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A un metro da te – Recensione di una storia d’amore nei corridoi di un ospedale

Fibrosi Cistica, molti di voi diranno che è una malattia che non conoscono ma dal nome suona brutta, ebbene sappiate che non è brutta: è peggio. A un metro da te descrive le drammatiche vicende di due protagonisti, uniti loro malgrado da questa malattia; la Fibrosi Cistica, spiegata da profano e in poche parole, è una malattia genetica e per tale ragione non trasmissibile a chi non ne è affetto. La stessa malattia fa produrre eccessivo muco al suo ospite, muco ricco di batteri che poi si deposita nei polmoni causando asfissia e in pratica la morte del paziente. Due pazienti affetti da questa malattia non possono in alcun modo stare vicini, in quanto esistono diverse tipologie di batteri che si possono tramettere per via aerea o tramite il contatto con la pelle, e per via di questo una persona affetta da Fibrosi Cistica è impossibilitata al contatto fisico con altre persone che portano il medesimo “morbo”. Questa malattia è cronica e non esiste una cura.

Un amore tra i corridoi

Stella è una teenager moderna: ha un suo canale YouTube, condivide foto sui social, ha tanti amici e ha una compagna che non la molla mai, la Fibrosi Cistica, malattia che la costringe a lunghe degenze in ospedale; questo luogo rappresenta per Stella una seconda casa nella quale è cresciuta nel corso degli anni. In ospedale Stella si rivela una scrupolosissima e metodica paziente: è quasi lei a dire alle infermiere come comportarsi con la selezione delle medicine e le tabelle di marcia (perché per tenere a bada la malattia, servono pillole e cure costanti giorno dopo giorno). In una giornata come tante altre appare però in corridoio Will, un ragazzo ribelle non avvezzo alle regole che fa andare su tutte le furie Stella, la quale è combattutissima tra il suo raziocinio che le dice di stare alla larga da questo tormentato ragazzo e la sua voglia di aiutare gli altri che, neanche a farlo apposta, coinvolge anche questo malcapitato. Non vogliamo svelarvi altro circa la trama che, ovviamente, sfocerà in una particolarissima storia d’amore tra i due protagonisti. A un metro da te è una storia coinvolgente e appassionante che tratta temi complessi come la malattia, il senso della vita e la morte, che diventa quasi un personaggio descritto tra le frasi e i discorsi che affrontano i due protagonisti e gli amici che li circondano.

Vivere per Curarsi o Curarsi per Vivere?

La domanda che imperversa in A un metro da te è proprio questa: vale la pena cercare di guarirsi per vivere oppure tanto vale puntare alle cure per prolungare la propria agonia? C’è chi affronta questa terribile malattia con arrendevolezza, come nel caso di Will, convinto che “la vita è breve, finirà prima che tu te ne accorga” ma c’è anche chi ride e scherza come Stella, che mira a cercare la possibilità di un trapianto di polmoni e ripone la speranza nel futuro della ricerca scientifica. La prova d’attore per i giovani Haley Lu Richardson (Stella) e Cole Sprouse (Will) è incredibile: questi due ragazzi hanno saputo inscenare tutto il dolore della malattia che i loro personaggi portano e far trasparire dai gesti e dalle espressioni la rabbia e l’angoscia di vivere una vita “alla giornata” senza sapere cosa li aspetterà il domani, eccetto la sequela di pillole e analisi che sono la loro routine. Fantastico anche Moisés Arias che nei panni di Poe, il migliore amico di Stella, interpreta un ragazzo con la stessa malattia dei due protagonisti, ma che affronta la sua vita in maniera diversa rispetto agli altri due. Sono agghiaccianti le domande che si pone e la critica che il film muove nelle sue parole al sistema sanitario: Poe è conscio del fatto che al compimento dei diciotto anni la sanità non gli passerà più nulla e la sua vita sarà fortemente a rischio data la spesa gravosa per le cure che andrebbe a ricadere sulle spalle dalla famiglia o di un possibile compagno (si è un personaggio omosessuale); ecco perché fugge dalle relazioni amorose in modo che il suo partner non debba sostenere quelle spese per poi “vederlo morire comunque”.

Lasciare andare

C’è tantissimo da dire su A un metro da te, molto di più di quanto si possa fare in una recensione: potremmo stare qui a parlarne per ore e ore, trovando sempre nuovi spunti nei dialoghi e nelle forti emozioni che ci hanno fatto vivere i protagonisti. Il film non è per tutti ma dovrebbe esserlo: non affrontatelo come una banale storia d’amore tra due adolescenti, perché questa pellicola è molto di più. Non possiamo che auguravi di andare a vederlo nelle condizioni psicologiche migliori, perché questo film ci costringe al ragionamento e a porci domande importanti sia che la malattia ci riguardi o meno. Siamo certi che dopo la sua visione probabilmente non darete più per scontato il valore di un abbraccio o di un bacio e, certamente, non guarderete più allo stesso modo una stecca da biliardo. Quando si ama, si deve essere disposti a lasciare andare, perfino quando è la cosa che ci ferirà di più. Questo insegna A un metro da te.

A un metro da te

9

A un metro da te è un film che insegna quei valori che diamo per scontati: quanto vale una carezza o un abbraccio della persona che ami? Ti sei mai chiesto cosa daresti per poter abbracciare la tua amata/il tuo amato? Il film insegna come ci si comporta con una malattia terribile come la Fibrosi Cistica e cosa si deve fare nel caso la si incontri. A un metro da te insegna anche come vivere il presente in funzione di un futuro incerto; non è un film per tutti, ma è il film che tutti dovrebbero vedere.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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