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Cowboy Bebop – Recensione, il ritorno di Spike e ciurma a suon di Jazz

Nonostante sia divenuta una serie animata di culto con il tempo, l’esordio di Cowboy Bebop e la sua stessa fase di produzione sono stati leggermente travagliati, soprattutto per il tipo di tematiche che vengono trattate durante tutta l’avventura. La storia di Spike e Jet in particolare, ma in generale quelle singole di tutta la ciurma, sono cariche di argomentazioni estremamente mature e che spingono inesorabilmente a riflettere sul senso della vita, sulle proprie priorità personali, sulla gioia, sulle disgrazie e molto altro. Dopo oltre vent’anni dalla produzione originale, la piattaforma streaming Netflix vedrà pubblicata sulle sue pagine digitali una serie live action su Cowboy Bebop, che oggi analizzeremo in sede di recensione.

Si tratta di un prodotto molto particolare che differisce in buona parte dalla serie animata: alcuni personaggi sono stati tagliati, altri totalmente nuovi inseriti, altri ancora modificati. Va da sé che anche gli eventi che si susseguono hanno subito delle variazioni per motivi narrativi, ma con alcuni tagli o eventi specifici e importantissimi a livello di background dei personaggi che sono stati riproposti in una salsa simile, senza privarci di alcuni degli scontri più iconici. Tutto ciò non va necessariamente visto come un malus, perché abbiamo di fronte un prodotti diverso, rivisitato, e che per motivi di tempistiche (sono in totale 10 le puntate girate, quindi meno della metà dell’animazione) ha visto diversi tagli a livello di eventi secondari. Tuttavia, ci sono argomenti che potremo trattare solamente a diversi giorni dall’uscita della serie per evitare grossi spoiler.

Honky Tonk Cowboy

Prendendo spunto dal modus operandi della serie animata, anche in Cowboy Bebop il racconto prende vita quando Jet Black e Spike Spiegel, dei cacciatori di taglie – o appunto Cowboy – che si fanno strada nel sistema solare acciuffando criminali ricercati e consegnandoli alle autorità, sono soci già da tempo. Nonostante i due riescano spesso nel loro intento, il tenore di vita a bordo della nave Bebop di Jet non è proprio di lusso, e spesso i guadagni delle taglie bastano a malapena per riparare i danni e per mangiare. Entrambi sono abilissimi nel combattimento, e veramente duri a morire, ma nonostante questo spesso ci pensa la sfortuna a mettere loro i bastoni tra le ruote. Le vicende principali avranno come filo conduttore il passato di Spike – o meglio Fearless -, che tornerà a bussare alla sua porta, e dal quale non potrà fuggire a lungo: il Red Dragon, la sua evanescenza, e soprattutto Julia.

Neanche il tempo di dire “Ganimede” e ci troviamo nel vivo dell’azione. Già dalla prima puntata sarà chiaro come gli avvenimenti siano fortemente ispirati – così come anche alcuni dei ricercati – a quelli dell’opera originale. Chiaramente, come vi abbiamo anticipato, non vedremo tutti i personaggi che abbiamo conosciuto, ma alcuni iconici sono stati riproposti decentemente, anche se purtroppo con meno carisma.

Le storie personali di Spike, Jet e Faye (che incontreremo già dal primo episodio in questo caso) rimangono comunque una colonna portante per tutta la narrazione, e si svilupperanno man mano che proseguiremo in modi più o meno noti. La serie di Cowboy Bebop mischia quindi le carte in tavola togliendo delle figure, ma inserendo al loro posto qualche Jolly ben piazzato: nuovi personaggi, nuovi sviluppi e un paio di grosse sorprese e colpi di scena renderanno la visione non solo interessante, ma anche indispensabile per tutti gli amanti del brand.

I cambiamenti dei nostri eroi sono stati fatti con criterio, e anche se servirà un po’ per abituarsi, non faticherete a trovare un senso a tutto ciò che vedrete a schermo, come Jet che ha una figlia, o come l’eccentrica Faye Valentine con un guardaroba più sobrio e un passato leggermente diverso. E Radical Ed? Vedrete. Il personaggio noto che più sembra uscire con le “ossa rotte” dalla nuova sceneggiatura è senza dubbio Vicious, l’antagonista per eccellenza che sembra in un certo senso trasformato, meno freddo e calcolatore di quanto ce lo ricordavamo, ma più irruento e incline agli istinti.

 

Jam session

Il ritmo della narrazione è ben scandito, anche se le varie cacce ai ricercati che vedremo a schermo saranno ben meno arzigogolate di quello che ci saremmo aspettati, tanto che la psicologia di questi ultimi e le loro motivazioni rimangono in un certo senso “spente”. Il risultato, a parte un paio di taglie riproposte degnamente, è sembrato quasi troppo frettoloso a causa della durata limitata delle puntate.

Ottimo il lavoro fatto sulla scenografia e sulla costruzione del setting, con parti della galassia (note e non) riprodotte in modo assolutamente credibile e anche fedele all’opera animata; inoltre i nuovi posti e i loro abitanti si incastrano bene nel contesto, quasi ci fossero sempre stati. Le interpretazioni degli attori principali sono state di tutto rispetto, soprattutto durante le fasi più action, con un John Cho (Spike) in grande spolvero e un Mustafa Shakir che sa difendersi bene dopo aver svestito i panni di Luke Cage e aver indossato quelli di Jet. Rimandata con riserva invece Daniella Pineda, la nostra Faye Valentine, che sembra faticare leggermente a ricoprire il proprio ruolo.

Alcune scene su schermo sono state ricreate giocando molto con le telecamere, in un sapiente mix di coinvolgimento, adrenalina, precisione e un po’ di sano autocitazionismo. Risulta quindi un peccato invece constatare come dei momenti potenzialmente altissimi siano stati sprecati in malo modo, ma vi faremo scoprire da soli di quali parliamo. La ciliegina sulla torta si rivela essere il sonoro: buonissime le interpretazioni dei nostri doppiatori – da citare anche Maurizio Merluzzo nel ruolo di Vicious – e macroscopica la colonna sonora, che fa un sano uso del jazz e di tutte le sue sfaccettature, riproponendo anche molte tracce ben note ai fan (tra cui la sigla, e un brano che si propone in un momento iconico molto particolare). La musica è una delle protagoniste indiscusse, una compagna in piena regola che ci tiene per mano nel modo giusto al momento giusto.

Ciò che per fortuna rimane quasi invariata è l’anima della serie: sono ancora presenti le tematiche forti che abbiamo conosciuto in passato, e ne sono state introdotte anche un paio più attuali e riconducibili alla situazione sociale odierna. Tuttavia la sensazione, anche in questo caso, è che il tutto poteva essere ancora più approfondito. Scelte fatte per uno specifico motivo? Forse, e forse, quando arriverete ai titoli di coda dell’ultimo episodio, potreste già avere delle risposte.

Cowboy Bebop

7.5

Cowboy Bebop nella sua versione live action risulta effettivamente un buon lavoro, forse molto diverso da come i fan se lo sarebbero aspettato, ma con molte rivisitazioni e scelte più che comprensibili. Qualche riserva sulle tempistiche, dato che è palese che per raccontare bene alcune dinamiche, anche secondarie, sarebbero serviti almeno un paio di episodi in più. Tuttavia fare paragoni con la storica serie animata ad ora potrebbe risultare un atto fine a sé stesso, perché è chiaro come questo nuovo prodotto abbia come obiettivo quello di reinventarsi e reinterpretarsi. Buono il lavoro in fase di regia, un po' più zoppicante quello della sceneggiatura.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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