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Bartlow’s Dread Machine – Anteprima, un tuffo nel passato

Il passato gioca, senza dubbio, un ruolo molto curioso nella vita di tutti noi, arrivando ad ispirare anche alcune importanti sensazioni che alle volte, a conti fatti, restano puramente aliene dalla nostra reale percezione del tempo. È proprio il passato uno degli elementi cardine di Bartlow’s Dread Machine, centralizzando l’attenzione non soltanto sull’estetica generale, ma anche su tutte le dinamiche interattive principali di un titolo che mira ad una fruizione frenetica ed immediata. Sviluppato da Beep Games, Inc., e Tribetoy, Bartlow’s Dread Machine mira, fin dal suo primissimo avvio, ad immergere il giocatore in un contesto storico ben preciso, non soltanto a livello narrativo, ma anche a livello interattivo. Stiamo parlando di una vera e propria esperienza costruita intorno ad un periodo storico preciso (più o meno intorno all’inizio del XX secolo) nel quale si entrerà in contatto con alcune dinamiche ben lungi dal nostro tempo.

Come funziona questo Bartlow’s Dread Machine?

Sostanzialmente il tutto ruota attorno ad un “antico” cabinato, attraverso il quale si snoda ogni cosa. L’intero design del gioco si snocciola interamente a partire da questo ritrovato, dal quale si dipartiranno sia gli intenti principali del gioco, sia tutte quelle che sono le sue possibilità. A fare da sfondo a tutto questo, una colonna sonora che non tarderà mai a contestualizzare l’azione che stiamo vivendo.

Con questo titolo non sarebbe troppo corretto parlare di “trama”, anche perché non ci troviamo, propriamente parlando, davanti ad una storia scritta nei cardini di un approfondimento che tiene col fiato sospeso fino alla fine, piuttosto si potrebbe parlare di un “pretesto narrativo”, di un “avvio” che accende la miccia ad innescare tutti gli eventi successivi. Nel corso dell’avventura ci troveremo nei panni di un agente speciale americano, incaricato di salvare la vita del presidente Roosevelt, rapito da un’imprecisata organizzazione negativa. Una pluralità di cliché facilmente riconoscibili, che però non devono in alcun modo frenare la visione generale del titolo, anche perché non vanno in alcun modo ad inficiare, almeno per quello che abbiamo potuto vedere, sul vero cuore pulsante, ovvero il gameplay.

Bartlow’s Dread MachineSpara ad ogni cosa ma… Stai ben attento

Se c’è un ambito nel quale Bartlow’s Dread Machine riesce a brillare, quello è il gameplay. Partendo proprio dal fatto che l’intera azione prende vita e luogo all’interno di uno speciale cabinato, è facilmente intuibile quali possibilità questo titolo voglia sfruttare. Prima ancora di lanciarsi in azione il giocatore avrà la possibilità di selezionare un personaggio principale (questo la dice lunga sulla scrittura) da impersonare, fra una pluralità di agenti “robotici”. Esatto, in questo titolo dovremo controllare una sorta di robot, facendolo muovere su alcune rotaie, interagendo con un “mondo” fatto di agenti cattivi ed esseri ben lungi da un contesto realistico. Il fatto, però, che il tutto si muova lungo un’asse orizzontale, non inficerà affatto sulla profondità generale, garantita dalla varietà di situazioni, anche dal punto di vista dell’inquadratura, che ci si troverà ad affrontare. Questo tipo di costruzione, ovviamente, genererà tutta una serie di dinamiche di gameplay old school, nelle quali districarsi.

Sostanzialmente si tratta di “puntare e sparare” nella giusta direzione, in modo da avanzare, senza mai dimenticare di raccogliere denaro (da spendere prima di ogni livello per acquistare abiti, utili per i loro valori, e oggetti che possono donare anche bonus importanti), rifocillarsi ai punti di ristoro, ricaricare i proiettili e raggiungere i vari checkpoint, i quali diventano fondamentali con l’avanzare degli eventi, soprattutto perché si tratta di un gioco che non lascia troppo respiro neanche a difficoltà normale.
In aggiunta a tutto ciò le caratteristiche proprie dei vari nemici, sul nostro cammino, contribuiranno ad approfondire le dinamiche generali, conducendo ad un continuo apprendimento di quanto di ha davanti, con uno studio che riesce a mettere a dura prova anche i più esperti.

Bartlow’s Dread MachineQuello che abbiamo potuto vedere fino ad ora di questo Bartlow’s Dread Machine ci ha colpito positivamente, per quanto concerne la fruizione generale e l’originalità della sua estetica molto curata, che non conta grandi difficoltà, tecnicamente parlando. Certamente il tutto resta ancorato alla dimensione dell’attesa, proiettando le nostre aspettative nei confronti di tutte quelle che saranno le successive possibilità e sviluppi di un titolo che vuole attrarre l’attenzione, non soltanto attraverso lo stile ispirato, ma anche attraverso uno sguardo a quella interattività primordiale che caratterizzò i videogiochi agli albori del medium.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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