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8 Giorni alla Fine – Recensione della nuova serie di Parente e Ruzowitzky

Otto giorni. Solamente otto giorni e Horus, un asteroide diretto a tutta velocità contro la terra, si schianterà in Germania, devastando le vite di milioni di persone. Questa è la premessa della nuova serie sbarcata su Sky Atlantic il 23 settembre, creata da Rafael Parente e diretta da Stefano Ruzowitzky. Gli otto episodi (fin’ora ne sono usciti solo due) raccontano gli otto giorni precedenti all’impatto, seguendo le vite non di eroi, non di persone straordinarie, come siamo abituati a vedere nei classici film apocalittici, ma di persone normalissime, gente proveniente dalle più disparate classi sociali, che reagirà in modo diverso alla notizia di una imminente fine del mondo conosciuto.

Vite ordinarie in crisi

Ecco allora una famiglia che compra, usando i risparmi di una vita, un viaggio clandestino verso la Russia, dovendo fronteggiare non solo i soldati a guardia dei confini, ma i trasportatori stessi, pronti a lucrare sulla disgrazia. Ecco un politico che riesce a trovare un posto su un elicottero verso l’America per sé e per la moglie incinta, ma sarà costretto ad abbandonare la propria famiglia; ed ecco un padre che per proteggere la figlia la rinchiude in un bunker insieme ad altri pochi eletti che secondo lui “meritano” la sopravvivenza.

Nonostante sia una serie TV low budget, 8 giorni alla fine ci mostra come le produzioni europee abbiamo molto da dare, infatti, attraverso una regia ed una fotografia scarne, prive di fronzoli e quasi “amatoriali” emergono tutte le facce nascoste degli esseri umani, che, davanti alla morte imminente, reagiscono nei modi più disparati, modi che spesso sono tutte espressioni dell’animale istinto di sopravvivenza dentro ciascuno di noi. I protagonisti, non sono né buoni né cattivi, sono semplicemente esseri umani in trappola disposti a tutto pur di poter sopravvivere.

Dunque è proprio il realismo, che rende questa serie tv un piccolo gioiello. La paura di un asteroide che potrebbe colpire la terra è certo una situazione a cui chiunque nella sua vita avrà pensato almeno una volta, e il poter finalmente vedere persone comuni fronteggiare ”la fine” spaventa e intriga allo stesso tempo perché è praticamente impossibile non immedesimarsi chiedendoci cosa faremmo noi al posto loro.

Non ci resta che aspettare i sei episodi rimanenti, per poter rispondere alle domande che ci hanno lasciato questi primi due. Innegabile è la bravura degli attori, assolutamente calati nella loro parte e capacissimi di mostrare in un solo sguardo, l’angoscia del vicolo cieco in cui si trovano.

8 Giorni alla Fine

8

Una buona serie tv, che ha come punti di forza non tanto la regia o la fotografia, quanto la sceneggiatura e i protagonisti, così umani e realistici da permettere una piena immedesimazione con loro.

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