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Final Fantasy VII Remake – Anteprima, treno per Midgar andata e ritorno

Parlare di Final Fantasy VII Remake non è una cosa semplice. Il peso storico della produzione si avverte, è quasi palpabile, ma questo certamente non impedisce a noi redattori di svolgere, in modo consono e professionale, il nostro lavoro di divulgazione. Anzi, per certi versi, in questo caso la nostra figura ricopre un ruolo fondamentale, visto che siamo il mezzo di comunicazione che c’è tra prodotto finale e utente. Perché questa doverosa premessa? Perché la settima fantasia finale è qualcosa di scomodamente sacro, non essere sufficientemente preparato o non affine a questo tipo di prodotti può rivelarsi assai dannoso per quella che sarà la comprensione ultima dell’opera. Siamo partiti allora alla volta di Midgar, una città familiare e che conosciamo molto bene. Tuttavia non è più il 1997, siamo cresciuti tutti d’allora e inevitabilmente siamo cambiati: più alti magari, oppure qualche chilo di troppo o un capello in meno: quello che è certo è che non siamo più, esteticamente parlando, quelli di una volta. La nostra stessa evoluzione la possiamo applicare a Midgar, capace di riportare sì alla mente ricordi evocativi, ma anche in grado di regalare nuove emozioni e colpi scenici davvero impensabili ai tempi. Abbiamo provato abbondantemente il titolo Square Enix durante un evento stampa dedicato e, così come alla Gamescom, usciamo con sensazioni estremamente positive. Tuttavia, se durante la kermesse tedesca le nostre impressioni erano legate esclusivamente a una piccola porzione di demo, questa volta – dopo il nostro test milanese – possiamo sbilanciarci di più, anche se per il giudizio definitivo dovremo aspettare la sede di recensione.

Bentornati a Midgar

Sebbene sia ancora presto per poterlo affermare, questo primo ed effettivo ritorno a Midgar è stato per certi versi magico. L’atmosfera elettromagnetica riesce a catturare fin da subito l’attenzione, canalizzando l’interesse solo e unicamente sulle scene che si susseguono. Iniziamo a giocare dopo il filmato introduttivo, al termine di una breve panoramica il focus si sposta durante l’assalto iniziale al reattore Mako, con Cloud e gli Avalanche intenti a collaborare per completare la missione. L’obiettivo è distruggere il primo reattore e danneggiare pesantemente la Shinra, azienda che è riuscita a convertire in tecnologia l’energia interna del pianeta, a scapito però dello stesso. Sebbene non possiamo parlarvi in modo approfondito della trama o della aggiunte fatte ad essa, vi basti pensare che ogni interazione dei personaggi e ben coesa e precisa, con dialoghi scritti a meraviglia che non fanno altro che donare ulteriore colorito alla personalità dei protagonisti, oltre che maggiore spessore alla trama del videogioco. Final Fantasy VII Remake è potenza allo stato puro, in grado di far arrivare in modo chiaro e diretto tutta la pesantezza di alcuni momenti.

Cloud e compagni riescono a trasmettere fin da subito una grande empatia con il giocatore; da elogiare, infatti, le animazioni facciali in grado di far vedere in modo trasparente tutte le emozioni. I drammi e le paure dei personaggi sono messi ben in evidenza, così come la loro forza e fragilità. Tutte queste componenti approfondiscono in modo sostanziale una trama già in precedenza ricca, ma che adesso si mostrerà per la prima volta in tutta la sua completezza. I protagonisti interagiscono tra loro, litigando anche a volte, mostrando chiaramente l’enfasi dei vari momenti. Gli scenari anche aiutano ad immergersi nel tutto, visto che a modo loro raccontano la drammaticità degli eventi. Le ambientazioni del gioco originale sono state riprodotte in modo maestoso, con colpi d’occhio e scorci che vi sorprenderanno. La sensazione è che Square Enix abbia ricreato l’universo in maniera coerente all’immaginario collettivo, sfruttando al massimo la potenza dell’attuale generazione di console. Midgar è come ve la siete sempre immaginata, ricca di dettagli e “chicche” che solo i fan di vecchia data potranno capire.

Una delle cose più discusse di Final Fantasy VII Remake è di come avrebbe gestito il suo essere open world. Sebbene di alcune cose non possiamo assolutamente parlarvi, vi basti sapere che ci siamo fatti un giretto per Midgar. La città potrà essere esplorata in lungo e in largo e nel mentre avremo modo d’interagire con i vari npc per scoprire pensieri o pareri. Inutile dire che questa apertura per noi è stata una vera e propria boccata d’aria fresca: dopo la prima fase a binari del reattore Mako, abbiamo sentito una vera e propria sensazione di libertà. La città ci è sembrata perfetta, ricca di vita e pulsante di storia; se i nuovi fan non vedranno l’ora di scoprirla quelli vecchi non crederanno ai loro occhi.

Un nuovo modo di combattere

Arriviamo dunque alla parte cruciale della nostra esperienza, ovvero il gameplay. Ci sono stati fin dall’inizio dibattiti sulla scelta dei combattimenti in tempo reale, visto che snaturavano la natura a turni dell’opera originale. La nostra risposta è che i tempi vanno avanti, e Final Fantasy VII Remake fa del suo sistema ludico una parte fondamentale dell’esperienza. Per prima cosa, dimenticatevi gli scontri a turni, i nemici pullulano le aree di gioco e sono ben visibili anche da lontano. Ci teniamo a precisare che in questa nostra prima prova abbiamo potuto testare solo tre personaggi: Cloud, Tifa e Barret. Ogni membro del party ha delle caratteristiche ben precise e delineate, che garantiscono una grossa varietà, e la possibilità di passare da un personaggio all’altro durante i combattimenti spezza in modo radicale la monotonia. Il titolo, inoltre, offre una costante varietà di situazioni, cosa che vi costringerà a cambiare il controllo molto spesso.

Cloud può sfruttare principalmente due assetti, uno leggero e uno pesante. Per cambiare tra i due vi basterà semplicemente premere un tasto, con differenze sostanziali sia nei danni che nel moveset. Nel primo caso, il biondo personaggio colpirà i nemici con molteplici attacchi, mentre la seconda opzione gli fare sferrare fendenti più lenti ma possenti. Tifa è più o meno come Cloud, tranne che invece di cambiare assetto può sferrare un colpo molto potente: lei è il giusto equilibrio tra velocità e forza. Barret dal canto suo può sfruttare gli attacchi a distanza e, tra i personaggi provati, ci è sembrato quello che più di tutti forniva una valida alternativa all’approccio classico. Con lui potete colpire avversari lontani, sfoltendo le cosiddette seconde linee e dare un enorme vantaggio al gruppo. Sfruttando la sua torretta può inoltre lanciare un unico e grande colpo, che necessita però di alcuni secondi di ricarica per essere usato nuovamente. Ci teniamo a precisare anche che tutte le mosse sono state ben coreografate, e nel mentre che vedevamo i membri del party muoversi in battaglia ci è sembrato quasi di assistere a una danza. Il loro modo di combattere influenzerà gli scontri, permettendo anche una sorta di collaborazione tra i protagonisti.

Il combattimento, dunque, come detto in precedenza, è in tempo reale, ma Square Enix ha lasciato spazio anche alla strategia. Quando userete le abilità il tempo rallenterà, permettendovi di pensare all’azione successiva con una leggera calma. Le Limit Break adesso sono gestite da una barra che si ricaricherà grazie ai colpi inflitti e subiti: ogni skill ha un consumo diverso, sarete chiamati a scegliere la soluzione migliore a seconda della circostanza. Anche in questo caso le movenze dei personaggi sono perfette e ritmiche, una vera e propria gioia per gli occhi. Nonostante questo, però, è giusto precisare una cosa, il gameplay è si frenetico ma appare anche molto preciso, gli scontri sono sostenuti e c’è il rischio di perdere se si sottovaluta il nemico. Tuttavia, man mano che prenderete confidenza con i comandi, vi capiterà di mandare in stato di crisi l’avversario: questo è il momento migliore per sfogare tutta la vostra potenza. Per alcuni secondi la minaccia di turno si ritroverà indifesa e sfruttare questa finestra per fare quanti più danni possibili sarà spesso essenziale.

Altri aspetti di grande importanza nel gameplay di Final Fantasy VII Remake sono le Materie e le Magie, meccaniche riproposte in chiave più moderna e funzionale rispetto al passato. Per chi non lo sapesse, le Materie sono sostanzialmente fonti di energia che, incastonate all’interno dell’equipaggiamento, conferiscono abilità speciali. Il loro effetto adesso è stato ancor più stratificato e ingrandito, diventando conseguentemente ben più fondamentali rispetto al passato. Lo sviluppo di queste materie sarà essenziale anche per la progressione dei personaggi, visto che grazie ad esse i nostri eroi potranno lanciare pian piano incantesimi sempre più potenti. Potrete infatti scagliare magie di attacco e di difesa, sarete voi a scegliere quali usare e quali no. Tutto questo vi permetterà di plasmare il vostro party ideale a seconda delle preferenze.

Conclusioni

Come detto in precedenza Final Fantasy VII Remake è una goduria per gli occhi, una dimostrazione tecnica impressionante condita da una regia ben realizzata; queste prime ore in compagnia del titolo sono state davvero chiarificatrici. Sebbene per i giudizi definitivi dovremo aspettare la versione completa della produzione, ci sentiamo davvero di dirvi che l’opera sembra essere perfetta. Siamo usciti assai colpiti dalla prova e con la netta sensazione di aver potuto toccare qualcosa di “diverso”. Quello che ha lasciato il gioco è un misto tra nostalgia e maturazione, proprio come da intento. Square Enix è ben conscia della sacralità del settimo capitolo e lo sta trattando con i guanti, soprattutto poiché dopo che le sue ultime due grandi produzioni (Final Fantasy XV e Kingdom Hearts III) non sono riuscite ad accontentare tutti, scomodare un colosso sacro come l’avventura di Cloud può essere un’arma a doppio taglio. Nonostante questo, però, se avete ancora dubbi sulla qualità del titolo, è arrivato il momento di dissiparli: Final Fantasy VII Remake potenzialmente può essere uno dei migliori giochi di questa generazione, e noi non vediamo l’ora di metterci le mani sopra.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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