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Battlefield e Call of Duty: la guerra è persa nel 2021?

Questo travagliato 2021 è quasi arrivato al termine e le due serie avversarie per antonomasia si sono infine schierate nelle proprie posizioni per contendersi il titolo di miglior FPS dell’anno; parliamo ovviamente di Call of Duty Vanguard e di Battlefield 2042. Tuttavia, il mirabolante treno dell’hype che è stato infuso al pubblico da parte di Activision ed Electronic Arts si è purtroppo andato parzialmente a schiantare contro un muro di realtà assai meno piacevole rispetto a quanto inizialmente pronosticato, con buona pace di tutti coloro che sognavano di poter toccar con mano esperienze uniche irripetibili e realmente indimenticabili. Sia chiaro, non parliamo di completi disastri o di prodotti terribili, ma definire i due giochi come dei capolavori è altrettanto esagerato.

La situazione si è quindi trasformata in una sorta di stallo alla messicana fra i due titoli, estremamente interessanti sulla carta ma caratterizzatisi per un’applicazione pratica tutta da rivedere. Online, però, soprattutto sui forum e sui subreddit, sembra quasi che questo benedetto 2021 sia già stato decretato da alcuni videogiocatori come l’anno del disastro per gli sparatutto multiplayer, con i due blockbuster che hanno sofferto per diverse difficoltà in molteplici campi. Ma sarà veramente così?

In questo GL Originals vogliamo proporvi un modo diverso di osservare la questione, cercando di capire i motivi dietro gli insuccessi delle due produzioni e interconnettendoli con il concetto delle grandi aspettative del pubblico, alimentate spesso da strategie di marketing folli. Quest’ultime hanno paradossalmente contribuito a costruire dei veri e propri castelli di carta ben poco stabili che sembravano spingere su importanti rivoluzioni per entrambi i franchise, salvo poi dimostrarsi come giochi imperfetti, creduti però ingiustamente come dei totali fallimenti. Prima di continuare vi consigliamo comunque di leggere le nostre recensioni di Call of duty Vanguard  a questo link e di Battlefield 2042 a quest’altro direttamente sul nostro sito per approfondire in modo più accurato i titoli presi in riferimento.

Vanguard: grandi aspettative, ma poche innovazioni

Call of Duty Vanguard si è presentato alla sfida per il miglior sparatutto dell’anno tentando nuovamente la strada della Seconda Guerra Mondiale dopo World War II, usando però questa volta un approccio decisamente non canonico e prendendo spunto dai nuovi Modern Warfare e Cold War. Sicuramente il sistema è risultato molto più al passo con i tempi, ma è comunque presente purtroppo uno spiccatissimo senso di more of the same. La campagna in giocatore singolo prende infatti degli elementi e degli scenari potenzialmente memorabili, come la battaglia di Stalingrado, ma non riesce poi a concretizzarli nel modo giusto, probabilmente anche a causa di una durata dell’avventura estremamente risicata e di un level design fin troppo lineare, che va a raccontare una storia sulla carta interessante ma gestita in modo fin troppo frettoloso.

 

Call of Duty Vanguard

Inoltre, come avevamo discusso in fase d’anteprima per il multiplayer, non tutte le modalità competitive si sono dimostrate eccellenti. Blitz soprattutto è un autentico tritacarne dove un gran numero di player si affronta in mappe dalle dimensioni discretamente contenute, e soprattutto in quelle più ristrette il ritmo dell’azione può risultare a tratti quasi sfiancante. Nonostante queste e altre mancanze, il prodotto si è comunque mostrato agli occhi del pubblico con molteplici punti di forza che hanno perlomeno garantito al titolo di mantenere un certo grado di successo per la critica. Questo grazie alla riproposizione di un gunplay viscerale e ben congeniato, che garantisce scontri frenetici e adrenalici, come del resto è sempre stato per la saga.

Certo, il sistema di personalizzazione delle armi è stato reputato talvolta come eccessivamente permissivo nell’utilizzo di accessori “futuristici” per l’epoca, e la questione ha provocato qualche mal di pancia fra i puristi di una realizzazione storiografica del titolo, eppure il lavoro svolto dagli sviluppatori non è stato nel complesso tanto malvagio quanto dichiarato da più lidi. In questo caso però, alle tante aspettative dei player è corrisposto un prodotto troppo similare ai suoi predecessori, nonostante il setting cambiato, e conseguentemente incapace in questo modo d’aspirare a quell’eccellenza che trailer e dichiarazioni avevano fatto intendere.

Battlefield 2042: enorme attesa, ma molti problemi tecnici

Battlefield 2042 è forse il gioco della nostra disamina che più di tutti è stato caricato di aspettative quasi irrealizzabili. Il prodotto, infatti, non si è accontentato di presentare la solita minestrina riscaldata, ma è andato a cambiare in modo significativo moltissime delle meccaniche in-game, come ad esempio il sistema di classi mediante l’inserimento degli Specialisti e di 128 giocatori a darsi battaglia contemporaneamente sul campo. Oltre a questo, gli scenari presentati sono fra i più grandi mai visti in tutto il franchise, con battaglie mai così epiche e grandiose. Eppure, nonostante i tanti e ottimi cambiamenti, il codice di gioco è giunto ai fan con innumerevoli problemi tecnici e bug. Alcuni di questi sono anche piuttosto buffi, come gli hovercraft capaci di scalare a 90 gradi i grattaceli, mentre altri si sono rivelati particolarmente problematici, come le numerose segnalazioni che hanno mostrato l’impossibilità di scegliere il proprio equipaggiamento all’inizio dei match.

Inoltre, le prestazioni tecniche su PC sono decisamente sottotono rispetto alle premesse, complice soprattutto un’ottimizzazione particolarmente problematica, anche con configurazioni estremamente performanti. A tutti i sopracitati problemi si aggiungono poi una quantità di contenuti per il gioco standard davvero irrisoria, con pochissime armi e un numero di mappe numericamente molto basso, senza dimenticare poi l’assenza di una qualsivoglia campagna single-player. Fortunatamente ci ha pensato la modalità Portal a far letteralmente rinascere alcuni dei  migliori multiplayer della serie, come: Battlefield 3, Bad Company 2 e Battlefield 1942.

Infatti, il potentissimo editor ha già dato riprova in più occasioni della sua incredibile duttilità, con i fan che hanno già creato le più svariate modalità e situazioni di gioco possibili e immaginabili, dall’addestramento per utilizzare la tuta alare per i personaggi del gioco fino a svariate modalità zombie, battle-royale, gioco delle armi e molto altro ancora. Gli sviluppatori hanno inoltre annunciato di star lavorando alacremente per risolvere i problemi finora evidenziati ed è infatti notizia recentissima l’uscita di un’imponente patch con oltre 150 fix e nuove modalità come la storica Corsa. Insomma, anche stavolta le aspettative erano altissime, ma in questo caso specifico le promesse sono state disattese a causa di una cattiva ottimizzazione del prodotto da parte degli sviluppatori. Un vero peccato, visto l’enorme potenziale alla base.

Battlefield 2042

In conclusione, ci teniamo a ribadirlo ancora una volta, non crediamo sia giusto ritenere la coppia di giochi trattati in questo articolo come dei disastri da evitare, anzi! Sono dei prodotti dagli spunti indubbiamente interessanti e dalle grandi potenzialità! Quello che intendiamo in questo confronto fra aspettative e risultati ottenuti da Call of Duty: Vanguard e Battlefield 2042 è che a volte i grandi sogni che vengono instillati nelle community possono non tenere il passo con i fatti, mirabolanti fuochi d’artificio che alle volte possono perfino scoppiare in faccia a chi li crea. In sostanza, provare a spingere l’acceleratore dell’hype da parte delle aziende, laddove sono presenti a monte seri problemi che potrebbero compromettere il risultato finale, non fa altro che creare a posteriori una marea di fuoco e odio digitale, che va ad affossare in modo anche piuttosto ingiusto il potenziale di produzioni di buona qualità, seppur migliorabili sotto molti aspetti.

Samuel Raciti
Videogiocatore incallito, lavora anche come Amministratore condominiale in real life. Questa professione gli ha insegnato, fra le altre cose, l’arte della pazienza e della mediazione, così scarsamente presenti nel mondo di Internet come in quello delle riunioni condominiali. Mal sopporta gli hater seriali, ma apprezza chi in buona fede si impegna per far valere il proprio pensiero e la propria visione del mondo dei videogiochi.

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