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Disco Elysium: The Final Cut – Recensione della versione PlayStation 5

Nel corso di quest’ultimo decennio ci siamo abituati all’uscita di produzioni indie capaci di rivaleggiare con i più grandi esponenti del mercato videoludico. Al netto di budget esigui e un organico spesso ridotto all’osso, questi talentuosi team hanno saputo fare tesoro delle proprie capacità per dar forma ad opere imperdibili, che pur senza tenere il passo sotto quella maniacale attenzione tecnica di cui i più blasonati Tripla A possono godere, spesso e volentieri sanno offrire esperienze ludiche dal ben più elevato spessore. Come leggerete nel corso di questa nostra recensione, Disco Elysium: The Final Cut rientra proprio in questa categoria, un’opera sconosciuta che sotto le amorevoli cure di un piccolo team ha saputo imporsi con forza in un mercato che sempre più spesso non offre pietà alcuna.

Partiamo subito dal presupposto che Disco Elysium: The Final Cut altri non è che una versione riveduta e corretta del gioco originale, in parte basata sulle richieste mosse dai fan ai tempi della release su PC. Questa The Final Cut, infatti, si caratterizza per alcune importanti novità che a breve andremo a esaminare, ma al contempo non si parla di aggiunte tali da stravolgere l’esperienza. Se insomma avete già avuto modo di godervi la produzione del 2019, le novità qui introdotte potrebbero non essere tali da spingervi a vivere una nuova avventura. Avendo già ampiamente trattato di Disco Elysium in una recensione che potete trovare qui, non torneremo ad analizzare troppo nel dettaglio i vari elementi che caratterizzano l’opera, così da poterci concentrare specificatamente sulle novità introdotte.

Un grande punto di forza, una pericolosa barriera

Risvegliatici nella lugubre stanza di un hotel trasandato, ci ritroveremo a dover fare i conti con un alter-ego digitale privato della sua memoria e incerto sul da farsi. L’unica certezza è che il mondo in cui andremo muovendoci è un vero e proprio Inferno in Terra, una nazione fittizia dove movimenti ideologici fascisti, comunisti e ultraliberalisti si fondono tra loro dando forma a una creatura oscura e terrificante dove le voci dei dissidenti vengono zittite con la forza e in cui potremmo trovare la morte a ogni angolo. Quello di Disco Elysium è un mondo al collasso, dove agli scintillanti quartieri dei ricchi si contrappongono sterminate distese d’agglomerati urbani dove vige solo la legge del più forte. Morte e violenza appestano ogni vicolo mentre paura e rassegnazione contaminano i cuori della popolazione. Sarà proprio in questo contesto che muoveremo in nostri “primi” barcollanti passi, il tutto però solo dopo aver scelto quelle che saranno le nostre statistiche di base, le quali andranno a determinare chi saremo e, soprattutto, come potremo comportarci in partita.

Disco Elysium: The Final Cut si configura infatti come un GDR vecchia scuola dove non solo ogni nostra scelta avrà importanti ripercussioni a livello narrativo, bensì in cui le nostre peculiari caratteristiche mentali e fisiche avranno concreti effetti ad ogni singola interazione con qualsivoglia NPC, fosse anche solo un passante di passaggio. Ogni linea di dialogo sarà infatti “contaminata” dai nostri tratti, quasi racchiudessimo dentro di noi più personalità pronte a darci consigli e indicazioni per spingerci verso una qualche specifica direzione. Inoltre, come da tradizione, ogni scelta che faremo sarà strettamente legata alle nostre statistiche – e a un pizzico di fortuna – e a vari tratti aggiuntivi apprendibili nel corso del proprio viaggio. Vien da sé che una simile struttura ludica, per poter funzionare a dovere, deve necessariamente poggiare su una qualità di scrittura d’alto livello, e fortunatamente quella di Disco Elysium: The Final Cut tocca vette quasi inarrivabili.

Disco Elysium the final cut recensione

A tratti, la creatura targata ZA/UM sembra quasi più un libro che un videogioco, non solo per l’innumerevole quantità di testo che caratterizza ogni singola interazione, ma anche a causa di un’attenzione certosina nella presentazione di ogni ambiente, personaggio o situazione; ed è qui, purtroppo, che va inserendosi il più grande difetto della produzione. Esattamente come avvenuto per l’opera originale, anche con la recensione di Disco Elysium: The Final Cut dobbiamo necessariamente confermare ciò che in molti temevano: il gioco non è localizzato in italiano. Questa mancanza renderà purtroppo la produzione inaccessibile a molti giocatori nostrani, il tutto a causa di un lavoro di scrittura a tratti così ricercato e arcaico che solo pochi fortunati potranno realmente comprenderne il senso.

In questo caso più che mai, infatti, non basterà semplicemente avere una buona conoscenza dell’inglese, bensì sarà necessario potersi porre quasi allo stesso livello di un madrelingua, potendone così capire quelle sfumature che da sole sono capaci di stravolgere completamente il senso del discorso (io stesso, pur giocando a titoli in lingua inglese da molti anni, ho avuto grosse difficoltà in varie occasioni). La barriera linguistica qui presente è forse una delle più spesse che si siano mai viste, un tripudio di terminologie, modi di dire e gerghi a noi inaccessibili che verranno presentandosi fin dalle primissime battute, un duro colpo a cui speriamo di cuore possa essere posto rimedio in futuro con una traduzione ufficiale in italiano, per quanto poco probabile.

Uno sguardo alle novità di Disco Elysium: The Final Cut

La prima vera differenza che noterete giocando a questa The Final Cut va identificata nel doppiaggio. Per l’occasione, infatti, l’enorme mole di testo presente è stata – in buona parte – doppiata, con un lavoro generale d’incredibile qualità che ha permesso di caratterizzare con ancor maggior cura ogni personaggio presente, con particolare attenzione posta soprattutto nella differenziazione degli accenti per meglio marcare le diversità etniche e culturali di ogni NPC. Il team di sviluppo ha poi approfittato dell’occasione per aggiungere diversi nuovi personaggi, un’area inedita accompagnata da ulteriori cutscene e, ovviamente, nuove missioni. Inoltre, i più temerari potranno approcciarsi al gioco affrontandolo nell’inedita modalità “hardcore”, la quale renderà particolarmente pressanti i tanti malus in cui potreste incappare giocando.

Disco Elysium the final cut recensione

Da un punto di vista più spiccatamente tecnico, la produzione è uno splendore per gli occhi. Con il suo peculiare stile artistico, Disco Elysium The Final Cut sembra quasi un quadro in movimento dove ogni elemento presente su schermo può vantare una grande quantità di dettagli. La versione PlayStation 5 che noi abbiamo testato, inoltre, può contare su una risoluzione in 4K, il tutto accompagnato dai mai troppo elogiati 60FPS, seppur in un paio d’occasioni ci sia capitato d’incappare in qualche leggero calo di frame. Meritano poi una menzione a parte i controlli, grande punto interrogativo della versione console di questa produzione. Come facilmente immaginabile, infatti, l’accoppiata mouse e tastiera appare come la più indicata per un’opera di questo genere, ma alla fine dei conti possiamo dirci comunque pienamente soddisfatti per il lavoro posto nell’adattare il gioco al Dualsense, per quanto feedback aptico e grilletti adattivi siano stati sostanzialmente abbandonati a loro stessi.

Disco Elysium: The Final Cut

8.8

Dopo l’incredibile successo riscosso su PC dall’opera originale, Disco Elysum: The Final Cut si prepara a conquistare anche il pubblico console. Tutte le qualità presenti nella creatura targata ZA/UM sono rimaste invariate in questa nuova versione, con particolare merito nei confronti di un comparto narrativo che grazie alla sublime scrittura d’ogni linea di testo, saprà trasportarci in un mondo tanto marcio e malato quanto splendido da scoprire. Con questa The Final Cut, però, sono state introdotte diverse novità, a partire da vari personaggi aggiuntivi, missioni inedite e tutta una nuova ambientazione da scoprire, senza poi ovviamente dimenticare l’ottimo lavoro svolto in termini di mappatura dei tasti – che, Dualsense in mano, non fanno rimpiangere l’accoppiata mouse più tastiera – e di doppiaggio. Dispiace quindi constatare come l’incredibilmente complessa mole di testo presente non sia stata tradotta nella nostra lingua, mancanza che renderà la produzione inaccessibile a molti videogiocatori nostrani.

Luca Di Carlo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.

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