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Final Fantasy VII Remake – Provato, Cloud incendia la Gamescom

Inutile girarci troppo intorno, Final Fantasy VII Remake era senza ombra di dubbio uno dei giochi più attesi della fiera tedesca. Il ritorno dello storico settimo capitolo della fantasia finale ha fatto molto discutere, soprattutto la scelta di dividerlo in episodi, ma al netto di quello che abbiamo provato possiamo dire che il titolo sembra rendere giustizia all’opera originale. Purtroppo siamo stati in compagnia del prodotto relativamente poco, la prova infatti era stata programmata per essere completata tra i 20 e 30 minuti, ma ci permetteva di prendere una discreta confidenza con i comandi generali. In tutto questo è giusto dirvi che ne siamo usciti comunque entusiasti e positivi.

Ritorno al reattore Mako

La nostra prova sostanzialmente era il lungo filmato rilasciato all’E3, quello dello scontro contro il Guard Scorpion. Il test parte poco prima di questa battaglia, giusto il tempo di prendere confidenza con il sistema di combattimento di Cloud e Barret sconfiggendo vari gruppi di nemici. La prima cosa che risalta all’occhio sono le funzionalità dei due personaggi: Cloud come è naturale che sia è molto più orientato all’azione, colpendo i nemici con la sua enorme spada, Barret dal canto suo tenderà a restare sempre in seconda linea, togliendo da lontano la vita ai mostri grazie alla sua fedele mitraglietta. Ogni colpo andato a segno ricaricherà una barra dedicata, utile poi per colpire con un attacco speciale molto scenografico. Anche le magie risultano essere molto sceniche, con gli effetti ben visibili sul corpo dei nemici.

Si potrà passare da un personaggio all’altro semplicemente premendo il tasto direzionale, questo avverrà in modo fluido e naturale, dando un netto cambio di inquadratura ma con un notevole taglio registico. Quando selezionerete una magia o un’abilità il gioco entrerà in una vera e propria pausa tattica, ma questa opzione potrà essere disattivata permettendo situazioni più dinamiche senza spezzare il ritmo degli scontri. Arriviamo dunque al combattimento contro il Guard Scorpion, più pirotecnico che mai. La prima boss battle dovrebbe essere puramente una formalità, in questo caso invece si tratta di una battaglia a fasi abbastanza ostica. Grazie a una difficoltà davvero ben bilanciata, lo scontro ci ha costretti a rimanere concentrati dall’inizio alla fine, costringendoci anche a curarci più volte. Tutta la sequenza dello scontro è un tripudio di esplosioni, salti e colpi senza freni, il modo giusto di iniziare questa “nuova” avventura.

Come lo avete sempre immaginato

Per quanto concerne il lato tecnico, stiamo parlando di un’opera davvero mastodontica, con un ricco livello di dettagli e effetti particellari davvero alto. L’atmosfera avvolge fin dal primo attimo di gioco, difficilmente quando sognavamo Final Fantasy VII da piccoli lo avremmo immaginato diverso. L’ambientazione mette i brividi, con il metallo che sotto i nostri piedi scandisce il rumore dei passi, il suono battente della spada su un nemico o semplicemente il far fuoco di una mitraglietta scattante. Ogni singolo suono o luce aiuta il giocatore a immergersi nel mondo di gioco, visto che abbiamo trovato lo scenario sensibilmente diverso dal passato, ma tremendamente familiare.

La cosa più sconvolgente è il feedback che restituisce il sistema di combattimento, dai colpi semplici alle abilità e alle magie. Tutto tremendamente immediato tanto che la velocità tra pensiero e azione è solo la rapidità di esecuzione del comando. Il ritmo di gioco è alto e, nonostante qualche calo di frame rate che non ha comportato nulla di grave, ci siamo ritenuti davvero molto soddisfatti. In conclusione possiamo dire che questo nostro primo ritorno a Midgar, per quanto ristretto alla parte finale del reattore, è stato davvero positivo. Almeno in apparenza sembra che sia stato ripreso il sistema di combattimento di Final Fantasy XV, migliorato, perfezionato è adattato alle esigenze del settimo capitolo. Questo non è sicuramente un punto a sfavore, visto che quello visto con Noctis e compagni era si un sistema ibrido, ma con molte potenzialità. Purtroppo è davvero poco per dare un giudizio troppo approfondito, dunque ogni valutazione è pienamente rimandata, ma già quanto testato ci fa ben sperare per il futuro.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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