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Cobra Kai – Recensione della quarta stagione, fra redenzione e crescita

In seguito a tre stagioni che hanno saputo reinterpretare e continuare la saga cinematografica di Karate Kid, Cobra Kai torna con la sua quarta stagione, e noi ve ne parliamo in questa recensione no spoiler. Uno dei tratti che fin dal principio ha colpito il grande pubblico, con questa serie tv, è stato il “cambio di prospettiva morale”. L’idea che la vittima vera dei film di Karate Kid fosse Johnny Lawrence e non Daniel LaRusso ha innescato un vero e proprio processo riflessivo in merito a “ciò che è bene e ciò che è male”. Questa stessa riflessione ha sviluppato la serie e continua a svilupparla di episodio in episodio, operando un processo che da una parte resta profondamente nostalgico verso gli anni ’80/’90, ibridando con questo la morente patina con una costruzione e una scrittura che si libera ben presto dei cliché del caso, giocandoci continuamente, di episodio in episodio. Questa quarta stagione non è da meno, mantenendo alta l’attenzione verso le dinamiche principali e introducendo al loro interno nuovi sviluppi e ragionamenti che, diversamente dal passato – e diversamente da quanto accadde al cinema anni fa – questa volta vanno oltre le etichette semplicistiche del caso.

In Cobra Kai troviamo poi, fusa a tutto ciò, una leggerezza di fondo che si prende estremamente sul serio in alcuni momenti, come vi spiegheremo in seguito nella recensione, arrivando anche ad omaggiare un certo cinema di genere (quello degli anni suddetti costituito da attori come Stallone, Van Damme e simili), con un’attenzione che non risulta mai troppo anacronistica, ma che al contrario sa intrattenere. Troverete il pathos quindi attraverso la lotta, il superare i propri limiti, il crescere, il comprendere le differenze dell’altro, il comprendere i propri limiti, in un viaggio che tenta di approfondire ogni singolo protagonista. Un’opera corale non affatto impegnata ma realizzata con il cuore.

Saper convivere col prossimo e con se stessi

Questa quarta stagione, disponibile dal 31 dicembre su Netflix, si apre nell’esatto punto in cui ci eravamo lasciati con la stagione precedente, riprendendo una coralità che abbiamo visto anche, ad esempio, nella recensione di The Witcher. I due Dojo di LaRusso e Lawrence si sono fusi insieme contro il Cobra Kai, con l’obiettivo di mettere fine al suo attuale regime e fama. Tutte le strade condurranno al leggendario All Walley, il torneo in cui nelle stagioni precedenti e nella saga cinematografica abbiamo visto trionfare i più forti combattenti under 18 di karate della zona. Tutto quindi si apre da questa nuova alleanza e convivenza, alla ricerca di un equilibrio fra le due palestre. I due maestri, in primis, dovranno imparare a cooperare nel corso degli episodi, mettendo da parte tutte le disuguaglianze che li hanno disegnati nel corso degli anni. Il rancore verrà posto in un angolo in funzione dell’obiettivo comune.

Cobra Kai quarta stagione recensione

Uno dei primi tratti distintivi di questa nuova stagione di Cobra Kai risiede nel modo in cui tratta “lo stile di combattimento” delle varie palestre. Negli anni abbiamo perfettamente imparato a leggere le varie filosofie intorno agli approcci al karate dei vari Sensei. Se con uno la preminenza risulta l’attacco, con l’altro abbiamo la difesa e la lettura dell’avversario. La ricerca di un proprio stile diventa quindi il leitmotiv dell’intera nuova stagione, ricerca, questa, che si riflette anche nella vita personale di ogni singolo personaggio. Questo Cobra Kai eccelle come prodotto, portando avanti una riflessione centralizzata sulla lettura dei vari protagonisti, in relazione alla loro vita, alle loro scelte e a un certo tipo di redenzione. Anche in questa stagione la morale non risulta mai veramente netta, e questo è un merito, offrendo al pubblico personaggi imperfetti, nessuno escluso, pronti a una maturazione che coinvolge qualsivoglia età e momento della loro esistenza e personale visione. Ecco che il lottare diventa un vero e proprio tramite, un mezzo attraverso cui mettere in scena le vicende di alcuni esseri umani dotati di caratteristiche anche fuori dal comune, pronte a imparare sia dai propri errori che da quelli di tutti gli altri. Non più la lettura semplicistica dei film che hanno originato tutto, ma una storia che continua a sorprendere per la profondità dei suoi stessi personaggi.

Presente e passato

Ci teniamo nuovamente a sottolineare – in sede di recensione – che come scritto sopra, anche questa stagione di Cobra Kai risulta estremamente leggera e disimpegnata. Questo però non significa assolutamente che sia vuota o disincantata. L’attenzione è proiettata nello specifico emotivo dei protagonisti, ragionando anche sul contesto di appartenenza e sulla morale contemporanea. Per quanto concerne quest’ultimo punto sarebbe più corretto dire che ci gioca continuamente con la morale contemporanea. Il personaggio di Johnny è un prodotto del suo tempo in tutto e per tutto, come lo sono anche quello di Kreese e del nuovo ritrovato Terry Silver. Questa particolare caratterizzazione offre spunti, anche comici, attraverso cui ragionare e confrontarsi con persone che sembrano provenire da un pianeta completamente differente dal nostro. Il loro modo di vedere il mondo, poi, viene continuamente giustificato dai singoli approfondimenti, traendone un approccio narrativo che funziona.

Cobra Kai quarta stagione recensione

Il lato negativo più grande, presente in ogni stagione di Cobra Kai, è la continua sponsorizzazione di prodotti, alle volte anche piuttosto eccessiva. La pubblicità la fa da padrona in ogni singolo episodio. Che si parli di prodotti alimentari, di birra, coca cola, o cibarie varie, tutto compare sempre a favore di camera. Inoltre i ragazzi diventano spesso dei mezzi pubblicitari fin troppo palesi in relazione ai vestiti che indossano, con marchi noti al pubblico sempre in vista (il marchio della Nike ne è un esempio, o quello della Champion ora introdotto attraverso una furberia narrativa abbastanza triste).

Cobra Kai Quarta Stagione

7.5

Con questa quarta stagione Cobra Kai torna a parlare delle vicende di una saga cinematografica mai dimenticata. Gli eventi si sono evoluti al punto tale che adesso i Dojo sono diventati 3, in una diatriba che si prende estremamente sul serio. Il torneo annuale della Walley si avvicina e tutti sono in fermento. La resa dei conti si avvicina, mentre il passato torna a far capolino da lontano. Questa serie però non è soltanto questo, è anche scrittura e attenzione verso i propri personaggi, esagerazione sincera e divertimento, con un intrattenimento che oscilla continuamente fra presente e passato. Lo strapotere degli sponsor e alcune scelte di trama non troppo ragionate non sono d'aiuto, ma tutto resta coerente e abbastanza credibile con il passato.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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