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For Honor e l’onore perduto

La confusione che mi travolge, le persone che corrono: Milan Games Week mi accoglie con il saluto festoso di un amico che ti ospita in casa propria. E’ il 2015 e lo stand Ubisoft fa bella mostra di sè, al centro del padiglione. Mi dirigo verso la sezione dedicata al nuovo titolo, presentato giusto pochi mesi prima all’E3 di Los Angeles: For Honor. Ho molta aspettative. Ho con me il badge da Blogger (all’epoca il giornale era ancora solo un blog n.d.r.), non sono in casa mia ma in un’altra città e il mio eccessivo rispetto per la casa altrui mi porta a pensare di fare la fila come tutti gli altri. Dopo tre ore, scorgo Andrea Lattanzio, junior brand manager presso Ubisoft che mi dice “Tiziano ma cosa fai in fila? Vieni!“, mi sento in imbarazzo per gli altri e passo. Dentro lo stand trovo il mio socio Simone Lelli che mi dice “pronto ad incrociare le lame?“. Dopo trenta minuti di prova con For Honor, penso di non aver mai provato un gioco così particolare e immagino le migliorie che potrà ottenere.

Sono al Gamescom di Colonia, l’evento europeo più importante nel mondo del gaming. E’ trascorso quasi un anno dalla Milan Games Week, indosso un badge con scritto Press sul davanti e provo una punta di orgoglio per i passi avanti svolti negli ultimi mesi. Oggi sono in un contesto internazionale, pronto a raccontare ai nostri lettori la migliore esperienza possibile. E’ un fattore di responsabilità, un onore che abbiamo noi del settore ma anche un grande dovere. Mi dirigo verso lo stand Ubisoft e provo ancora una volta For Honor: non vedo l’ora di scoprire le novità! Stavolta possiamo selezionare il Vichingo ed il Samurai oltre che il Cavaliere. Seleziono un poderoso guerriero vichingo e mi getto nella mischia. Il titolo non è cambiato: parate, affondi e schivate sono la norma in questo gioco. Trovo con sorpresa un player molto forte dall’altra parte che mi fa sudare la vittoria ma alla fine riusciamo a raggiungere il nostro scopo e portiamo a casa onore e gloria.

Siamo a fine gennaio 2017 e sto per mettere mano alla closed beta del titolo: al mio fianco ho tre amici molto fomentati dai miei racconti, insomma non vediamo l’ora di giocare! Questa volta il gioco si apre con un video molto suggestivo, dedicato alla campagna single player, che spiega in dettaglio il motivo di queste guerre e come si sia giunti agli scontri di queste tre culture. Superato questa intro davvero bella, il gioco ci consente di scegliere diverse modalità: dominio è la più allettante, un semplice quattro contro quattro con il controllo delle zone. La tipica battaglia che ho già affrontato. Possiamo scegliere tra quattro diversi stili di combattimento per classe: ognuno di loro ha bonus e malus oltre che abilità peculiari che sblocca combattendo.

For HonorDopo un intero giorno a spolpare il gioco, poso il pad. Sono esausto mentalmente e fisicamente. Di tre delle mie prove, questa è stata certamente la peggiore: ho trovato il gioco cambiato ed in peggio. Quello che c’era prima è rimasto ed è un bene. Quello che non mi è piaciuto è che a differenza dei tanti brawl game, in questo gioco, uccidendo le truppe semplici non è possibile ottenere i punti esperienza necessari per livellare il nostro personaggio. Questa situazione genera uno svantaggio pazzesco e spinge i giocatori a sopraffare il nemico due a uno in modo da garantirsi la vittoria (è poco probabile riuscire a sfuggire a due nemici che ti assalgono se stanno attenti ad evitare il fuoco amico). Altro punto a sfavore: la mappa non ha interazioni. Mentre nella prima prova di oltre un anno e mezzo fa era possibile ad esempio far cadere le scale di legno che gli avversari avrebbero dovuto rialzare e perdere così del tempo, qui non era possibile. Proprio parlando di scale, ho visto giocatori fare un saliscendi da queste, perché se colpiste un nemico più in basso rispetto a voi, questi rovinerà al suolo il più delle volte morendo o ferendosi gravemente. Una sola mappa aveva un punto di interazione vero e proprio: non ricordo il nome ma si tratta dell’unica mappa con un solo ponte centrale, interessante perché dà la possibilità di chiudere un cancello per entrambe le fazioni in modo da concentrare lo scontro al centro del ponte. Altro punto a sfavore della demo è che tutti i giocatori corrono alla stessa velocità ed è difficile riprendere un nemico in fuga, come è d’altro canto strano che un uomo in armatura completa corra quanto un altro vestito di pelle e stoffa.

Il titolo ha, secondo il mio parere, dei margini di miglioramento pazzeschi: il combattimento è davvero innovativo, lo stile grafico è ottimo, le modalità allettanti. Occorrerebbe solo più accortezza in termini pratici. Per il momento il gioco mi è sembrato né carne né pesce. Il titolo deve poter recuperare il suo onore e spero sinceramente che Ubisoft abbia fatto tesoro dell’esperienza negativa con Rainbow Six Siege (divenuto un ottimo titolo grazie alla sua community che lo ha supportato nel corso dell’ultimo anno e mezzo) per rimediare con For Honor.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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