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Dark Souls Remastered – Recensione, l’importanza di Lodare il Sole su Switch

Negli ultimi anni, se c’è un titolo che più di ogni altro ha dato il via a una vera e propria filosofia di gioco incentrata sul Game Over assiduo e costante, questo è certamente Dark Souls. Inutile ammorbarvi con le origini del primo, vero soulslike della storia (il precedente Demon’s Souls fu perlopiù un esperimento riuscito a metà). L’opera di Miyazaki è ad oggi uno dei titoli più controversi e importanti degli ultimi tempi, considerando che a ben 7 anni dall’uscita originale uno dei titoli più bastardi e frustranti della storia dei videogiochi continua far parlare di sé, in maniera del tutto costante e assidua. Per i più ritardatari, o magari solo per coloro che non hanno mai avuto realmente il coraggio di approcciarvisi, FromSoftware e Bandai Namco hanno ben pensato di fare uscire una reamstered del gioco per le console di attuale generazione, a cui si unisce in corsa – dopo uno sviluppo piuttosto difficoltoso – anche Nintendo Switch.

dark souls remastered

Il gioco ci ricatapulterà quindi nelle viscere di Lordran, un luogo sinistro e ben poco accogliente che ben presto chiamerete “casa”. Tutto è infatti esattamente come lo ricordavamo: la Chiesa dei Non Morti, la Valle dei Dragoni, passando per le Catacombe e la mefistofelica Città Infame. Ogni location visitata nel 2011 torna prepotente anche in questa remastered per Switch. Se già su PS4 e Xbox One avevao potuto verificare con mano come il titolo fosse invecchiato piuttosto bene (specie se paragonato ai due sequel successivi), questa ultima edizione per la piattaforma della Grande N non è da meno, al netto di alcune limitazioni più evidenti rispetto alle edizioni per le console Sony e Microsoft.

Parliamo innanzitutto di problemi legati al comparto tecnico, specie nel caso si decida di giocare in modalità docked. In questo frangente la nitidezza dell’immagine ne esce sicuramente danneggiata, così come il framerate appare soffrire di particolari casi critici in situazioni di particolare sovraffollamento (specie nella Città Infame). Anche il ritardo sonoro, nonostante le patch correttive del caso, sembra purtroppo palesarsi di tanto in tanto, dando chiaro segno di una perdita della sincronizzazione. Dark Souls Remastered appare più “snello” quando si decide di giocare in modalità handheld, forse la migliore delle due opzioni disponibili in partenza, tanto che in questa veste portatile il gioco dimostra avere una marcia in più rispetto alle concorrenti (dopotutto, quante volte avete desiderato imprecare a squarciagola in autobus o in metropolitana, dopo l’ennesima morte occorsa per mano dei Gargoyle della campana?).

Infine, menzione d’onore per il comparto online: in Dark Souls Remastered sarà infatti possibile giurare fedeltà a uno dei nove patti partecipando a varie sessioni online. Ma non solo: sarà possibile aiutare altri viandanti nei loro viaggi o invadere i mondi di altri giocatori collegati al servizio Nintendo Switch Online. L’augurio finale è che col passare delle settimane FromSoftware decida di limare dove possibile le varie imperfezioni di quest’ultima edizione per console Switch, in modo da renderla alla pari (se non migliore) delle precedenti. Nel dubbio: Lode al sole. Sempre.

Dark Souls Remastered

8

Nonostante i limiti tecnici del caso, l'edizione Switch di Dark Souls Remastered è un gran bel pezzo di videogioco, lo stesso apparso per la prima volta nell'ormai lontano 2011 e riportato in auge da una remaster che ne esaltava i pregi (sottolineandone purtroppo anche i difetti). In ogni caso, esplorare gli angoli di Lordran è un'esperienza mistica e surreale, specie se sarete pronti ad affrontare le decine di Game Over che vi separano dall'obiettivo finale. E ricordate:“l'uomo non vede la luce, ma solo notti eterne”.

Marcello Paolillo
Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.

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