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Battletoads – Recensione, il ritorno del magnifico trio di rospi

Poco prima degli anni ’90 scoppio la moda delle Tartarughe Ninja: le TMNT (Teenage Mutant Ninja Turtles) erano amate da tutti grazie alle loro battute sagaci, al loro saper combattere, e al fatto che, in quegli anni, era davvero figo vedere cartoni animati e leggere fumetti su animali antropomorfi combattenti per il bene. Nel corso degli anni successivi molti brand sono nati su questa linea (Street Sharks, Biker Mice da Marte), tutti con la loro serie animata dedicata: il videogioco non poteva essere da meno, e oltre ai classici tie-in usciti sui brand più famosi, vide la nascita di Battletoads. Salvo il primo gioco uscito nel 1991 in Giappone (1993 da noi), il brand ha avuto solo un paio di titoli successivi di poco successo (e un crossover con Double Dragon) per poi sparire nell’oblio. Ovviamente Rash, Zitz e Pimple hanno fatto le loro comparsate su altri brand, ma mai in un gioco a loro dedicato, almeno fino ad oggi.

Dopo più di vent’anni tornano finalmente i Battletoads, in un omonimo gioco senza numeri o sottotitoli, volto a far ripartire questo beat ’em up un tempo amato e oramai relegato (almeno fino ad oggi) alla collezione Rare Replay. Sviluppato da Dlala Studios, con supervisione e assistenza di Rare, il gioco punta ad essere una sorta di soft reboot, senza cancellare del tutto il passato ma proponendosi al pubblico odierno come un punto d’incontro tra modernità e classico.

Puro stile americano

Se c’è una cosa che subito salterà agli occhi dei vecchi fan è lo stile: Battletoads si adatta infatti alle animazioni moderne con una direzione artistica colorata, ricca e piena di tanti spunti interessanti. È facile incappare in alcuni livelli davvero ben strutturati dal punto di vista artistico, così come subito avremo impresso in mente l’aspetto dei tre protagonisti, ancora più differenti uno dall’altro e marcati specialmente in volto: se infatti la grafica degli anni ’90 non permetteva qualcosa del genere, ora tutto invece risulta quasi un cartone animato in movimento (niente di nuovo per chi è avvezzo a questo genere di titoli). Ad aggiungere brio ci pensano delle belle animazioni, qualche strizzata d’occhio a titoli che lo hanno preceduto come Cuphead e moltissimi dettagli, seppur minuzie, che renderanno interessante l’avanzare del gioco.

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A tutto ciò si aggiunge una scrittura brillante e fresca: tutto parte quando i tre Battletoads vengono salvati da un cabinato. Seppur visti come eroi, guerrieri invincibili e senza macchia, in realtà tutto questo fa parte di un arcade dove sono rimasti intrappolati nelle ultime due decadi. Ripartendo da un mondo reale vuoto di fantasia, cercheranno in tutti i modi di accaparrarsi di nuovo quella fama che li caratterizzava. Questo incipit è di per sé geniale: non c’è cosa migliore che scherzare sul passato, specialmente se a separarlo ci pensa un’evoluzione del media davvero molto grande. Proprio tramite questo escamotage ci saranno molte battute dedicate alla rottura della quarta parete: in caso contrario, i dialoghi resteranno comunque interessanti, sia quando i tre Battletoads dovranno interagire tra di loro, sia quando parleranno con i nemici.

Insomma, il soft reboot parte proprio da questo: come se tutte le vecchie avventure in realtà fossero state solo frutto di una storia di un videogioco, ora invece i Battletoads sono nella realtà, e per trovare la Regina Oscura di questo mondo dovranno superare molte sfide. L’idea di bollare le vecchie avventure come virtuali crea infiniti spunti comici in questa nuova iterazione (ve ne accorgerete subito con le Turbo-bici), creando un’ironia eccezionalmente moderna. Il comparto video d’eccellenza non può che essere accompagnato da un comparto audio magistrale, che accosta musiche perfette per lo stile del gioco ad un doppiaggio (inglese) in linea con i personaggi: dei tamarri rospi da combattimento capaci di mutare in base all’attacco sferrato (e le mutazioni, tra tutto, saranno il vero fiore all’occhiello del reparto artistico).

È tempo di botte

Battletoads è quello che dice il titolo: nel gioco dovrete impersonare i tre rospi (non chiamateli rane) da battaglia, picchiando a destra e manca i nemici in un beat ’em up a scorrimento dei più classici. Ogni personaggio avrà un attacco leggero, un attacco verso l’alto e un attacco spezza difesa: questi tre, che per ogni rospo saranno diversi in stile e animazione, saranno inoltre utilizzabili in combo, permettendo di sfruttare attacchi di varie tipologie. Giocando, le ferite dei Battletoads potranno essere curate mangiando degli insetti (che svolazzeranno sulla mappa quando sconfiggerete dei nemici) e, nel caso uno di loro finisse la vita, potrete utilizzare uno degli altri due (livellando la difficoltà nel caso si giocasse da soli o in compagnia). Parlando di compagnia, ovviamente il titolo sarà giocabile sia in solitaria sia con altri due giocatori.

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Non mancano inoltre alcune mosse a distanza, capaci di prendere oggetti, avvicinare nemici e personaggi, e la gomma da masticare, utile per bloccare i pericoli (o attivare dei sensori). Per il resto il gioco è un classico picchiaduro a scorrimento: le fasi cariche di nemici si alterneranno a quelle leggermente platform, piazzando ogni tanto qualche enigma ambientale. Non aspettatevi molta diversificazione di gameplay nel gioco, perché salvo qualche scena molto esilarante (che però non rende il gioco diversificato), le turbo-bici e qualche sessione platform, per il resto dovrete sempre avanzare, menare e ripetere.

Non ci aspettiamo ovviamente altro da un beat ’em up, che comunque cattura con il suo carisma artistico e tecnico: se nei primi incontri sarà facile sconfiggere i nemici, avanzando dovrete iniziare a sfruttare al massimo il vostro Battletoad, altrimenti perirete sotto ai colpi ricevuti. Per quanto riguarda le turbo-bici, sono tornate in una modalità però diversa: si passa infatti dal classico 2D ad un 3D che, se artisticamente permette di vedere molti scenari interessanti, in termini di gameplay facilita un po’ le cose senza snaturarne il concetto.

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Picchiaduro a scorrimento vecchio stile, Battletoads inserisce dialoghi freschi, uno stile artistico moderno e ispirato e un gameplay che tutt'ora risulta al passo coi tempi. Con un livello di difficoltà ben articolato e un gameplay facile da imparare ma ben sfaccettato (al punto da dare molti spazi di manovra per imporre il proprio stile), questo reboot riesce a coniugare classico e contemporaneo in quello che potrebbe essere uno dei pochi esponenti al momento dei beat 'em up a scorrimento.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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