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Carnival Row – Recensione della serie-evento di Amazon Prime Video

Uno degli eventi Amazon dell’anno è giunto, finalmente possiamo trovare su Prime Video Carnival Row, l’attesissima serie che vede il ritorno al fantasy di Orlando Bloom in Rycroft Philostrate, un investigatore umano tormentato da oscuri segreti, accanto ad una azzeccatissima Cara Delevigne nei panni di Vignette Stonemoss, una fata in fuga dal suo paese natio. Le aspettative erano così alte da programmare una seconda stagione ancor prima dell’uscita dell’episodio iniziale.

Fantasy o Noir?

Ci troviamo nella fittizia città di Burges in un tempo non specificato, ma tutto ci fa pensare che nell’ambientazione gli sceneggiatori René Echevarria e Travis Beacham si siano ispirati ad una Londra vittoriana con richiami vagamente Steampunk. In questa grigia e fumosa città, dove convivono a fatica esseri umani e varie creature magiche, stanno avvenendo da tempo efferati omicidi senza un apparente collegamento, ed è proprio l’investigatore Philostrate a doverne venire a capo, combattendo allo stesso tempo con un oscuro e misterioso passato, sul quale lui stesso non sembra avere le idee chiare, ma che comunque lo tormenta.

La sua strada è incrociata da Vignette, una fata dal carattere forte e ribelle, che sin da subito rifiuta il ruolo da reietta che gli umani hanno imposto alle creature magiche e cerca di sopravvivere come può. L’attrazione tra i due (che già avevano avuto una storia in passato) non tarderà a rinascere e insieme dovranno fronteggiare non solo i pregiudizi e i loro fantasmi del passato, ma anche uno spaventoso nemico più grande di loro.

Un cast notevole

A brillare per quanto riguarda l’aspetto recitativo, non sono tanto i protagonisti, quanto piuttosto i personaggi secondari che riescono a spiccare senza alcuna fatica su un Orlando Bloom abbastanza piatto ed inespressivo e una Cara Delevigne decisamente poco empatica.

Ecco quindi una dolce ma forte Karla Crome (Misfits, Under The Dome) che interpreta la prostituta Tourmaline, migliore amica di Vignette; un enigmatico quanto intrigante David Gyasi (Cloud Atlas, Interstellar) nei panni di un fauno così ricco da poter rischiare di entrare nella buona società umana; e ancora Tamzin Merchant, Indira Varma, Jared Harris e Andrew Gower, tutti eccellenti nei loro ruoli di personaggi (non così tanto) secondari.

Un’occasione sprecata

Se presi singolarmente, tutti gli elementi di questa serie sono buoni o addirittura ottimi: attori di un certo livello (il ritorno di Orlando Bloom ad una sceneggiatura fantasy non è cosa da poco), regia notevole ad opera di Jon Amiel, script originale interessante (se addirittura Guillermo Del Toro voleva farne un film prima che diventasse una serie tv un motivo ci sarà stato) e la computer grafica piuttosto realistica e ben realizzata, eppure, nel complesso, c’è qualcosa che stona, che non convince, come in una ricetta con degli ingredienti dosati male.

L’Alchimia tra i protagonisti è pressoché inesistente, sullo sfondo della storia vengono inseriti degli elementi di critica politica anche alla nostra realtà, che però non vengono approfonditi, così come i vari filoni narrativi a cui sembra di assistere di volta in volta come in una toccata e fuga, lasciandoci a malapena il tempo per empatizzare con i personaggi e sentire davvero di essere dentro la storia.

Conclusioni

Probabilmente il difetto di questa serie è proprio questo: per quanto ci si provi ad immergere nella narrazione, tutta una serie di motivi ci impediscono di stabilire una connessione emotiva con i personaggi, relegandoci al mero ruolo di spettatori. Rimaniamo così confusi davanti ai vari cambiamenti di registro, impassibili nelle scene di pathos (specialmente in quelle tra Phil e Vignette) e riusciamo paradossalmente ad affezionarci di più a personaggi secondari come Tourmaline o Agreus.

Nonostante questo, se lo scopo è passare qualche ora di svago e, o siete semplicemente curiosi della performance di Bloom e della Delevigne, non ne rimarrete delusi (a patto di non avere aspettative troppo alte).

Carnival Row

7

Una serie piena di spunti interessanti, godibile da guardare ma a cui è necessario approcciarsi senza troppe aspettative perché nel complesso risulta poco convincente e coinvolgente.

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