto ben calibrata è infatti la curva di difficoltà: non ci troveremo mai a non sapere assolutamente cosa fare, capiremo quasi sempre come e dove arrivare per poter portare a termine il livello, il problema sarà proprio il riuscire nel “come”. Una strada che sembra semplice, senza ostacoli, ribalterà completamente le nostre prime impressioni nel momento in cui attiveremo una piattaforma, o semplicemente muoveremo uno dei due cubi: spesso infatti alcuni elementi dello stage si muoveranno insieme ai nostri mattoncini, cosa che ci metterà al comando, in pratica, non solo dei due “protagonisti” del gioco ma anche dello stesso scenario, che dovremo modificare in modo tale da poter raggiungere sani e salvi i due obiettivi. E’ qui che arriva una caratteristica tipica del gioco, il tutto è basato sul “die and try”: per quanto voi possiate essere avvezzi al genere, per quanto fenomenali voi siate, sarà impossibile in alcuni livelli non morire più di una volta, proprio per l’imprevedibilità di ciò che succede nello scenario. Nonostante ciò, però, il gioco non è mai frustrante, anzi: il capire dove si è sbagliato, l’essere ad un passo dal traguardo e sbagliare perché una nostra mossa errata ha fatto muovere non solo il nostro cubo ma anche un elemento dello scenario che, magari, ci ha buttati nel vuoto, sprona a continuare ancora, ancora e ancora.

Death SquaredSe la modalità single player può essere considerata difficile, quella multiplayer è un vero inferno, ma allo stesso tempo divertentissima: finché bisogna coordinare le nostre due mani, dopo un po’ di allenamento, i risultati arrivano abbastanza facilmente, ma il dover poter fare affidamento sulle mosse fatte dai nostri amici (fino a 4 giocatori), sperare che una loro mossa non vanifichi ciò che voi avete fatto con precisione chirurgica, fa nascere quella quantità giusta di tensione, divertimento e soddisfazione una volta portati a termine i vari livelli, ancora più complessi vista la possibilità di giocarli in quattro. Il gameplay è semplice quanto raffinato, non perderete mai per colpa di controlli imprecisi, ma sempre per un vostro errore, cosa che non implica necessariamente che non siate abili (si vede tanto che sto cercando un alibi?), ma è ciò che prevede il gioco per sua natura, come citato sopra. Una mancanza che si fa sentire è però quella di una telecamera mobile: questa infatti sarà fissa, rendendo alcuni elementi dello stage poco visibili; una scelta voluta per rendere le cose più difficili forse, ma poter ruotare lo stage sarebbe stato molto gradito. Il comparto tecnico è quello che si difende in maniera peggiore, con più di ottanta livelli tutti uguali tra loro, con la stessa palette di colori che, a lungo andare, stanca. Sarebbe stato infatti molto più stimolante tuffarsi in diversi scenari, magari con il crescere della difficoltà, passando da paesaggi poetici a stage immersi nel caos; stesso discorso per la soundtrack, molto rilassante e stimolante, mai invasiva, ma che effettivamente ci fa desiderare qualcosa di più vario.

Death Squared è un ottimo rompicapo, che riesce a stimolare e divertire senza mai spazientire, nonostante le decine e decine, azzardiamo centinaia, di vite perse. In un gioco del genere il comparto tecnico non è di certo ciò che più va a pesare sul giudizio generale, soprattutto quando il resto della realizzazione è davvero certosina, ma dispiace che la stessa cura posta nel gameplay non sia stata riservata anche alla grafica e al sonoro.

Modus operandi: questa recensione è stata redatta utilizzando Nintendo Switch, dopo aver portato a termine la quasi totalità dei livelli in single player (raggiungendo le 537 vite perse), oltre ad una decina di livelli in multiplayer.

Damiano "Xenom" Pauciullo
Videogiocatore da quando aveva 3 anni grazie ad un bel GameBoy rosso fiammante, si chiede ancora come facesse a quell'età a completare i giochi. Predilige i platform (soprattutto se come protagonista hanno un idraulico baffuto) e i giochi d'avventura (ma solo se il personaggio ha una tunica verde); diciamo che quel 23 settembre del 1889 avevano previsto la sua nascita, fondando quindi la Nintendo.

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