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Don’t Look Up – Recensione, il tempo scorre e l’umanità cosa fa?

Avere un’autocoscienza parrebbe essere la cosa più semplice in assoluto ma così non è. Nasciamo e cresciamo in una società che mira alla nostra personalissima formazione di giorno in giorno, di ora in ora, di istante in istante. Siamo continuamente alla mercé di condizionamenti interni e esterni alla sfera familiare che fanno di noi gli esseri vibranti dalle infinite sfaccettature che siamo. Eppure, nella miriade di sfaccettature che ci delineano c’è un momento in cui smettiamo di guardarci intorno, di leggere quello che ci sta accadendo, e cominciamo soltanto a pensare a noi stessi, alla nostra quotidianità, al nostro quieto vivere chiudendoci in qualcosa d’indefinito e profondamente radicato nella percezione del presente, del passato e del futuro. In poche parole cominciamo a pensare esclusivamente, o quasi, “al nostro”. Questo ci rende una razza profondamente incentrata sulla sopravvivenza personale, in moltissimi frangenti anche a discapito del prossimo. Com’è possibile vivere in una società estremamente progredita e incentrata sulle informazioni, anche rapidissime, con tantissime possibilità di crescita e autocoscienza, eppure essere così chiusi e finanche ignoranti? Don’t Look Up cerca proprio di costruire la propria riflessione partendo da tutto ciò, e noi ve ne parliamo nella nostra recensione.

Un pericolo imminente

Curiosamente la trama di Don’t Look Up – film attualmente disponibile su Netflix – pur essendo fantascientifica ed estremista è assolutamente attuale in ogni sua dinamica e inquadratura. Non appena la miccia che accende gli eventi comincia a partire, ad infiammarsi sempre più velocemente, è quasi inevitabile leggervi le dinamiche del nostro stesso presente, andando a riallacciarsi perfettamente a tutte le problematiche sia sociali che ambientali – che sanitarie – che viviamo tuti noi giorno per giorno. Una cometa gigantesca sta per schiantarsi sul pianeta terra. Questa cometa è sempre più vicina, e colei che l’ha scoperta, Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence), insieme al suo supervisor il dottor Randall Mindy (Leonardo Di Caprio), calcolano che il suo impatto avverrà sulla superficie terrestre entro 6 mesi. Nessun problema, se non fosse che il suo diametro è talmente elevato che condurrà sicuramente all’estinzione umana.

Don't Look Up recensione

Un pericolo imminente ma non troppo e l’impatto lobotomizzante dei media in merito. Da ciò si sviluppa Don’t Look Up, ricordando a tratti alcune dinamiche che abbiamo affrontato anche nella recensione di Ron – Un Amico Fuori Programma.  Il fatto che alcuni esperti abbiano raccolto dei dati in merito a questa cometa, e che ne abbiano confermato la pericolosità, apre davanti ai nostri protagonisti un’unica strada: quella in cui tenteranno di  avvertire l’umanità intera riguardo al gigantesco pericolo sempre più prossimo. Come risponderà l’umanità? Ci sarà modo di far breccia nella vita di tutti quanti? I due studiosi, quindi, si troveranno a fare i conti con la società americana e mondiale e i suoi mezzi di comunicazione più ampi, nonché con le massime autorità in merito. Il discorso alla base è più chiaro che mai e anche diretto, soltanto che deve passare attraverso tutto questo, attraverso televisione, giornali e social media, venendo di volta in volta filtrato, ammorbidito e mai preso sul serio. La percezione di questo pericolo è fondamentale, soprattutto perché si tratta di qualcosa d’invisibile. La cometa suddetta, infatti, non si vede nell’immediato, non può essere toccata e oltre ai dati gli scienziati non hanno nulla. Parlando quindi di qualcosa che “non c’è”, fra molte virgolette, nessuno li prende davvero sul serio. 

Costruendo una trama del genere Adam McKay, il regista, si riallaccia ovviamente alle varie problematiche planetari che tutti noi abbiamo da anni ormai, ma che continuiamo a ignorare di giorno in giorno, di anno in anno. Questo è il merito più grande di Don’t Look Up, il fatto che da un lato costruisce la propria struttura narrativa seguendo una sceneggiatura abbastanza leggera permeandola però, come vedremo più avanti nella recensione, da una satira amarissima verso tutti noi. Nessuno escluso. Parlando sempre della dimensione narrativa non possiamo non nominare il personaggio del Presidente degli Stati Uniti d’America, qui iterpretata da una Maryl Streep credibilissima, nei panni di un’essere umano inetto fin dentro al midollo, incapace di guardare al prossimo fino alla fine. Con lei è giusto menzionare anche Jonah Hill, anche lui sulla stessa identica riga del presidente, rappresentando un’altra figura di spicco nella Casa Bianca.

Satira, amarezza e delicatezza 

Come scritto anche sopra Don’t Look Up parla di tutti noi imbastendo una satira che non risparmia mai nessuno. Il discorso intorno alla cometa, intorno a questo pericolo imminente e al modo in cui vi reagisce la gente è perfettamente ricollegabile alle nostre dinamiche ambientali. Sappiamo tutti che la terra è in pericolo, conosciamo tutti perfettamente le dinamiche che hanno condotto al deterioramento del nostro pianeta, sappiamo di esserne i responsabili, eppure continuiamo a far finta di niente, proseguendo le nostre esistenze come se nulla fosse. “I problemi sono altri”. Così finché qualcosa non arriva allo stremo, al cosiddetto “punto di non ritorno”, noi continueremo a spendere la nostra esistenza infischiandocene altamente. Questa è l’anima pulsante del film, anche se traslata verso una problematica apparentemente differente ma comunque perfettamente calzante. Se gli esseri umani non faranno qualcosa per questa cometa non avranno più una terra su cui vivere, arrivando all’estinzione di massa. Eppure le reazioni alle parole e ai dati che i protagonisti spiegano più e più volte vengono continuamente ignorate e tamponate da un sistema che mira maggiormente al capitalismo e al consumismo, che a tutto il resto. La riflessione alla base del film a un certo punto raggiunge sviluppi anche esasperati, ma curiosamente non troppo lontani da quelli che avrebbero potuto essere realmente in un frangente come questo (non facciamo spoiler ovviamente).

Don t Look Up recensione

Di pari passo con tutto ciò, come leggerete di seguito nella recensione, Don’t Look Up si muove lungo un’amarezza di fondo alternata da una particolare delicatezza formale. Non sappiamo se ci sia speranza per l’umanità, anche se il regista ha una chiara idea e visione in merito a tutto ciò, però conosciamo questa stessa umanità anche nelle sue dinamiche più intime e delicate. La composizione figurativa del film sembra quasi attaccata, cucita addosso ai suoi soggetti, al punto di restituire una visone credibilissima di quello che succede e potrebbe succedere. I primissimi piani sui protagonisti nei loro momenti di sconforto e crisi personale, le immagini di repertorio sul nostro stesso pianeta, e la destrutturazione della linearità narrativa in favore di una voce più diretta, valorizzano ancora di più una storia che s’intreccia grazie alle sue immagini e a un montaggio “concettuale” che parla da sé, grida qualcosa di continuo in faccia allo spettatore senza mollare mai la presa.

Poi la delicatezza suddetta, legata non soltanto all’umanità stessa, ma ad alcune piccole dinamiche che si sviluppano di pari passo agli eventi. Tutti sentono il bisogno di costruire una propria opinione in merito a quello che sta accadendo con questa cometa. Da questo bisogno ne nascono gli sviluppi più folli e insensati veicolati dai media di punta e dai politici che cavalcano l’onda del dissenso. La coerenza con la nostra realtà qui si fa ancora più millimetrica e precisa, dipingendo un tipo di reazione che tutti noi viviamo giornalmente per più o meno qualsiasi evento possibile e immaginabile. Ad accompagnare ciò l’amore, la passione, la paura, il terrore dell’incerto e del domani, la certezza verso il futuro, la fame di potere, l’attaccamento alle cose materiali, la voglia di stare con le persone cui si vuole bene, l’odio e il rancore verso il prossimo e tutte quelle piccole dinamiche personali a disegnare quegli esseri in carne, ossa e sentimenti che siamo realmente.

Don't Look Up

9

Don't Look Up è un film che sorprende soprattutto per le tematiche che tratta e per il modo in cui tratta tutti noi che lo stiamo guardando. Qui la visione del suo regista si fa satira crudele e amara verso questa umanità così distratta, superficiale, ignorante e menefreghista. Da ciò ne fuoriesce una storia a tratti leggera ed estremamente tagliente, con un cast stellare e ben adoperato e un lavoro formale che riesce a valorizzarsi, anche concettualmente, fino alla fine. Fino all'ultimo momento anche in seguito ai titoli di coda.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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