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Enter the Gungeon – Recensione della versione per Nintendo Switch

Con moltissimi giochi roguelike che approdano giorno dopo giorno sul mercato, il settore sembra sempre essere saturo del genere. In questi ultimi anni però, alcune software house sono riuscite a stravolgere questa formula sotto mille nuove sfaccettature, come ad esempio i card game procedurali. Tuttavia, non è di un’esperienza del genere che vogliamo parlarvi oggi, ma di un titolo indie esattamente in linea con le caratteristiche canoniche del genere: Enter the Gungeon.

Dai ragazzi di Dodge Roll – grazie anche al fondamentale publishing di Devolver Digital – è arrivato sul mercato un videogioco all’apparenza non particolarmente appetibile per tutti, specialmente per via di una grafica in pixel art certamente non al passo con i tempi. Da delle premesse non troppo rincuoranti e da un team che ha dovuto vedersela con la sua prima produzione potremmo quindi aspettarci un compitino, o forse una sorpresa del tutto inaspettata? Scopriamolo insieme nelle prossime righe!

Proiettili contro proiettili

Una volta approdati nel gioco è subito possibile notare, già in fase di tutorial, come tutti i personaggi siano effettivamente armi o proiettili, salvo per i protagonisti giocanti. Con un aspetto curioso questi invitano quasi a continuare a nell’avventura, che risulta essere all’inizio estremamente facile ed allo stesso tempo interessante. Non ci vuole poi molto per rendersi conto di trovarsi davanti ad una narrazione particolarmente implicita, ma allo stesso tempo comunicativa ed intrigante. Con dialoghi che strizzano l’occhio all’epoca 8-bit i personaggi iniziano quasi subito a comunicare, ma senza aver capito poi molto è arrivato il momento di entrare nel Gungeon, armati solamente di curiosità e di qualche stravagante nozione appena appresa.

Enter The GungeonEsatto. Un dungeon fatto di proiettili, perché i nemici all’apparenza quasi pacifici iniziano gradualmente ad inferocirsi con il passare del tempo, o meglio delle stanze. Ci si trova davanti ad una serie di mura tra loro collegate alla perfezione, con una mappa in grado di chiarire ogni dubbio (ma non i mille segreti). Procedendo si troveranno infatti letteralmente centinaia d’interessanti interazioni, con personaggi non giocanti o addirittura con delle armi.

Una peculiarità di Enter the Gungeon è inoltre l’Armonomicon, un libro che contiene informazioni su tutti gli oggetti trovati ed i personaggi incontrati e funge quasi come una wiki. Immergendosi sempre di più nell’esperienza è possibile notare come una storia apparentemente no-sense e caricaturale sia in realtà ben scritta e strutturata, e soprattutto difficile da scoprire. Concludendo infatti il gioco in moltissime maniere si potrà approfondire la trama di ognuno dei personaggi e del perché questi siano finiti all’interno del Gungeon.

Ripulire ogni stanza   

Tralasciando l’ottimo comparto narrativo, il vero fulcro di Enter The Gungeon risiede senza alcun dubbio nel suo gameplay. Il Gungeon è formato come già detto da moltissime stanze, che nonostante sembrino realmente posizionate a mano vengono inserite proceduralmente – caratteristica che alla lunga le vedrà ripetersi troppo frequentemente, specialmente per i pochi modelli presenti. Queste pullulano di mostri che hanno sembianze a tema armi da fuoco, che useranno armi da fuoco… e che andranno sconfitti con armi da fuoco! Che non s’immagini però la classica pistola ed il fucile, perché il gioco ha letteralmente più armi che nemici. Preparatevi ad imbracciare raggi laser e pistole parlanti, passando per qualunque cosa possa nella mente degli sviluppatori creare proiettili. Tutti i contenuti non sono disponibili fin da subito perché per trovare quasi ogni oggetto sarà necessario effettuare delle azioni, ma per fortuna mai aprire il portafoglio reale. Che si tratti di acquistarle da nuovi NPC che vengono sbloccati nel corso dell’avventura, o di effettuare particolari azioni, per riempire l’Armonomicon ci vorranno centinaia e centinaia di ore – ed il gioco non verrà per fortuna mai a noia dato che ogni volta i tesori ottenibili nel Gungeon diventeranno più di quanti se ne possano effettivamente ricordare.

Enter The Gungeon

Oltre a sparare è sempre necessario avere la concentrazione al massimo, per conoscere a memoria i pattern di ogni nemico, i layout di ogni stanza e trappola, e riuscire a schivare le miriadi di proiettili pronti a diminuire la nostra salute. L’esperienza insegna inoltre come gestire al meglio la propria valuta (tanto per cambiare proiettili) ed arrivare all’ultima stanza armati fino ai denti, e magari anche senza troppe maledizioni o malus. Ogni run è in qualunque caso diversa dalla precedente e per adattarsi e fare le scelte corrette ci vuole davvero molta attenzione, ma tutto vien da sé e l’abilità nel ripulire le stanze è sempre sufficiente a riparare a qualche azione che si rivela negli altri piani come errata. Gli obliteratori riescono dal canto loro a salvare da situazioni disperate, e anche ad attivare qualche bonus temporaneo se si posseggono i giusti oggetti nell’infinito inventario. Parliamo di piccoli aggeggi in grado di respingere tutto il fuoco nemico circostante… e all’evenienza di sbloccare le camere segrete di alcuni piani.

Non possiamo non notare come un team con un bassissimo budget sia riuscito a creare una mole di contenuti fuori dalla norma. Sacrificando il comparto grafico lo studio di sviluppo è riuscito a portare sugli schermi un gameplay sia solido che variegato. Senza stravolgere particolarmente la formula dei dungeon crawler – semplicemente inserendo nell’esperienza un sacco di stile e varie idee ben congegnate – per quanto in fin dei conti non rivoluzionarie.

Spara pure dove vuoi!

Abbiamo avuto la possibilità di provare Enter The Gungeon nella sua versione per Nintendo Switch. Non ci vuole molto per rendersi conto di quanto sia unico poter mettere alla prova le proprie abilità ovunque si preferisca, purché si faccia attenzione a salvare nei momenti giusti e non si rischi di perdere tutti i progressi di qualche run particolarmente fortunata. Il gioco presenta già da sé tutti gli aggiornamenti a pagamento e la possibilità di giocare in coop con due controller si mostra in forma smagliante in portabilità. Nella versione per Nintendo Switch i tempi di caricamento sono forse un po’ troppo lunghi, specialmente considerando il comparto grafico.

Proprio graficamente, il titolo rimane fedele alle sue altre versioni, con una pixel art tutto sommato ben realizzata ed appagante alla vista, che alla lunga riesce a farsi apprezzare e desiderare. Con anche i suoi tipici suoni ed i personaggi presenti, il gioco riesce senza dubbio a catturare praticamente chiunque, purché si sia pronti a mettersi alla prova e a non perdere la concentrazione per neanche un millesimo di secondo. Nel caso in cui siate completisti e vogliate venire a capo di ogni singolo mistero, riuscendo a riempire l’Armonomicon nella sua interezza, vi consigliamo la wiki del gioco che presenta ogni singolo dettaglio che il titolo di suo non rivela. Tuttavia vi assicuriamo che farvi guidare da quest’ultimo è allo stesso tempo un’ottima idea, specialmente per chi non è interessato a sbloccare ogni singolo dettaglio, almeno non subito.

Enter The Gungeon

9.3

Enter The Gungeon è esattamente la sorpresa che speravamo potesse arrivare, che nella sua veste per Nintendo Switch risplende più che mai. Parliamo di un'opera pressoché perfetta che non ha quasi nessun difetto dalla sua, se non una ripetitività di fondo che si palesa però solamente superando le 100 ore di gioco. Ad un prezzo davvero irrisorio è possibile immergersi in un'esperienza accattivante ed impegnativa, che riesce a regalare risate per la sua ironia e sano divertimento per il suo gameplay ben strutturato, che vuole farsi scoprire run dopo run rimanendo impresso nel giocatore.

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

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