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Demon Skin – Recensione, un hack ‘n’ slash che non convince fino in fondo

Con l’avvento di Steam Greenlight e del modello early access, il mercato indie ha ottenuto il vantaggio di potersi espandere quasi illimitatamente. Questo è naturalmente ciò che è accaduto con la piattaforma di Valve, che si è velocemente riempita di produzioni indipendenti dalla qualità più o meno altalenante. Certamente non serve parlare di questa realtà, tutti noi siamo consapevoli di ciò che possiamo trovare su Steam. Tra queste opere viene fuori Demon Skin di Ludus Future e Buka Entertainment, un hack ‘n’ slash platform che tenta continuamente di differenziarsi tra le migliaia di altri titoli simili con delle particolari meccaniche ludiche. Demon Skin si presenta inizialmente nella sua semplicità, nel continuo “non riuscire differenziarsi dagli altri indie” che caratterizza buona parte delle produzioni di basso rilievo presenti su Steam. Parliamo di un’esperienza dalla struttura profondamente lineare: insomma, siamo alla base della creatività nello sviluppo videoludico ma, come vi spiegheremo in questa nostra recensione, Demon Skin presenta anche interessanti pregi. La software house ha infatti puntato molto sulla realizzazione di un sistema di combattimento che smussa il gameplay altrimenti monotono donandogli un notevole punto di forza.

Se avessimo dovuto semplicemente saltare su piattaforme e schivare trappole letali, Demon Skin si sarebbe rivelato decisamente più noioso. Al contrario, il combat system si mostra come un’ibridazione tra quello di For Honor e il souls-like più puro. A caratterizzare il sistema di combattimento c’è un’interessante meccanica attraverso la quale potremo scegliere la posizione dell’arma del protagonista: un segno su schermo davanti il personaggio indica la direzione da cui egli parerà gli attacchi o, nel caso in cui questo diventi di colore rosso, da dove arriverà il colpo. Questo vale sia per il protagonista che per tutti i nemici, e rappresenterà una meccanica tanto importante quanto pressante.  A nostro avviso, infatti, è proprio il combat system a caratterizzare maggiormente Demon Skin. Durante le 5/6 ore necessarie per completare il gioco abbiamo trovato gli scontri ardui e appaganti, e la magia viene presentandosi quando si inizia a percepire la necessità di razionare correttamente le pozioni o di imparare gli attacchi dell’avversario per risparmiare energia e resistenza. Perché sì, la natura souls-like di Demon Skin si manifesta proprio durante i combattimenti più impegnativi, che magari necessiteranno di svariati tentativi per essere portati a termine e che richiederanno molta concentrazione per non farsi sopraffare rapidamente dall’avversario. 

Le luci e le ombre di Demon Skin

A condire un sistema di combattimento già efficace troviamo la possibilità di portare con sé più armi, cui ogni tipo possiede specifici bonus e/o malus alla potenza d’attacco e alla difesa. Inoltre, esplorando la mappa e sconfiggendo particolari nemici potremo mettere le mani su armi speciali. Queste permetteranno al giocatore, attraverso delle classiche combo, di effettuare attacchi unici e molto potenti. Purtroppo è proprio qui che però giunge uno dei primi problemi di Demon Skin: dopo aver attaccato un nemico non vedremo visualizzata la quantità esatta di danni che infliggeremo, dettaglio che potrebbe rivelarsi particolarmente problematico quando inizieremo a utilizzare attacchi diversificati.

Il secondo problema riguardante il sistema di combattimento è relativo alle animazioni, non solo dei personaggi ma anche di tutto il resto, che appaiono sin troppo spesso poco realistiche. Sebbene sia evidente che il team di sviluppo abbia impiegato molto tempo per realizzarne alcune – come ad esempio dei nostri colpi -, lo stesso non si può dire per gli attacchi avversari, per gli oggetti che vengono distrutti o per specifiche alterazioni ambientali, come ad esempio una valanga; inoltre, pure il passaggio da un’animazione a un’altra si rivela spesso grossolano. Potremmo anche chiudere un occhio per questo dettaglio, ma purtroppo ciò si rivela essere un concreto difetto nel momento in cui il protagonista impegna troppo tempo per girarsi di spalle, peculiarità che rende l’avanzamento negli scenari inutilmente macchinoso e rischia di scoprirci ad attacchi nemici che potrebbero essere letali. Tale lentezza purtroppo grava molto sul gameplay, e crediamo fortemente che velocizzarne l’animazione avrebbe potuto migliorare sensibilmente tanto le fasi di combattimento quanto quelle d’esplorazione.

Un level design curato e sempre interessante

Sebbene non sia eccellente per originalità, dobbiamo riconoscere che è stato fatto un discreto lavoro anche con il level design: strutturato in modo tale da rendere sempre chiara l’esplorazione e definiti gli obiettivi da raggiungere, il design degli scenari vanta comunque una modesta varietà sia in termini d’ambientazioni che d’enigmi ambientali, seppur decisamente ridotti all’osso. La software house ha dimostrato di saper posizionare correttamente checkpoint, trappole, nemici e segreti, particolarmente importanti per poter trovare scrigni che contengono pozioni o a volte armi, oggetti necessari per sopravvivere a ondate di nemici sempre più impegnative.

Demon Skin

Volendo continuare ad analizzare gli scenari, siamo rimasti decisamente sorpresi nel vedere quanta cura è stata riposta nella creazione di sfondi dettagliati e molto scenografici. Si tratta di una scelta azzeccata, dato che quanto avviene dietro al protagonista avrebbe rischiato di passare in secondo piano: al contrario, il team di sviluppo è stato capace di orchestrare un buon mix di luci, colori e ambienti sempre differenti e adatti alla situazione. Il risultato è in definitiva un level design valido e che, mescolato con il sistema di combattimento, riesce a farsi apprezzare ancor di più.  Anche stavolta dobbiamo però puntare il dito contro delle animazioni grossolane, che vanno a turbare la bellezza dei dettagli in modi sin troppo goffi. Vedere barili che ruotano in modo innaturale, o nemici che si muovono senza una precisa logica rovina indubbiamente lo spettacolo che il team è stato capace di raggiungere. Inevitabilmente, a livello visivo, si sentono con forza le limitazioni che hanno contraddistinto il lavoro della software house.

Nota dolente anche per i puzzle ambientali che, sebbene non siano un punto su cui l’opera vuole puntare, sono sempre fin troppo scontati e banali, e non riescono a diversificare ulteriormente l’avanzamento lineare che ci viene proposto. Mescoliamoli alla frequente mancanza di indicazioni visive che ci suggeriscano cosa dobbiamo fare e dove dobbiamo andare e otteniamo come risultato un incrocio tra la confusione e la frustrazione che non fa di certo bene a Demon Skin. Discorso analogo potrebbe essere fatto per i boss che, seppur siano esteticamente (quasi) sempre differenti, presentano attacchi e animazioni molto simili tra di loro. Inoltre, molto spesso ci siamo dovuti confrontare con un insoddisfacente feedback visivo che non sempre aiuta a capire se i nostri attacchi stanno andando a segno o, al contrario, se gli avversari stanno per compiere una mossa piuttosto che un’altra. 

Come avrete capito, la frustrazione scaturita da incertezze tecniche è una costante con cui dobbiamo spesso confrontarci in Demon Skin e che potrebbe rischiare di gravare su un valido sistema di combattimento. A nostro avviso, un difetto che si sarebbe potuto evitare con grande facilità riguarda l’impossibilità di selezionare determinate parti della storia in cui cominciare la partita. Dato che spesso alcuni boss sapranno rivelarsi particolarmente difficili da sconfiggere, potrebbe essere utile ricominciare una porzione del gioco per mettere le mani su armi migliori, pozioni o più semplicemente per salire di livello. Purtroppo questa non è una possibilità che il titolo ci offre, e per tornare indietro nella storia dovremo sempre ricominciarla da zero.

Se dovessimo però ricercare il più grande difetto della produzione punteremmo immediatamente il dito verso l’intero comparto narrativo. Poco originale e raccontato tramite inutili interruzioni, non riesce mai a spiccare come vorrebbe, finendo sin troppo spesso per cadere nel ridicolo con dialoghi e testi in inglese a dir poco imbarazzanti. Qui non parliamo (solo) di un lavoro di traduzione errato, ma di una grave carenza linguistica che ha finito per distruggere completamente il già vuoto comparto scenico. Era davvero così difficile scrivere correttamente quelle poche linee di testo che appaiono in rarissime occasioni? Insomma, Demon Skin è una costante incertezza tecnica fatta di animazioni approssimative e lente, frequenti bug e talvolta anche comandi poco responsivi. Tuttavia, dobbiamo spezzare una lancia a suo favore, e soprattutto al team di sviluppo: non abbiamo davanti la solita produzione indie platform dove vestiamo i panni di un cavaliere armato di spada e scudo in cui sconfiggere gli ennesimi non morti in rapida sequenza.

Demon Skin

6.3

Demon Skin, su carta, presenta molte idee a nostro avviso vincenti ma che soffrono di una realizzazione non particolarmente curata. Ludus Future ci ha sicuramente visto giusto con il sistema di combattimento e la struttura dei livelli, e vi assicuriamo che giocare a Demon Skin non è stato affatto sfiancante, anzi! Spesso ci siamo ritrovati volontariamente a proseguire la storia, a combattere nemici e a cercare tesori per la mappa. Questo perché, nonostante le difficoltà tecniche, il team di sviluppo ha dimostrato grandi capacità creative che (speriamo) possano tradursi in continui miglioramenti della loro opera, al fine di dargli un posto d'onore nell’enorme mercato indie.

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