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Bee Simulator – Recensione, la dura vita di un’ape

Nel corso di queste ultime generazioni videoludiche abbiamo visto il proliferare del nuovo e largamente apprezzato mercato indie, un interessante modo d’intendere lo sviluppo videoludico che ha permesso a numerosissimi team dalle risicate dimensioni di portare alla luce prodotti d’incredibile qualità. Alle buone notizie hanno però fatto seguito anche tristi novità, sostanzialmente tradottesi in uno tsunami d’opere aberranti che hanno popolato – e che popolano tutt’ora – il mercato digitale. Tra i tanti, sono apparsi anche i simil-simulatori, produzioni di bassa lega che hanno provato a prendere come punto di riferimento il concetto di simulatore per poi andare a stravolgerlo totalmente, il tutto per portare alla luce videogiochi vuoti e privi di qualsivoglia guizzo creativo. Bee Simulator, creatura targata Varsav Game Studios, tenta di entrare proprio in questo nefasto mondo cercando però d’offrire un’esperienza più completa e carismatica… senza troppo successo.

 

Ecosistema in bilico

Effettivamente, questo Bee Simulator ha poco o nulla di un simulatore, configurandosi piuttosto come un’esperienza adventure chiaramente pensata per un pubblico molto giovane. L’idea alla base della produzione è assai lodevole, farci comprendere quale sia la reale importanza delle api all’interno del nostro ecosistema mettendo al contempo a nudo le dure condizioni in cui queste piccole ma preziosissime creaturine sono oramai costrette a vivere. Noi impersoneremo i panni di un’ape come tante altre, un insetto facente parte di un alveare che dovrà lanciarsi alla carica per sostenere e proteggere la sua popolosa famiglia. Pericoli e insidie naturali o generate dall’uomo si annideranno in ogni angolo e sarà nostro compito completare i vari incarichi che ci verranno assegnati dall’ape regina per assicurarci un prosperoso futuro della colonia. Se già la narrativa appare chiaramente molto basilare, la situazione si fa ancor più desolante quando si va a vedere il gameplay nudo e crudo.

Sostanzialmente, ci ritroveremo a completare varie missioni che ci porteranno a muoverci in piccole mappe aperte da poter esplorare liberamente (ma non fatevi strane idee, le possibilità d’interazione sono ridotte al minimo indispensabile). Finiremo così a dover raccogliere polline da trasportare all’alveare, vivere “emozionanti” inseguimenti cercando di raggiungere una qualche ape amica all’interno di circuiti prestabiliti o, ancora, affrontare pericolosi nemici in battaglie basate sul premere i giusti tasti nel momento esatto. Peggio ancora, il titolo si basa su un gameplay estremamente macchinoso e legnoso che rende anche semplici spostamenti assai frustranti, soprattutto nelle aree più anguste, un problema assai gravoso per un prodotto che vorrebbe essere indirizzato a un pubblico di giovanissimi. Curiosamente, Bee Simulator si è rivelato particolarmente variegato in termini di personalizzazione della nostra protagonista volante, con colorazioni, abiti e cappelli che sembrano presi direttamente da Fortinte, Team Fortress 2 e compagni.

L’alveare dei poveri

L’avventura prosegue così nel corso di tutta la sua risicata durata richiedendoci di completare missioni sempre più difficili – quantomeno nelle premesse – facendo ampio uso di un sistema di volo semplice ma funzionale, il tutto per giungere così infine ai titoli di coda, i quali faranno la loro apparizione dopo appena tre orette in-game, davvero troppo poco per un gioco che costa ben 40€. Di contro, è interessante notare come un gioco dal così basso budget abbia potuto contare non solo su una localizzazione in italiano, ma anche su un vero e proprio doppiaggio nella nostra lingua. Il lavoro fatto appare apprezzabile, ma è impossibile non notare come tutti i personaggi siano stati chiaramente doppiati da una singola persona.

A chiudere il cerchio ci pensa infine un comparto tecnico non esaltante ma che compie egregiamente il suo lavoro. I limiti di un titolo indie di questa tipologia si vedono tutti, con vari elementi di sfondo o poco importanti appena abbozzati (basti osservare alcuni dei modelli realizzati per gli umani presenti in gioco per farsi un’idea), ma al contempo è possibile visionare molti dettagli relativi all’alveare, alle creature animali che popolano il mondo di gioco e, ovviamente, alle api con cui avremo a che fare. Piccolo dettaglio a piè pagina, Bee Simulator presenta anche una modalità split screen pensata per permettere a qualsiasi interessato di godersi la produzione in compagnia di un amico, una piacevole aggiunta sicuramente gradita ma che fatichiamo a credere verrà sfruttata da molti.

Bee Simulator

5

Giunti al momento della verità, risulta difficile non definire Bee Simulator un prodotto fallimentare. Un’idea intrigante accostata a un messaggio di fondo assai apprezzabile deve scontrarsi con una componente ludica povera, estremamente semplice nelle sue meccaniche e caratterizzata da controlli spesso legnosi, in particolar modo nelle zone più chiuse. Come se ciò non fosse abbastanza, il titolo può essere completato in appena tre ore di gioco a fronte di un biglietto d’ingresso assai caro che sicuramente allontanerà molti possibili acquirenti. A chiudere il cerchio troviamo un comparto audiovisivo che non fa mai gridare al miracolo ma che svolge egregiamente il suo dovere.

Luca Di Carlo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.

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