Recensione

Fire Emblem Warriors Recensione

Switch resta ancora un’incognita per molti giocatori, specialmente a causa di una line up scarna ma che può vantare giochi di qualità sublime, basti pensare a The Legend of Zelda, Mario + Rabbids e, tra qualche giorno, anche a Super Mario Odyssey. Ma oggi siamo qui per parlarvi di uno dei titoli che i fan attendevano con più curiosità, poiché mischiava uno dei brand RPG strategici più amati al genere dei musou: stiamo parlando del nuovo Fire Emblem Warriors. Nonostante sia sviluppato da Koei Tecmo e dal Team Ninja, non nego il mio, a quanto pare anche giustificato, scetticismo iniziale. Il marchio di Fire Emblem è sicuramente uno su cui Nintendo punta molto, ma estrapolarlo dalla sua formula iniziale per cercare di creare quello che il videogame non è mai stato, è sempre una mossa rischiosa. Una cosa simile ha avuto il coraggio di proporla negli anni recenti Square Enix con Dragon Quest Heroes, ottenendo risultati più o meno importanti. Adesso è invece arrivato il turno di Fire Emblem Warriors di presentarsi sul campo di battaglia per il giudizio finale. Come se la sarà cavata?

Da grandi poteri derivano grandi responsabilità

Mettiamo subito le cose in chiaro: Fire Emblem Warriors è un crossover. Come tutti i giochi che sfruttano questa componente, la trama sarà piena di scuse quasi senza senso per giustificare la presenza di così tanti eroi della saga. Risultato finale della narrativa? Si capisce veramente poco. La storia si racconta in maniera confusionale e le tante facce note non fanno altro che spuntare come funghi e cercare pretesti, delle volte inutili e poco plausibili, per scontrarsi con noi fino al chiarimento delle piccole incomprensioni che hanno portato al litigio. La vicenda generale comunque ruota intorno ai due protagonisti, fratello e sorella, Rowan e Lianna che dovranno salvare il regno dal male con l’aiuto del potere dello scudo di fuoco. Purtroppo mancano entrambi di carisma e personalità, dunque gli “ospiti” più celebri prenderanno subito la scena oscurando il resto. In questa recensione non vi diremo i personaggi che troverete per non rovinarvi la sorpresa, ma vi assicuriamo che il roster, oltre ad essere composto da volti a cinque stelle, è ampio e variegato.

C’è da dire che la trama, poco ma sicuro, non è mai stata nella storia il punto forte dei mosou, dunque non ci sentiamo proprio di penalizzare troppo il contenuto sotto questo aspetto, anche se un piccolo sforzo per renderla più audace sarebbe stato apprezzato. Vi troverete dunque colpi di scena che dovrebbero sorprendervi ma che, contrariamente, vi scorreranno addosso come l’acqua senza tangervi minimamente. Alla fine dei filmati vi interesserà poco anche se il colpo d’occhio, soprattutto su alcune entrate di scena, è davvero eccellente.

La miglior difesa è l’attacco

Arriviamo dunque al punto cruciale dell’intera esperienza, ovvero il gameplay. Sottolineando che il livello di sfida è abbordabile a tutti, sarà possibile rigiocare i vari livelli a difficoltà più elevata, oltre a sbloccare la modalità epica alla fine dell’avventura. Le partite si svolgono tutte allo stesso modo: uccidere i capitani nemici, conquistare le zone e poi in ultimo il boss che, in tutte le occasioni, lo abbiamo trovato scarno e privo di originalità. Come in perfetto stile della saga ci sarà la possibilità di utilizzare la morte permanente o no (ovviamente non vale per i protagonisti). Praticamente se un membro del gruppo viene sconfitto in battaglia, costui non sarà più utilizzabile nel corso dell’avventura. Questo aspetto si collega ad un altro dei punti cruciali dell’esperienza, ovvero la strategia. Nel corso della partita sarà necessario dare ordini ai compagni, così da potergli dire chi proteggere, cosa attaccare e così via. Questo modus operandi sarà fondamentale per concludere le missioni in maniera rapida e sicura per la propria squadra.

Peccato la poca originalità dei livelli che, alla lunga, diventano monotoni e privi di una reale unicità che possa accendere lo spirito del giocatore. In ogni caso la componente strategica è stata ben inserita e speriamo che in futuro possa essere ulteriormente approfondita. Il roster messo a disposizione, come detto anche in precedenza, è molto ampio, ma la cosa più bella del gioco è sicuramente il sistema di sviluppo. Gli oggetti che troverete nel corso dell’avventura potranno essere sfruttarli per creare, ovviamente nell’apposito HUB sempre accessibile prima della battaglia, stemmi da utilizzare per potenziare il personaggio e farlo letteralmente evolvere, ampliando la potenza della sua classe. I cambiamenti non saranno legati solamente alle statistiche, ma anche all’aspetto estetico dell’eroe. In ogni caso il sistema di combattimento offre quel poco di differenziazione che basta: ogni membro del party ha il suo attacco pesante, leggero, speciale ed una schivata abbastanza inutile.

Per sfruttare il gameplay al massimo del suo potenziale dovrete comunque unire in battaglia due personaggi, così da creare combo potentissime ed un attacco speciale combinato che sterminerà all’istante tutti i nemici intorno a voi. Il sistema di combattimento purtroppo non offre chissà quale profondità e nemmeno troppa diversificazione dei comandi, quello che è certo è che le mosse che concatenerete sono davvero spettacolari. I numerosissimi nemici vi daranno l’impressione di stare veramente in guerra, con un risultato finale che diverte e non annoia, nonostante qualche piccolo difettuccio. Le reiterazioni di alcune azioni, come il conquistare i presidi o uccidere determinati capitani per andare avanti, potrebbe risultare alla lunga pesante per la maggior parte dei giocatori, ma grazie alla possibilità di rigiocare il livello ad una difficoltà più elevata, quanto appena detto viene messo in secondo piano grazie ad un’eccellenza di sfida da non sottovalutare.

Nintendo indifference

La maggior parte dei titoli usciti in esclusiva Nintendo Switch hanno dimostrato una cura ai dettagli, come in caso di Zelda, oppure un’originalità, come nel caso di Mario + Rabbids, davvero fuori dal comune. Tutto questo in Fire Emblem Warrioris viene accantonato, senza attenzione particolare per gli ambienti o al level designer delle mappe. Anche i nemici sono totalmente piatti, senza una reale caratterizzazione o diversificazione tra di loro, a parte le 3-4 classi disponibili. Probabilmente aggiungere toni più cupi legati alla produzione generale avrebbero dato più enfasi sia alla trama che alle location, tutto fin troppo sconnesso dal drammatico disastro in cui si trovano i protagonisti. In ogni caso l’esperienza si è svolta senza cali di frame rate, stabile sia in versione portatile che fissa: nella prima però segnaliamo un paio di piccolo problemi sia nel capire i sottotitoli che nel leggere la mappa per imporre gli ordini ai protagonisti, colpa delle dimensioni esigue dello schermo.

In conclusione possiamo dire che, nonostante i difettucci elencati nella recensione, ci troviamo davanti un prodotto valido che arricchisce indubbiamente la line up Nintendo ma che, probabilmente, non è appropriato per un mercato europeo che da sempre si è mostrato poco interessato a questo particolare genere. Non avendo inserito nulla di particolare sarebbe stato interessante magari proporre qualcosa di nuovo sotto l’aspetto della conquista, ad esempio dando la possibilità di sfidare online altri giocatori per la conquista delle zone. Purtroppo al videogame manca proprio questo, l’originalità. Fire Emblem Warriors è un prodotto valido, funzionale, divertente e tanto altro, ma purtroppo non riesce ad esprime il massimo potenziale anche a causa di alcune scelte stilistiche discutibili che lo rendono indubbiamente un prodotto poco fresco. Quello che sembra è che il Team Ninja si sia accontentato, non abbia avuto il coraggio di osare ma si sia limitato a proporre una formula già vista per non rischiare nulla. Ripetiamo per l’ennesima volta, il gioco funziona eccome ma, calcolando quello che siamo abituati a vedere su Switch, ci sembra davvero poco per reggere il confronto con altri mostri sacri che sono usciti sinora sulla console, tenendo oltremodo conto che tra qualche giorno l’asticella qualitativa della grande N si alzerà ulteriormente con la release di Super Mario Odyssey.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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