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Fear Street Parte 3: 1666 – Recensione, un viaggio tra amore e vendetta

Il tempo è passato piuttosto velocemente, e già ci troviamo di fronte all’ultimo capitolo della nuova e promettente trilogia horror di casa Netflix. Dopo il successo di Fear Street Parte 1: 1994 e Fear Street Parte 2: 1978, adesso sarà Fear Street Parte 3: 1666 a concludere il cerchio, portandoci, per la terza e ultima volta, nelle sanguinose vie di Shadyside, la cittadina americana che si è fatta riconoscere per i brutali omicidi che da sempre tormentano i suoi abitanti. Come vi abbiamo già anticipato nelle precedenti recensioni, la trilogia di Fear Street è stata realizzata dalla regista Leigh Janiak (Honeymoon) ed è tratta dall’omonima serie di romanzi dello scrittore R.L. Stine (autore anche dell’iconico Piccoli Brividi).

Dopo aver fatto un salto nel passato di Shadyside in Fear Street Parte 2: 1978, quest’utimo capitolo ci porta ancora più indietro, all’origine del male e della storia della famigerata Sarah Fier, la strega che, secondo le leggende locali, ha maledetto la città nel momento della sua morte. Ma è arrivato il momento di avvicinarsi alla verità e scoprire in che modo i nostri protagonisti riusciranno a spezzare la maledizione che appesta la cittadina. Il terzo e ultimo capitolo della serie, ossia Fear Street Parte 3: 1666, è disponibile sulla piattaforma streaming Netflix dal 16 luglio 2021, e ora ve ne parleremo in questa nostra recensione.

Fear Street Parte 3: 1666, l’origine del male

Prima di iniziare la nostra recensione di Fear Street Parte 3: 1666 è bene prendere in considerazione tutto quello che è successo negli altri due film della trilogia. Il primo capitolo, ambientato nel 1994, ci ha presentato il nostro gruppo di protagonisti. Tra questi c’è anche Deena (Kiana Madeira), una ragazza intenta lasciarsi alle spalle la recente rottura con la sua ex-ragazza Sam (Olivia Welch). Una relazione sofferta e accettata con diffidenza dagli altri, soprattutto considerando il contesto storico e culturale che fa da sfondo alle vicende.

Dopo aver ascoltato la testimonianza della tragica notte che ha segnato per sempre la vita di Ziggy Berman (Gillian Jacobs), l’unica sopravvissuta alla maledizione di Sarah Fier e al Camp Nightwing, Deena e suo fratello Josh (Benjamin Flores Jr.) sono riusciti a ricongiungere il corpo della strega alla sua mano, finendo così per essere catapultati direttamente nel 1666, all’origine di tutto. Una visione spettrale ed inquietante, che la ragazza vive proprio dal punto di vista della Fier, rivivendo i suoi ultimi giorni prima delle accuse di stregoneria e della sua esecuzione.

Fear Street Parte 3 1666 Recensione

Vivendo il passato di Sarah Fier in prima persona, Deena scoprirà presto che alla base della maledizione che affligge da secoli la cittadina c’è proprio l’inizio e la fine di una tragica storia d’amore. Anche in questo caso l’atmosfera cambia completamente, attingendo a piene mani dai folk horror più recenti (The VVitch di Robert Eggers e Hagazussa- La Strega di Lukas Feigefeld, per citarne alcuni). Lasciati alle spalle i neon e le atmosfere nostalgiche degli anni ’80 e ’90, Leigh Janiak illumina l’inquietante ambientazione con il fuoco delle fiaccole, mentre l’intero villaggio, alle prese con un’estenuante caccia alle streghe, non si rende conto che il diavolo si nasconde molto vicino a loro.

Una storia che attraversa i secoli

La produzione Netflix, tuttavia, ci presenta due ambientazioni completamente differenti tra loro. Solo la prima metà del film, infatti, prende luogo nel folklore del 1666. Dopo aver assistito alla vera storia della strega Sarah Fier, il titolo ci ritrasporta prepotentemente nel 1994, con i suoi colori accesi, l’iconica musica del periodo e il restante gruppo di personaggi principali (che erano presenti anche nella visione, anche se solo per permettere a Deena di immedesimarsi nel racconto). Il centro commerciale che ci ha trascinati all’interno della trilogia torna ad essere fondamentale ai fini della narrazione, mentre un’atmosfera sempre più pop ci accompagna verso una degna conclusione delle vicende narrate.

Possiamo parlare di una degna conclusione perché Fear Street, nei suoi alti è bassi, ha continuato a poggiarsi su una base solida e perfettamente coerente, in cui tutto risulta essere collegato senza forzature di nessun tipo. In netto contrasto con tutto ciò che ci è stato raccontato fino ad adesso, Sarah Fier non era tanto diversa da Deena e questo ci permette di cogliere non pochi collegamenti tra le storie delle due donne. Il citazionismo, i cliché e  i riferimenti (se vogliamo definirli in questo modo) ad alcune delle produzioni slasher più celebri di sempre, hanno lasciato spazio a qualcosa di completamente nuovo, trasportando l’intera pellicola a livelli inaspettati dopo la visione dei due capitoli precedenti e toccando problemi ancora attuali, come l’omofobia, le profonde differenze tra le diverse classi sociali e il cosiddetto panico morale.

Fear Street Parte 3 1666 Recensione

Dopo esserci goduti le prime due parti di una trilogia particolarmente intrigante, Fear Street Parte 3: 1666 ci presenta sullo schermo tutte le risposte che stavamo aspettando, portandoci nel profondo della realtà di Shadyside. Arrivati alla conclusione di questa trilogia decisamente sperimentale, uno degli aspetti che ci ha colpiti di più è proprio la realizzazione dei personaggi principali. Quest’ultimi, anche nel combattimento finale, infrangono quasi completamente i cliché presenti nei film precedenti. Stiamo parlando di protagonisti svegli e astutamente pericolosi, in grado di diventare facilmente un pericolo per i nemici una volta scoperti i loro punti deboli.

Questo è particolarmente interessante, soprattutto considerando che il panorama horror (e nello specifico quello slasher, da cui viene presa maggiormente ispirazione), ci ha abituati a “eroi” aridi e poco interessanti, vera e propria carne da macello di fronte al serial killer di turno. Fear Street Parte 3: 1666, oltre a chiudere il cerchio della maledizione di Sarah Fier, conclude con successo una trilogia ben bilanciata. Un approccio al genere horror che risulta efficace e che, anche se trova la sua forza principale proprio nel costante senso di nostalgia che accompagna la visione, ci regala una novità fresca ed avvincente.

Fear Street Parte 3: 1666

7.8

Fear Street Parte 3: 1666, il terzo ed ultimo titolo della nuova trilogia horror della regista Leigh Janiak, prodotta da Netflix e tratta dall'omonima serie di romanzi di R.L. Stine, si presenta come una degna conclusione della saga che, tra alti e bassi, ci ha regalato un viaggio fatto di novità, nostalgia, amore, vendetta e citazioni. Questo capitolo va oltre alle caratteristiche già collaudate in precedenza all'interno di Fear Street Parte 1: 1994 e Fear Street Parte 2: 1978, presentandoci un finale che si lascia alle spalle il citazionismo che ha caratterizzato i capitoli precedenti e che acquisisce maggiore profondità toccando argomenti che, purtroppo, sono ancora estremamente attuali.

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