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Control – Recensione dello shooter paranormale di Remedy

Si dice che l’imitazione sia la più grande forma di adulazione: sebbene sia vero, talvolta il limite tra omaggio e imitazione è così sottile che può definire il successo o il fallimento di un titolo. Eppure proprio questa costante ricerca del richiamo, dell’omaggio e dell’ispirazione è ciò che permette ad artisti di ogni calibro di sfornare quelle perle rare, che possiamo definire uniche se andiamo a parlare strettamente del videogioco. Remedy Entertainment, fondata da Markus Maki e dal più noto Sam Lake (che potete riconoscere come volto del primo Max Payne) è protagonista di questo concetto proprio con Control, nuovo titolo uscito su PlayStation 4, Xbox One e PC.

Carte al giocatore

Partiamo dal principio: la sceneggiatura di Control è stata scritta da Sam Lake, ispirandosi al filone dei romanzi New Weird, sottogenere fantasy che fonde il fantastico con la scienza (o fantascienza), spesso sfumando tutto con tinte horror. Questo genere è nato negli anni 90′, stesso anno dell’arrivo in TV di Twin Peaks, opera magna di David Lynch condivide con il genere letterario questa strana persecuzione del bizzarro. Pochi giochi avevano provato prima d’ora a portare tematiche e stili di questo genere, vuoi per la nicchia che vanno a colpire, vuoi per la loro particolarità.

Per questo motivo la trama di Control, nonostante non brilli di genialità, rimane sempre al passo col giocatore, senza rivelare troppo (nemmeno una volta terminato il titolo), così da tenere col fiato sospeso. Tanti interrogativi, molte stranezze e una manciata scene cupe sono i compagni di viaggio in questa avventura di una decina d’ore (che di certo diventa più lunga con le missioni secondarie, mai banali e dal livello di difficoltà più alto della storia principale). Rimane comunque tutto in mano al giocatore: la libertà d’esplorazione, il modo in cui potrete sfruttare l’ambiente a vostro vantaggio e la scoperta delle trame che si nascondono dietro a questo strano palazzo.

Non solo sparatorie

Superata l’interessante parte della trama, il gameplay non è da meno: partendo dalla base, già l’arma del gioco è diversa dai soliti shooter. Essa infatti non avrà munizioni esauribili, ma si ricaricherà col tempo, lasciando momenti di scarica in cui il giocatore dovrà destreggiarsi nei combattimenti tramite le abilità (di cui parleremo tra poco). L’arma stessa, inoltre, avrà varie forme sbloccabili, che cambieranno il modo in cui vengono sparati i colpi (imitando quindi altre armi come shotgun, fucile da precisione, ecc). Tutte queste forme potranno essere potenziate tramite collezionabili e gear, che andranno a dare bonus aggiuntivi al personaggio (e si affiancheranno ai tre slot potenziamento che daranno spazio invece a bonus per il personaggio come vitalità e barra dei poteri).

Nei momenti di scarica le abilità saranno la sola vostra salvezza: dalla telecinesi al controllo dei nemici, passando per la levitazione e lo scudo, tutte queste skill di Jesse si inseriranno nel gameplay rendendosi tutt’uno con le fasi di shooting (e spingendo il giocatore ad alternare arma e abilità per un risultato migliore). Tutte queste abilità saranno potenziabili tramite dei punti, e una volta percorsa una parte del ramo dedicato al potere, potrete persino sbloccare dettagli aggiuntivi di quel potere (come lanciare i nemici o lo scudo stesso). Degno di nota infine il level design, che prende di peso la debolezza di avere una sola location – di cui parleremo a breve – e la rende il suo punto di forza grazie al sapiente utilizzo di spazi e misure.

Welcome to the Oldest House

Tutta l’avventura di Control è ambientata all’interno del Federal Bureau of Control, dove la protagonista Jesse si troverà a dover fronteggiare una malvagia entità. Il palazzo che ospita l’FBC è chiamato The Oldest House, una costruzione cangiante di svariati piani ispirata ad un vero palazzo presente a New York City che ha la particolarità di non avere nemmeno una finestra. Tutta l’ambientazione, unita al sound design che riesce ad essere suggestivo (specialmente con le cuffie), concede al giocatore un’atmosfera a metà tra l’inquietante e lo spaventoso, una perfetta ambientazione che accoglie le trame di Control e le culla fino all’ultimo capitolo.

A rendere il tutto ancora più vicino al giocatore ci pensa lo stile della narrazione: pad alla mano, alcune scene daranno spazio ai pensieri di Jesse, creando degli interessanti intermezzi che vi faranno scoprire tante cose sulla trama e sul palazzo, avendo però a mente sempre il punto di vista del personaggio.

Degne di nota infine alcune scene del gioco che, con delle costruzioni di level design eccezionali, del gunplay creato ad arte e una soundtrack che vede un paio di tracce memorabili, vi trasporteranno in momenti adrenalinici e divertenti, di cui sicuramente sentiremo parlare anche nei prossimi anni.

Non posso che dedicare infine questo paragrafo alla maestria che il team ha utilizzato per raccontare questa storia: con dei forti richiami a Twin Peaks e un sapiente utilizzo del rosso, colore che sta a significare per tutto il gioco il male da combattere (contro il blu che invece rappresenta il bene), ad oggi Control è ciò che gli si avvicina di più, non tanto per la trama o l’ambientazione, bensì per il modo in cui racconta l’intreccio al giocatore. Tutto questo però non sarebbe possibile senza delle trovate geniali (come i dialoghi con alcune persone, che sfrutteranno persino dei filmati reali sovrapposti al gioco), che rendono Control unico e indimenticabile.

Non esente da errori, il titolo di Remedy ha gravi problemi di frame rate (che speriamo vengano fixati nel breve periodo): superato questo ostacolo, non resteranno altri grandi problemi da segnalare, facendo filare tutto liscio in modo definitivo.

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Control

9

Remedy Entertainment si riprende da Quantum Break con Control, un gioco che vanta una trama non troppo originale ma genialmente raccontata, un sistema di gioco classico ma funzionale e la grande unione di ambientazione, sound design e level design che riescono a trasportare il giocatore nell'avventura di Jesse. Qualche piccolo problema tecnico di frame rate mina quello che sicuramente è uno dei titoli rivelazione di quest'anno, e che tutti dovrebbero provare una volta nella vita almeno per capire quali emozioni un videogioco può arrivare a trasmettere.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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