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Battlefield V: Tempesta di Fuoco – Recensione, DICE ci riporta sul campo di battaglia

Infine, anche DICE si è piegata ai gusti delle nuove generazioni di videogiocatori, implementando all’interno dell’offerta videoludica di Battlefield V la modalità Battle Royale, intitolata Tempesta di Fuoco. Precipitando al suolo dopo un avvincente lancio da un aereo, i giocatori si ritroveranno da soli contro “il mondo” (64 giocatori per sessione) nella regione di Halvøi, ben dieci volte più grande della mappa più estesa di Battlefield V. Come tradizione impone per ogni Battle Royale che rispetti, una volta toccato il suolo si dovrà immediatamente andare a caccia del miglior equipaggiamento disponibile nei paraggi, posizionato casualmente all’interno di strutture di varia natura (da semplici case a edifici industriali abbandonati). Le risorse più rilevanti sono posizionate, però, in ben 12 punti chiave – appositamente selezionati sulla mappa – verso i quali tutti i soldati si getteranno con tempestività per avere poi la meglio sul nemico, tentando di restare in piedi fino alla fine (che poi è lo scopo dei Battle Royale). I partecipanti allo scontro sono suddivisi in differenti unità, composte al massimo da 4 membri ciascuna, e possono fare affidamento su quattro slot differenti riservati ai diversi tipi di proiettili, diversi veicoli e strumenti mortali.

Firewall

Il restringimento dell’area di gioco viene qui generato da un immenso e spettacolare muro di fuoco (da qui il nome “Tempesta di Fuoco”, che caratterizza il Battle Royale di questo Battlefield) che divora letteralmente il mondo di gioco, e lo fa con una distruttività di inarrivabile livello per la concorrenza, grazie alle strabilianti potenzialità del motore grafico Frostbite Engine. Case ed edifici di varia natura vanno amorevolmente in pezzi anche sotto i colpi di ben 17 differenti mezzi (tra carri ed elicotteri) in perfetto stile DICE. Fare affidamento su uno dei mezzi presenti nella regione di gioco è però alquanto difficile, soprattutto a causa di una notifica che allerta i giocatori nei paraggi dell’apertura dell’hangar che li ospita. Aprire le porte di una queste strutture equivale allo sparare un razzo di segnalazione alto nel cielo, in piena notte, che urlasono qui, venite a prendermi!“. Aggiungete a ciò il fatto che i mezzi consumano carburante e necessitano di munizioni specifiche per far esplodere la propria potenza distruttiva sui malcapitati soldati che intralceranno il vostro cammino.

All’interno del mondo di gioco i soldati dovranno inoltre prestare particolare attenzione a diversi palloni aerostatici che fungono da punti di rifornimento. Avere la meglio sul nemico e assicurarsi uno di questi punti di rifornimento assicurerà bottini di alto valore, come ad esempio le armi epiche o parti di armature notevolmente più resistenti rispetto a quelle standard. E’ inoltre possibile trovare zaini che aumentano la capienza per gli oggetti e le munizioni da trasportare e differenti tipologie di armi, presenti in più varianti. Con li giusto equipaggiamento si può fare affidamento anche alla temutissima artiglieria, che fa piombare morte e distruzione dall’alto.

A nostro avviso DICE avrebbe dovuto modificare alcuni aspetti del gameplay, come ad esempio offrire una maggiore velocità di corsa (e nei movimenti, in generale), considerando la natura della modalità Battle Royale, che offre mappe sterminate da esplorare nelle fasi iniziali, e che da vita ad un vero inferno di proiettili nelle fasi finali. Così, però, non sarebbe stato Battlefield, quindi non sentiamo di bocciare la scelta degli sviluppatori di non modificare di una virgola il feeling di gioco classico della serie.

In definitiva, Tempesta di Fuoco si presenta come un’esperienza Battle Royale del tutto diversa da altri titoli già presenti sul mercato, appartenenti allo stesso genere. Il BR offerto da DICE è più lento, ragionato, ma anche il più impressionante a livello tecnico. Se non altro, un’ulteriore modalità di gioco per avere la scusa di scendere in guerra, in perfetto stile Battlefield.

Giuseppe Fragola
Dall'ormai lontano 1997 abbatto Draghi virtuali, salvo Principesse, mando in visibilio gli stadi di mezzo mondo a suon di gol e anniento avversari con ogni mezzo a disposizione (dagli hadouken alle spade infuocate). Non vedo ragione per smettere, quindi continuo!

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