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5 indie horror che dovete giocare se siete in astinenza da Silent Hill

Tra le tante saghe horror che hanno fatto la storia del medium videoludico, una tra le più famose è sicuramente quella di Silent Hill. L’epopea targata Konami, nata nell’ormai lontano 1999, ha infatti saputo ridefinire gli standard del genere ponendo al centro dell’attenzione quel senso di totale inadeguatezza all’incombente situazione che si sarebbe parata innanzi al giocatore, il quale avrebbe dovuto fare i conti con un incubo a occhi aperti in cui distinguere la realtà dalla finzione sarebbe stato impossibile. Ambientazioni da incubo, creature estremamente pericolose, personaggi carismatici e ricchi di spessore, queste erano le colonne portanti di un brand che ha saputo conquistare milioni di giocatori da tutto il mondo.

Eppure, l’epopea di Team Silent non è stata un susseguirsi di successi quanto, piuttosto, un altalenarsi di grandi capitoli seguiti a ruota da altri ben più dimenticabili. La sconcertante conclusione di questa famosa IP la conosciamo ormai tutti, lì dove quel P.T. targato Kojima ricco di potenziale è stato infine appeso al chiodo, con buona pace di tutto coloro che già intravedevano in quella prima demo il capolavoro più splendente del brand. Da allora, Konami ha cominciato a perdere interesse nei confronti del gaming preferendo, piuttosto, puntare ad altre forme d’intrattenimento più remunerative – sì, stiamo parlando di pachinko e compagni – un cambio di rotta che ha portato molti a concludere che quella di Silent Hill fosse una saga ormai morta e sepolta. Eppure, una luce infondo al tunnel esiste ancora, un raggio di speranza costituito dall’enorme universo indie che sforna continuamente nuove opere in grado di stregare grandi masse e piccole nicchie.

Quest’oggi ci troviamo quindi qui, insieme a voi, per farvi scoprire cinque titoli in grado di far passare quella grave astinenza da Silent Hill che ormai da anni vi ha colpiti dritti al cuore.

Lone Survivor

Correva l’anno 2012 quando Superflat Games, software house composta da un unico sviluppatore, diede alla luce Lone Survivor, un titolo inizialmente snobbato da molti ma che con il passare dei mesi seppe conquistarsi un meritato successo. L’avventura vi metterà nei panni di un non meglio precisato ragazzo risvegliatosi in uno strano residence e in uno stato di grave amnesia. Non solo non ricordiamo come siamo arrivati nell’edificio, ma anche il nostro stesso nome ci è del tutto sconosciuto, una situazione assai drammatica a cui però si aggiungeranno ben presto problemi ben più gravi. L’enorme struttura in cui ci muoveremo sembra essere infatti popolata da terrificanti creature desiderose solo di portarci all’altro mondo, esseri senza morale alcuna nei confronti dei quali potremo solo fuggire o nasconderci. Da qui avrà quindi inizio il nostro viaggio, un lungo percorso di redenzione e riscoperta di noi stessi che ci porterà a vivere una storia affascinante e caratterizzata da ben quattro finali diversi – ognuno dei quali determinato da specifiche scelte che faremo in-game, un’avventura onirica e alienante in cui dovremo fronteggiare i nostri peggiori incubi senza avere mai la totale certezza di sapere cosa sia concretamente reale e cosa, invece, non sia altro che uno scherzo della nostra mente. Non fatevi ingannare da un comparto grafico peculiare come quello offerto dalla pixel-art, poiché Superflat Games è riuscito a sviluppare una creatura dai mille risvolti e capace di tenere il giocatore con il fiato perennemente sospeso.

Detention

Dovendo parlare di Detention, risulta difficile non andare a identificare la creatura targata Red Candle come una delle più grandi sorprese presentatesi nel corso del 2017. L’avventura horror 2D qui offertaci è ambientata nel cuore del 1960, quando la Repubblica di Cina si trova ormai controllata da un regime autoritario desideroso di reprimere ogni forma di dissenso. In un contesto già storicamente tanto buio, andremo quindi a impersonare i panni della giovane studentessa Kay che, alla fine di una normale giornata scolastica, resta bloccata nella struttura a causa di un improvviso nubifragio. Ben presto, però, quella che potrebbe apparire come una situazione problematica si trasformerà in un incubo a occhi aperti. In cielo le stelle hanno smesso di brillare, ogni collegamento con la struttura scolastica è stato interrotto e il fiume del paese ha assunto un’inquietante colorazione rossastra, quasi fosse sangue. Peggio ancora, creature riprese direttamente dalla cultura del Sol Levante hanno cominciato a popolare l’istituto, esseri pericolosi che non sembrano affatto amichevoli.

Quella di Detention è un’avventura intelligente e incredibilmente ben scritta che non va delineandosi solo per alcune azzeccate idee di fondo o per un’atmosfera sempre angosciante e capace di tenere il giocatore sulle spine dal primo istante fino ai titoli di coda, bensì anche e soprattutto per una narrativa in sé molto più profonda e personale di quanto si potrebbe inizialmente pensare. Storia e politica vanno così amalgamandosi in quello che è un vero e proprio incubo in cui la vita della nostra protagonista verrà lentamente ripercorsa, passo dopo passo, per farci capire che i veri mostri, quelli da cui bisogna davvero aver paura, possono annidarsi anche nei luoghi più inaspettati. Piacevoli enigmi, grandi scelte di design e uno stile grafico estremamente azzeccato chiudono il cerchio di un’opera che non solo saprà incutere paura, ma che alla fine dei conti vi porterà anche a riflettere.

Remotheder: Tormented Fathers

La giornalista Rosemary Reed decide di recarsi verso l’enorme tenuta del misterioso Richard Felton – famoso notaio affetto da una non meglio precisata malattia che lo ha reso soggetto di numerosi studi e ricerche purtroppo rivelatesi infruttuose – col fine ultimo di scoprire cosa sia accaduto alla figlia dell’uomo misteriosamente scomparsa anni or sono. La nostra presenza nella dimora non sembra però essere gradita e dopo aver ottenuto solo una porta sbattutaci in faccia, decidiamo infine d’intrufolarci nella dimora per scoprire quali segreti si celino dietro quelle spesse mura di legno e mattoni. Ben presto, però, quella che inizialmente sembrava apparire come una semplice missione per la ricerca della verità si tramuterà in una corsa verso la salvezza, lì dove una forza oscura e maligna sembra essere pronta a tutto pur di metterci eternamente a tacere. Partendo da questa interessante premessa, la creatura dell’italianissima Stormind Games va concretizzando un’avventura intrigante e avvincente dove il focus principale dell’esperienza vi richiederà d’esplorare in lungo e in largo la grande villa in cui sarete rinchiusi cercando, nel mentre, di non farvi trovare dai pericoli che bramano la vostra vita. In-game non avrete infatti modo di combattere il vostro carnefice, una condizione di totale sottomissione che quindi vi costringerà a muovervi di soppiatto, stanza dopo stanza, cercando di nascondervi al meglio delle vostre capacità per evitare il sopraggiungere di un repentino game-over.

Il senso d’impotenza unito alla consapevolezza che dietro ogni angolo potrebbe nascondersi un qualche pericolo riesce così a tenere perennemente sull’attenti il giocatore e restituisce un senso d’inadeguatezza generale che si mescola perfettamente alla struttura ludica. Ascoltare attentamente i rumori emessi dai nemici per capire quanto siano vicini, sfruttare oggetti di fortuna per aggirare abomini bramosi di sangue, fuggire a perdifiato quando alle nostre spalle la minaccia incombe, queste sono solo alcune delle situazioni che andremo vivendo nel corso dell’avventura. Remothered: Tormented Fathers, primo capitolo di quella che vuole configurarsi come una trilogia a tutto tondo, si caratterizza inoltre per un comparto narrativo intrigante e capace d’invogliare l’utente di turno a continuare la propria partita al fine ultimo di scoprile quali misteri si celino davvero in questa oscura casa.

Un viaggio emozionante e terrificante da non doversi lasciar sfuggire.

Remothered: Tormented FathersSOMA

Simon Jarrett è un uomo come tanti altri che, in una normale giornata lavorativa, rimane coinvolto in un grave incidente stradale. Nonostante il nostro protagonista sia sopravvissuto al disastro, danni cerebrali ed emorragie craniche sono parte dei gravi danni riportati, ferite incurabili potenzialmente capaci di distruggerne lentamente la vita. In un disperato tentativo di trovare salvezza ai nostri mali, decidiamo infine di sottoporci a una scansione cerebrale sperimentale che possa aiutarci a trovare una cura definitiva. Ci sediamo su una poltrona, indossiamo un casco assai pesante e forti luci vengono emanate da ogni apparecchio lì presente. Di colpo, giunge un flash, una luce abbagliante e disorientante che ci acceca per qualche secondo. Una volta riaperti gli occhi, però, il laboratorio scientifico in cui ci trovavamo è scomparso; al suo posto, ci si palesa innanzi un’enorme struttura in decadenza, tra cavi scoperti, vetri rotti e computer rimasti inutilizzati per anni. Pochi passi sono sufficienti non solo per capire che ci troviamo in una stazione sottomarina, bensì anche per comprendere che qualcos’altro si annida in quei freddi e scuri corridoi.

SOMA, survival-horror in prima persona sviluppato dai ragazzi di Frictional Games, punta tutto su due colonne portanti che vanno a rappresentare il cuore pulsante dell’intera esperienza, atmosfera e narrativa. Da un lato, ci ritroveremo in un mondo subacqueo tanto affascinante quanto terrificante dove l’assordante silenzio andrà a farla da padrone. L’oscurità ci accompagnerà per buona parte del viaggio che andremo affrontando, lì dove le nostre lente camminate nelle profondità oceaniche saranno accompagnate unicamente dal riecheggiare dei nostri passi, mentre i lunghi e opprimenti corridoi della stazione che andremo esplorando sapranno riportare magnificamente alla mente quelle sensazioni già provate ai tempi di Dead Space. Ovviamente, all’appello non mancano certo violenti esseri pronti a portarci al creatore, creature orripilanti e ben diversificate nei confronti dei quali la fuga sarà l’unica via di salvezza. Dall’altro lato, però, avremo anche a che fare con una narrativa d’impatto, intricata e ricca di spunti capaci di far riflettere sul rapporto uomo/macchina e sul concetto della vita stessa, un rush emozionante che saprà colpire al cuore chiunque deciderà di tuffarsi in questa inquietante avventura.

Layers of Fear

Un’artista in crisi, un’oscura presenza e un’enorme villa sono gli ingredienti principali che Bloober Team ha sfruttato per dare alla luce Layers of Fear, survival horror narrativo che ha saputo conquistare critica e pubblico per le sue incredibili qualità. Il cuore pulsante dell’intera esperienza può riassumersi in uno dei più incredibili e apprezzabili lavori d’art design mai visti in un prodotto videoludico, un’opera che appare come un bellissimo quadro in continuo movimento pieno zeppo di terrificanti incubi pronti a divorarci. Mentre ci sposteremo nell’enorme magione che costituisce l’intera mappa di gioco presente in-game, assisteremo a un vero e proprio viaggio nella follia di un uomo disperato, una storia forse non incisiva allo stesso livello di altri titoli qui menzionati, ma comunque capace di tenere il giocatore con il fiato sospeso dall’introduzione fino all’ultimo secondo di gioco.

Layers of Fear è un capolavoro artistico che impiegherà tutte le sue forze per farvi continuamente trasalire, lì dove ogni cambio d’inquadratura potrebbe rivelarsi capace di trasformare completamente l’ambiente circostante. La breve durata dell’avventura – completabile in poco più di due ore – evita il rischio di essere assaliti dalla monotonia, mentre le continue idee puramente visive portate alla luce dagli sviluppatori riescono a sorprendere continuamente il giocatore. Durante la partita vi sentirete continuamente braccati da forze invisibili ma comunque ben percepibili, un’oscura presenza che si divertirà a terrorizzarvi in ogni modo possibile e immaginabile. All’incredibile lavoro tecnico presentato fa poi seguito un altrettanto esaltante prestazione sonora che riesce a immergere ancor di più il giocatore nell’avventura, tra tracce audio appena percettibili, ma sempre opprimenti, e rumori dell’ambiente circostante che vanno tartassando il giocatore a ogni passo.

Layers of Fear: Legacy

Luca Di Carlo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.

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