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2064: Read Only Memories – Recensione, il futuro è nelle nostre mani

Dopo l’uscita e l’immediato successo di Nintendo Switch, in molti tra grandi sviluppatori e piccoli studi indipendenti sono voluti saltare sul carro del vincitore al fine ultimo d’ottenere una propria fetta di guadagni. Che la piccola console ibrida di casa Nintendo abbia saputo conquistare grandi e piccini per il suo carattere portatile è ormai noto a tutti, così come è ormai ben chiara la predilezione che i giocatori hanno nei confronti dei titoli indipendenti giunti su Switch. La totale assenza di compromessi per i titoli “minori” che giungono sulla console, di fatto con porting che rispecchiano fedelmente il prodotto già sbarcato su altre macchine da gioco, hanno permesso alla creatura targata Nintendo di entrare nei cuori di tutti coloro che dall’industria videoludica non si aspettano solo AAA, bensì anche opere capaci di puntare ad altro. Tra queste, figura 2064: Read Only Memories, peculiare avventura punta e clicca in pixel art sviluppata dai ragazzi di Midboss che mira a raccontare un’avvincente storia fantascientifica fatta d’intrighi, pericolose megacorporazioni, popolazioni in lotta per la propria libertà e creature robotiche sempre più rifinite e intelligenti. Dopo essere già giunta originariamente su Playstation 4 e Playstation Vita, l’arrivo dell’opera anche su Nintendo Switch ci ha permesso d’esplorarla minuziosamente per scoprirne ogni più piccolo dettaglio. Se siete curiosi di sapere il nostro giudizio finale a riguardo, non dovete fare altro che continuare a leggere.

Storia di un mondo in frantumi

L’anno che corre è il 2064, un’epoca di grandi innovazioni tecnologiche che hanno permesso all’umanità di prosperare. Metropoli in espansione e malattie debellate da ogni vocabolario sono la base di una civiltà al massimo delle sue forze, un’idilliaca situazione che però rappresenta solo un muro di difesa per nascondere la cruda realtà dei fatti. Con il tracollo economico dell’intero ecosistema statunitense, la nazione è sprofondata in un baratro di pura disperazione dove solo grandi multinazionali ne sono uscite vittoriose. Enormi società tecnologiche hanno infatti comprato l’intero paese, pezzo dopo pezzo, città dopo città, governando i propri lidi nei modi ritenuti più appropriati. I poveri sono divenuti ancor più poveri, di fatto perdendo anche quelle protezioni di base che il governo poteva offrire, mentre i ricchi non hanno fatto altro che continuare ad accrescere il proprio capitale. Al contempo, la popolazione è ormai scossa fin nelle fondamenta dagli ultimi ritrovati tecnologici che se da una parte hanno permesso a molti di curare i propri corpi menomati o straziati da gravi mali, dall’altro lato vengono ritenuti da larghe fette della popolazione come un insulto contro Dio. Uomini e donne dalle sembianze animalesche o sempre più assimilabili a un ammasso di circuiti e bulloni hanno cominciato a popolare le strade di ogni città, cambiamenti apportati al proprio DNA sia per necessità che per puro desiderio d’esprimere sé stessi.

Ecco quindi nascere la Human Revolution, gruppo protestante ormai sul piede di guerra nei confronti dei freaks – questo è il nome dato alle persone che, volenti o nolenti, hanno pesantemente modificato il proprio codice genetico – che da anni combatte con le unghie e con i denti per limitare e ostacolare manipolazioni genetiche tanto invasive. In questa pericolosa società ci ritroveremo a impersonare i panni di un giornalista freelance che vive la sua vita con tranquillità e un pizzico di negligenza. La sua quotidianità viene però sconvolta dall’improvvisto arrivo di Turing, piccolo robottino che fin dai primi istanti si mostrerà a noi per quello che è in realtà. Turing non è una normale ROM (Relationship and Organizational Manager), di quelli che possono essere acquistati per non doversi più preoccupare delle necessità domestiche, bensì rappresenta la prima creatura robotica realmente pensante. Egli è il frutto delle fatiche di Hayden Webber, vecchio amico del protagonista che sembrerebbe essere stato recentemente rapito da un qualche malintenzionato. Compito nostro e di Turing sarà quindi quello di incamminarci nei vicoli più bui e pericolosi di San Francisco per svelare le oscure verità che si nascondono agli occhi della popolazione.

Narrativamente parlando, 2064: Read Only Memories offre un’esperienza spiccatamente cyberpunk che riprendendo elementi già visti in opere cartacee, cinematografiche e videoludiche, si pone al pubblico con un risultato comunque fresco e intrigante. L’avventura prosegue piacevolmente dall’inizio fino ai titoli di coda grazie a colpi di scena ben congegnati che vanno accostandosi a personaggi sempre carismatici e ben delineati nelle rispettive personalità, con Turing in particolare a fare la parte da leone. In tal senso, è interessante considerare come i ragazzi di Midboss si siano sempre mostrati favorevoli al panorama LGBT, carattere che figura con gran forza anche nella sua ultima creature, dove coppie gay e transgender spiccano comunemente nel corso della partita. Al contempo, l’esperienza non perde occasione per porci innanzi a dilemmi interiori tutt’altro che di poco conto. Fin dove si può spingere la libertà individuale? Chi mai dovrebbe davvero detenere il potere di decidere per terzi? Fino a quale punto bisognerebbe spingersi sotto il profilo dell’avanzamento tecnologico? Queste sono solo alcune delle tante domande che andremo ponendoci nel corso di un viaggio che nelle circa dieci ore rivelatisi necessarie per portarlo a termine, ha saputo conquistarci tenendoci perennemente sulle spine.

L’importanza di ascoltare

Sotto un punto di vista prettamente ludico, 2064: Read Only Memories si configura come un’esperienza punta e clicca dall’animo spiccatamente classico in cui, di scenario in scenario, sarà nostro compito interagire con l’ambiente circostante, intraprendere lunghi dialoghi con numerosi personaggi e sfruttare oggetti sparsi un po’ ovunque per avanzare nell’avventura. Il titolo si caratterizza inoltre per la presenza di risposte a scelta multipla capaci di donare all’esperienza quel senso di personalità in più che non guasta mai, con tanto di finali multipli potenzialmente capaci d’aumentare la longevità del tutto. L’opera di Midboss non manca neanche di presentare diversi enigmi in grado di variegare piacevolmente l’incedere delle vicende, seppur tutti rivelatisi alquanto sempliciotti. Soprassedendo su uno specifico puzzle malamente pensato dove ci siamo ritrovati a dover “andare a caso” per giungere alla soluzione, il titolo si è infatti rivelato sempre fortemente guidato, di fatto puntando chiaramente più sull’aspetto narrativo che su quello videoludico.

In-game non capiterà praticamente mai di rimanere bloccati a causa di un qualche enigma troppo complesso e anzi, in tutte quelle occasioni in cui l’avventura richiede di spremere le meningi, vi ritroverete innanzi alla soluzione con una semplicità a tratti disarmante. Oltre a questo, l’interfaccia di gioco si è rivelata essere piuttosto scomoda e macchinosa fin dai primi istanti, un fastidio che fortunatamente non va a penalizzare pesantemente il risultato finale. A tratti risulta indubbiamente palese come il team si sia voluto avvicinare al genere delle visual-novel, lì dove vi ritroverete a intraprendere lunghe fasi dialogate che fortunatamente, grazie soprattutto a una sceneggiatura e scrittura d’ottimo livello, si rivelano essere sempre intriganti e interessanti da leggere e ascoltare, indipendentemente che si parli di piccole nozioni aggiuntive relative alla “lore” o d’informazioni determinanti per comprendere l’intreccio narrativo. Sotto termini squisitamente tecnici, 2064: Read Only Memories riesce a spiccare rispetto a molte altre opere grazie a uno stile in pixel art dal fascino 8-bit che fa giocoforza su un’azzeccata direzione artistica per scenari e personaggi. Non da meno si è poi rivelato il comparto audio, con un doppiaggio inglese qualitativamente eccellente accompagnato da una colonna sonora le cui tracce ben si amalgamano a quanto accade su schermo. Proprio in ragion di ciò, è quindi un vero peccato dover constatare come l’opera manchi di una qualsivoglia localizzazione dei testi in italiano, elemento che potrebbe mettere in difficoltà ben più di qualche giocatore.

2064: Read Only Memories

8

:Il sopraggiungere di 2064: Read Only Memories sulla piccola console ibrida di casa Nintendo rappresenta il miglior momento possibile per acquistare la creatura targata Midboss. Il punta e clicca sviluppato dal team può infatti contare su una narrativa indubbiamente intrigante e piacevole da seguire dal principio fino ai titoli di coda, in particolar modo grazie ai tanti personaggi che andremo incontrando man mano che giocheremo, tutti ben caratterizzati e ricchi di carisma. Il titolo non punta sul mettere in difficoltà il giocatore e anzi, gli enigmi e i puzzle che andrà proponendoci di tanto in tanto si riveleranno alquanto semplici da portare a termini, delle piccole variazioni pensate per ampliare l’esperienza ludica generale senza però stravolgerla e ridefinirla. Dispiace quindi notare come l’interfaccia di gioco si sia rivelata piuttosto macchinosa, così come non si può fare a meno di notare la totale mancanza di una localizzazione in italiano, un duro colpo se si considera l’elevata mole di testo che sarà nostro compito leggere. Decisamente apprezzabili si sono invece rivelati lo stile grafico in pixel-art dal gusto 8-bit che il titolo sfoggia orgogliosamente e il comparto audio, con un doppiaggio d’indubbia qualità affiancato da una gradevole colonna sonora.

Luca Di Carlo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.

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