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Doraemon: Story of Seasons – Recensione, ritorna l’inimitabile gatto robot

Impossibile non conoscere il famoso gatto blu robot Doraemon. Si tratta del protagonista di un anime che porta il suo stesso nome, che ha riscosso un successo clamoroso in tutto il mondo. Oltre che un carisma ineguagliabile, il gatto in questione presenta una caratteristica davvero innovativa: si tratta infatti un robot che viene dal futuro e che porta sempre con sé i chusky, degli apparecchi tecnologici ma quasi magici che aprono alla narrazione possibilità infinite per quello che offrono. Nonostante si potessero raccontare le storie del personaggio in questione in mille salse, attraverso il media dei videogiochi Doraemon non è mai stato particolarmente approfondito in opere qualitativamente spiccanti.

Con il pretesto di voler colmare questa lacuna dell’industria, la collaborazione tra le software house Marvelous e Brownies ha portato alla creazione di Doraemon: Story of Seasons, titolo fortemente ispirato alla saga di Harvest Moon, visto che tramanda il gameplay ed il nome proprio dal capitolo Story of Seasons di quest’ultima. L’opera pubblicata da Bandai Namco è uscita sia su PC che su Nintendo Switch, e quest’ultima è stata la versione che abbiamo provato, analizzando le modalità con cui il gioco sfrutta a pieno le possibilità legate alla portabilità della console ibrida. Sarà riuscita la collaborazione dei due sviluppatori a creare un gioco valido, che renda giustizia ad un personaggio tanto acclamato? Scopriamolo insieme in questa recensione!

Un insolito seme dai risvolti inaspettati

A dare il via alle vicende narrate nel gioco è proprio un seme. Non abbiamo però a che fare con una piantina comune, perché quando il protagonista Nobita accompagnato dai suoi amici e da Doraemon lo pianta, avviene consecutivamente qualcosa di inaspettato che il gruppo non il avrebbe mai potuto immaginare. Il seme in questione è infatti la fonte delle avventure trattate nel gioco, perché subito dopo aver toccato il terreno cresce gradualmente fino a dare origine nel giro di pochissimi secondi ad un misteriosissimo enorme albero. Subito dopo questo avvenimento, il cielo fino a quel momento di colore particolarmente chiaro diventa cupo e sinistro: improvvisamente appare una sorta di tetra tempesta, che in un batter d’occhio risucchia tutto il gruppo.

L’uragano temporale per fortuna non separa di molto i ragazzi e Doraemon, e quest’ultimo tenta un disperato salvataggio del gruppo, finendo però con il perdere quasi tutti i suoi chusky (dato che vengono risucchiati anch’essi). In balia degli avvenimenti, dopo il fallimento del gatto nell’impresa di contrastare l’incombenza sopraggiunta, il gruppo finisce in un’altra dimensione. I personaggi dopo essersi risvegliati dal viaggio temporale si spostano in un villaggio adiacente alla loro posizione in cerca di informazioni e chiarimenti sull’accaduto. Conoscono la popolazione e le loro usanze, scoprendo di non essere gli unici ad essere stati catapultati in quel posto da una peculiare tempesta. Quella che gli viene però subito palesata davanti è una società dove tutti gli abitanti, di qualunque età essi siano, si rimboccano le maniche svolgendo ognuno una mansione, con il fine di garantire la progressione e l’efficienza del paese. Dopo un’introduzione che crea davvero molta curiosità nel giocatore, si viene immediatamente buttati nel gameplay… che inizia però mostrando uno dei più grandi difetti di Doraemon: Story of Seasons: un estenuante e quasi del tutto inutile tutorial.

Il tutorial, a volte un’eccessiva barriera d’ingresso

Prima di essere infatti scaraventati nel cuore pulsante dell’avventura di Doraemon, bisogna affrontare un tutorial come già detto non particolarmente celere, che risulta essere inoltre davvero frustrante visto che separa il giocatore dall’attesissimo inizio dell’avventura. Il vero problema è che questo, nonostante sia davvero chiaro e piuttosto lungo, non presenta all’interno nulla che non risulti già intuitivo di per sé, finendo per essere esclusivamente frustrante e davvero poco utile. Il giocatore viene poi lasciato finalmente alla scoperta del mondo di gioco in autonomia quasi completa, caratteristica che non è però da considerarsi un difetto, bensì una sua interessante qualità. Il villaggio presenta moltissimi abitanti pieni di dialoghi per Nobita, con traduzioni e testi però spesso errati che non spiccano mai di qualità, e missioni per il giocatore, che risultano spesso monotone ma a volte interessanti. Non ci vorrà poi molto, dopo i dovuti convenevoli con gli abitanti del paese, per arrivare dove si svolge il vero e proprio lavoro di Nobita. Quando il personaggio non è occupato con missioni da fattorino o con vari favori ed incarichi per gli altri cittadini, l’iconico pigrone si occupa di una vera e propria fattoria, che è il fulcro del gameplay. È sul posto di lavoro dove il protagonista vive, badando inoltre alle proprie finanze e all’abbellimento della sua abitazione, oltre che ovviamente al lavoro come agricoltore. Non vogliamo approfondire molto il gameplay del titolo, perché la scoperta del gioco è in questo caso il gioco stesso, quello che ci teniamo però a precisare è che il titolo “Non è per tutti”. Se avete amato giochi come Story of Seasons o Stardew Valley vi trovate sicuramente davanti al prodotto che, per quanto riguarda il gameplay, fa sicuramente per voi. Le varie meccaniche presenti non sono assolutamente adatte a chiunque, al di la dei vari difetti che abbiamo riscontrato.

Doraemon: Story of Seasons

L’atmosfera dalla qualità altalenante

Davvero unica ed originale, l’atmosfera risulta essere insolitamente sia il tallone di Achille,sia un punto di forza per Doraemon: Story of Seasons, in quanto è in alcuni punti curata al millimetro nei dettagli e in altri fondamentalmente abbandonata a sé stessa. Parlando della grafica bisogna sicuramente citare le magnifiche cutscenes, che sia nella modalità docked che in quella portatile spiccano davvero per la loro qualità realizzativa, mostrandosi spaccamascelle considerando che ci si trova su una console ibrida. Nonostante però le scene d’intermezzo ed i filmati siano maestosamente confezionati, il comparto grafico generale non è a conti fatti un granché. Chiariamoci, non ci troviamo davanti ad un porting venuto male, ma vista la grafica non particolarmente pesante gli sviluppatori avrebbero potuto senza alcun dubbio fare di meglio, curandola maggiormente. Il titolo pecca molto sulla qualità generale dei modelli e sul polishing degli stessi, ma anche sulla risoluzione in generale non particolarmente definita, che non dà per fortuna fastidio alla vista nelle ore di gioco praticamente infinite. La OST presente è sempre curata e molto varia, non stanca mai ed intrattiene egregiamente, ma non si può dire lo stesso del comparto audio generale. Le frasi dei personaggi, come anche quelle scritte, sono a volte fuori luogo ed incredibilmente ripetitive, ed anche i suoni ambientali e delle azioni soffrono purtroppo degli stessi problemi, mostrandosi in diverse situazioni piuttosto fastidiosi. Quello che però riesce sempre ad uscire dallo schermo è l’immensa tranquillità che il gioco vuole trasmettere, cosa che per fortuna riesce a fare particolarmente bene. Nonostante tutto si vuole sempre tornare il quel mondo incantato, magico per l’ambientazione ed i colori, che trasmettono una pace ineguagliabile. Aprire il gioco può essere come uscire di casa ed andarsi a rilassare con una passeggiata in campagna, ma stando dove si vuole grazie alla comodità di Nintendo Switch.

…Ma Doraemon?

Potreste aver notato che non abbiamo parlato molto del ruolo di Doraemon all’interno del gioco, sia perché quest’ultimo non è molto presente, sia perché il protagonista è all’effettivo Nobita. Un personaggio come il gatto in questione apre come già detto a milioni di possibilità per gli sviluppatori, ma queste non sono state assolutamente sfruttate in Doraemon: Story of Seasons. In alcuni rari casi i chusky tornano utili, ma non sono chissà quanto rivoluzionari ed indispensabili. Riteniamo che Doraemon possa ancora dare molto all’industria, e avrebbe potuto dare molto di più anche al titolo in questione. Se i protagonisti non fossero stati quelli dell’anime originale, il titolo non ci avrebbe perso a conti fatti poi cosi tanto né narrativamente né al livello di gameplay, e sembra quasi che Bandai Namco abbia solamente voluto usare l’immagine di Doraemon per spingere il titolo. Bisogna inoltre dire che i personaggi sono stati purtroppo quasi tutti snaturati, basti pensare che Nobita il pigrone si trova a lavorare come contadino senza nemmeno lamentarsi troppo. Per fortuna in alcune occasioni del gameplay i chusky tornano utili per il protagonista, ma succede davvero sporadicamente, senza che nulla di incredibilmente utile venga fornito dai gadget in questione.

Doraemon: Story of Seasons

6.7

:Doraemon: Story of Seasons è un titolo solido per gli amanti del genere, che ha davvero molti punti di forza nonostante non manchino le debolezze. È un must have per chi ha apprezzato giochi come Story of Seasons e Stardew Valley, ma non è assolutamente un'esperienza che fa per tutti. Bisogna considerare e sorvolare alcune sbavature legate alla produzione se si desidera apprezzare l'opera, ma ci si può abituare con relativa facilità a quello che fa storcere il naso nel corso delle quasi infinite ore di gioco totali. Il problema più grande di Doraemon: Story of Seasons deriva proprio dal nome dell'opera, perché il gatto robot blu non ha quasi nulla a che fare con il gioco e viene snaturato come anche alcuni altri personaggi dell'anime. Non ha molto senso comprare il gioco se lo si fa esclusivamente perché si è affezionati al protagonista e alla sua banda, dato che questi non hanno poi grande rilevanza all'interno del titolo. Possiamo sperare che Bandai Namco possa pubblicare una rivisitazione delle avventure dell'anime di Doraemon in un'altra salsa, dando più importanza a queste. ;s

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

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