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Extinction – Recensione del film originale Netflix diretto da Ben Young

L’addetto alla manutenzione elettrica Peter è tormentato da incubi ricorrenti su una presunta invasione aliena. Si addormenta sul posto di lavoro e inizia a notare misteriose formazioni luminose nel cielo, ma nessuno gli crede e il suo capo, apparentemente scettico ma comprensivo, gli suggerisce di vedere un medico. Inizia però a verificarsi tutto ciò che ha avuto modo di vedere nei suoi sogni, con edifici che vengono fatti saltare in aria e soldati in armature nere che uccidono gli abitanti e distruggono tutto ciò che incontrano.Extinction Fin dai primi minuti non è possibile negare la sensazione di “già visto” che ci accompagnerà per tutta la visione del film: ambientazione, alcune scene chiave e il design richiamano prepotentemente a Skyline dei fratelli Strause, uscito nelle sale cinematografiche nel lontano 2010 e che raccontava un’analoga invasione aliena, vissuta tra le mura dei grattaceli di Los Angeles. In Extinction, film diretto da Ben Young, al suo secondo lavoro dopo il sorprendente Hounds of Love, la location non è ben specificata, ma l’effetto è lo stesso. I palazzi diventano un labirinto di paura per le prede in fuga e lo scontro con gli invasori, che si mostrano inizialmente come creature umanoidi protette da inquietanti maschere, avviene in luoghi angusti, claustrofobici e in rovina. I protagonisti si trovano al centro di una vicenda ambientata per la quasi totalità di notte, tra palazzi in fiamme e cunicoli sotterranei, con una discreta tensione di genere a fare capolino in un paio di occasioni, mista al senso di curiosità sulla reale identità degli invasori.

La tempistica si rivela essere fondamentale. Almeno due twist posizionati a distanza ravvicinata sovvertono le convinzioni dello spettatore. La trama viene divisa letteralmente in due, una prima parte quasi onirica e una seconda caratterizzata da elementi più vicini al genere post-apocalittico. Gli sceneggiatori hanno giocato con linee di dialogo povere e poco ispirate, i personaggi funzionano pur non avendo una profonda caratterizzazione. La storia è molto statica per la prima ora, ma il colpo di scena a metà pellicola immette, all’interno del racconto, una carica di adrenalina. Proprio quando sembra non portare da nessuna parte, Extinction riesce a risolversi: l’escamotage dei sogni premonitori assume un nuovo significato col procedere degli eventi, permettendo di chiudere un occhio sulle evidenti ingenuità nella gestione delle dinamiche tra i personaggi principali.

L’opera, nel suo complesso, risulta essere manchevole quasi totalmente di attesa e trepidazione. L’inserimento degli incubi, di cui soffre Peter, annienta la scoperta e ridimensiona la portata stessa dell’invasione, costringendo la sceneggiatura a dover sostenere la propria credibilità su quell’unico momento rivelatore e su ciò che compierà Peter sino alla fine. L’elemento che caratterizza davvero il film è l’attenzione rivolta ai dettagli e non alla spettacolarizzazione della guerra. Il risultato complessivo non è del tutto riuscito, ma è innegabile che lo script parta da coraggiosi presupposti. Tutto è riconducibile a una lotta di supremazia tra specie, ma anche un’analisi, seppur limitata, di ciò che la discriminazione può generare a causa della sua perversa natura.

Extinction

6

Extinction cerca di reggersi su qualche colpo di scena, risollevando una narrazione particolarmente blanda. L’attenzione rivolta ai dettagli e non alla spettacolarizzazione della guerra è ciò che caratterizza davvero tutto il film.

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