VideogiochiRecensione

Fairy Tail – Recensione, l’opera di Hiro Mashima arriva su console

Fairy Tail di Hiro Mashima è sicuramente uno dei manga shonen più interessanti sul mercato, proprio per questo motivo la sua controparte videoludica aveva suscitato tanto interesse, visto che il suo stile si adattava perfettamente alle caratteristiche dei vari giochi di ruolo a stampo nipponico. L’abbiamo aspettato, l’abbiamo voluto e alla fine eccoci qui, a tirare le somme di quella che, alla fine, si è rivelata l’ennesima occasione sprecata per far brillare la trasposizione di un manga su console. Sia chiaro, il gioco non è male nella sua totalità, gli appassionati troveranno sicuramente pane per i loro denti, ma quello che manca al titolo è un’anima propria, visto che fa forza su soluzioni ludiche classiche, poco ispirate e sviluppate in modo non proprio approfondito. Il risultato finale è un’opera abbastanza caotica, che riesce a guidare il giocatore alla sua conclusione, ma lo fa passando per momenti triti e ritriti, senza offrire qualcosa di nuovo durante la progressione, sia in termini di gameplay sia in termini di game design. Il prodotto non puntava certo ad essere un must del suo genere di riferimento, ma certamente ne esce parecchio sottotono rispetto ad altri competitor.

Il risultato finale rischia di essere apprezzato solo agli appassionati del manga (ai quali è chiaramente dedicato), oppure agli amanti più hardcore dei giochi di ruolo. Il titolo ha al suo interno anche qualche spunto interessante, ma resta bloccato su canoni di game design fermi a circa 10 anni fa, senza il minimo interesse nel confezionare per i fan dello shonen un prodotto in grado non solo di essere evocativo nell’immaginario collettivo, ma anche appagante.

Fairy TailSi parte da metà

Sebbene Fairy Tail abbia trovato la sua fine nel 2017, in questo gioco inizierete circa a metà. Di base questo potrebbe essere già un problema, visto che difficilmente chi non ha letto il manga sarà in grado di godere appieno della trama, causa naturali vuoti narrativi. Il celebre scontro all’Isola di Tenro rappresenterà di base il tutorial di gioco, a danno però della spettacolarità che hanno regalato quelle sequenze durante il manga. Una volta fatto il tutto, ci sarà uno stacco temporale della bellezza di sette anni, da dove comincerà ufficialmente l’avventura. A causa di avvenimenti che non vogliamo spoilerarvi, la famosa gilda di Fairy Tail è caduta in disgrazia, e il vostro compito sarà quello di riportarla ai fasti di un tempo, missione dopo missione.

Non vogliamo aggiungere altro alle premesse narrative, visto che il gioco di suo è abbastanza generoso nell’elargire trama e dettagli. Ripetiamo una cosa importante però: la scelta di far coincidere l’inizio del gioco con il vero cambio di ritmo del manga è assurda, visto che è una mossa a favore unicamente dei fan più assidui dell’opera, costringendo chiunque voglia approcciare per la prima volta alla serie ad essere assalito da spoiler di tutti i tipi, anche particolarmente importanti. Non è una scelta che condividiamo, visto che per Fairy Tail è il primo approccio sulle console vere e proprie. A minare il tutto, ovviamente, ci pensa anche la mancanza di un qualsiasi tipo di testo italiano, che aggiunge un’ulteriore barriera a chi voglia scoprire questo splendido shonen.

Il fuoco nelle mani

Prima di addentrarci nella varie dinamiche di gioco, è giusto parlare del gameplay, così da avere prima una panoramica generale dell’opera. La scelta del team è stata quella di padroneggiare la componente shonen in un sistema di combattimento a turni, che dovrebbe dare così libero sfogo ai poteri dei vari protagonisti, sbloccando mosse combinate, attacchi speciali e altro. Questo porta a un ventaglio di magie curative, offensive o di buff, costringendo l’utente a cambiare approccio a seconda dei nemici e del loro posizionamento in campo. Per dare più pepe agli scontri è stata inserita anche una componente tattica, che trasforma il campo di battaglia in una scacchiera: questo naturalmente costringe il giocatore a fare delle scelte, che si dimostrano pian piano fatali per quanto concerne l’andamento della lotta.

L’interfaccia di gioco garantisce all’utente una massima comprensione di quello che sta accadendo su schermo, segnando anche l’efficace e la debolezza di uno specifico attacco su un determinato nemico. Durante le lotte si riempirà un apposito comando, che una volta al culmine potrà essere scaricato con un potente attacco di squadra: questo colpo può cambiare drasticamente l’esito delle battaglie, divincolando il giocatore da situazioni davvero ingarbugliate. Man mano che progredirete nel gioco e completerete missioni specifiche, aumenterete il grado di affinità con i vostri compagni, aprendovi così altre situazioni di vantaggio durante gli scontri.

Confessioni 

Al netto di quanto detto fino a questo momento, ci sono situazioni che il team di sviluppo non è riuscito a padroneggiare al meglio. Per prima cosa, sebbene Fairy Tail dia all’utente la possibilità di controllare diversi personaggi in alcuni spezzoni, l’eccessiva linearità e monotonia delle missioni uccide completamente il senso di progressione, dando l’impressione di aver visto già tutto dopo poche ore alle prese con l’avventura. Quest di caccia, raccolta e ricerca, il tutto che culmina con una serie inevitabile di scontri, troppo ridondanti alla lunga per poter tenere il giocatore incollato. Il divertimento scema, e a poco serve lo sviluppo della gilda, che dona un ottimo spunto ma che sarebbe dovuto essere sfruttato al meglio. Infatti, se l’equipaggiamento dei personaggi è limitato ad oggetti da assegnare, conferendo solo un mero incremento statistico e nulla più, la gilda è il vero nucleo da incrementare se si vuole proseguire nella storia.

Anche qui però il gioco singhiozza, proponendo spunti come già detto interessanti ma che non sono stati sviluppati al pieno dello loro potenzialità: fin dall’inizio potrete investire denaro sulla vostra gilda, incrementando il tutto con negozi e stanze che vi garantiranno l’accesso ad oggetti e missioni sempre migliori. Per livellare un determinato aspetto della gilda però non dovrete solo avere la pecunia, ma anche completare la relativa missione. Sebbene sia ottimale la scelta di guidare con mano il giocatore ad ogni quest con l’apposito segnalino (“ottimale” perché la barriera linguistica potrebbe essere un muro per tanti), il tutto finisce per essere solo ed esclusivamente un’esecuzione di ordini e comandi ben precisi, senza la possibilità di uscire realmente dai binari e scoprire qualcosa di relativamente interessante. Infatti, se proprio la quest principale viene giustificata da una certa linearità, le missioni secondarie sono veramente di poco impatto su tutta l’esperienza, risultando un mero riempitivo e nulla più.

Fairy TailLa gilda stessa poi ha un sistema di punteggio, il giocatore potrà assegnare questi punti ai vari personaggi, incrementandone le capacità di lotta, mediante bonus di vario genere come la possibilità di sbloccare uno slot per l’equipaggiamento. Sebbene all’inizio questo rappresenti un buon modo per aumentare la forza dei protagonisti, alla lunga dovrete necessariamente scegliere chi migliorare a discapito di altri.

Ultime conclusioni

Il mondo di gioco di Fairy Tail è formato da macro aree, un po’ alla Dragon Quest XI ma con le dovute distanze, tutte differenziate e capaci di rendere omaggio all’immaginario ideato all’interno del manga. Tuttavia abbiamo trovato, anche in questo caso, poco bilanciamento nelle varie zone: se alcune aree evocative sono state trattate con una cura più attenta, altre magari considerate secondarie sono state lasciate molto al caso, risultando spoglie e poco memorabili. Anche a livello tecnico non si grida certo al miracolo, il tutto risulta in linea con quanto visto in altre produzioni di questo genere (ci riferiamo ai tie-in) ma è davvero ben poco per stupire anche i fan più accomodanti. Certamente l’opera non puntava a questo, ma tra scontri a turni, nemici poco caratterizzati, paesaggi poco ispirati, il tutto risulta statico e per niente efficace, visto che ci si limita praticamente ad uno “sfondo” da farci attraversare tra una zona e l’altra.

In conclusione quanto fatto da Fairy Tail non è sicuramente un ottimo lavoro, visto che non basta prendere un brand di successo e riproporlo in salsa ludica. Di tie-in su shonen in questi anni ne abbiamo viste a bizzeffe, fatti in modi e stili differenti. Questa opera prova a dire la sua, ma nonostante le buone aspettative sul titolo che anche personalmente avevo, a conti fatti quello che andrete ad acquistare sarà un gioco di ruolo non particolarmente all’altezza dal punto di vista ludico. Se siete fan di questo genere di prodotti concluderete l’esperienza comunque soddisfatti, ma non nego che portarla a termine in alcuni casi potrebbe risultare particolarmente duro. Le quest sono monotone, la progressione non è appagante, la storia è quel che è, se la conoscete non avrete sorprese, se invece questo è il vostro primo approccio all’opera di Hiro Mashima sarete estranei ad alcuni concetti o spiegazioni. Peccato, e lo diciamo con il cuore in mano, ribadendo che almeno in partenza le premesse per un ottimo gioco c’erano tutte. Nonostante questo però, è doveroso dire che la software house ha mostrato alcune idee particolarmente carine, che in futuro dovrebbero essere riprese e approfondite.

Al netto delle problematiche del gioco però, crediamo che l’esperienza nella sua completezza sia in grado comunque di appagare i fan del genere, per gli appassionati del manga invece sarà più un piacevole giro nei ricordi. Tuttavia speriamo che quanto visto sia solo un punto di partenza, un modo per perfezionare ed inquadrare le produzioni di questo stile, dato che crediamo che la strada intrapresa, in parte, potrebbe rivelarsi quella giusta. Inoltre, cosa molto importante, alcuni problemi da noi riscontrati a livello tecnico saranno sistemati con un aggiornamento al momento dell’uscita del titolo.

Fairy Tail

6

Fairy Tail è un gioco con grandi problemi strutturali, che non spicca per personalità e non riesce a dare giustizia ad un manga importante come quello di Hiro Mashima. Il risultato finale è quello di un'opera anonima, senza infamia e senza lode.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

    Rispondi

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

    Potrebbe interessarti anche