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Final Fantasy VII Remake – Recensione, si torna a Midgar

In un momento in cui i remake vanno per la maggiore, sembra proprio che i canoni d’analisi siano un po’ cambiati: sebbene i giochi andrebbero analizzati per ciò che sono, a prescindere da tutto i remake di titoli così importanti obbligano purtroppo al dover conoscere l’opera originale. Eppure c’è da pensare: cosa succede quando proprio l’originale è talmente grande, approfondito con altri media come film e spin-off, da rendere il materiale di provenienza così vasto e non troppo ben organizzato? Final Fantasy VII è entrato nella storia per molti motivi: il primo capitolo della serie ad avvicinarsi al 3D, oltre ad essere il primo Final Fantasy a spostarsi in un’ambientazione moderna, e che presenta molte caratteristiche interessanti e attuali, anche se pensate più di 20 anni fa. Final Fantasy VII Remake, nonostante qualche cambio, vede il ritorno di grandi nomi al timone: la sceneggiatura torna Kazushige Nojima, mentre Tetsuya Nomura prende le redini della direzione (oltre che lavorare, come all’epoca, al character design). Ultimo cambio avvenuto nella produzione, ora affidata all’ex direttore Yoshinori Kitase, mentre Nobuo Uematsu ritorna eccezionalmente al lavoro sulla musica. Il gioco, come si sa da tempo, sarà inoltre episodico: niente di devastante, semplicemente la storia raccontata nel 1998, ora ampliata di molto, sarà divisa in vari capitoli, e questo in uscita il 10 aprile comprenderà tutta la storia relegata a Midgar.

Una promessa è una promessa

Il gioco di per sé presenta una forte componente nostalgica: fin dai primi minuti si vede come la fedeltà all’originale sia stata davvero studiata al dettaglio. Lo staff dietro al gioco, essendo ovviamente lo stesso dell’originale, sa dove muoversi e si vede sin dai primi minuti. L’avanzare della storia inserisce costantemente novità, senza stravolgere la trama ma orbitando intorno al capitolo originale senza mai fuoriuscire dalla traiettoria. Con un piglio conservativo – almeno per quanto riguarda la trama – il gioco ha delle note di freschezza che permettono di digerire tutti i contenuti che porta anche alle nuove generazioni.

Final Fantasy VII Remake approfondisce ogni singolo aspetto caratteriale dei personaggi comprimari e non.

La prima vera novità che si trova subito appena iniziato il gioco riguarda la caratterizzazione dei personaggi: per motivazioni più che note, Final Fantasy VII non era riuscito a farci scoprire tanti di quei personaggi posizionati nel gioco, relegandoli a delle macchiette utili per l’avanzare della storia ma presto dimenticati. In questo remake, al contrario, il gioco approfondisce ogni singolo aspetto caratteriale: tutti i personaggi, dai comprimari alle comparse, risultano più delineati e ben strutturati, rendendo molto più facile empatizzare con loro e dando una sensazione di ampiezza e di vitalità al gioco stesso. Tutto l’approfondimento caratteriale del gioco viene quindi affidato a dialoghi posizionati in modo strategico nel gioco, capaci di rivelare delle sfaccettature che saranno utili ai nuovi giocatori per definire il gioco stesso, e fondamentali ai fan di vecchia data per scoprire nuovi dettagli – talmente ben rifiniti da incastrarsi alla perfezione – sui suoi amati personaggi. Tutto questo ovviamente viene utilizzato per descrivere, ma al contempo diluisce un’esperienza che sicuramente avrebbe funzionato anche senza: nulla di negativo, ci mancherebbe, ma di certo particolare visto che rallenta alcune sessioni di gioco.

Final Fantasy VII Remake

L’ultima nota legata alla storia, tocca dei temi che altrimenti diventerebbero spoiler. Vi basti sapere però che il finale del gioco, un po’ per concludere questo primo episodio, un po’ per mettere nuova carne al fuoco, potrebbe risultare particolare per i vecchi fan. Personalmente, invece, ho ritenuto l’approccio fresco e moderno, abbastanza intrigante da non vedere l’ora di volerne ancora ma allo stesso tempo non troppo diverso da ciò che mi aspettavo. La cosa davvero interessante e a tratti coraggiosa è invece stato il modo in cui l’intreccio ci porta a questo finale, molto intrigante da scoprire e sicuramente ingegnoso (ma di questo avremo modo di parlarne in separata sede). Di certo non manca quel tocco di fan service che potrebbe far urlare dalla gioia (o dalla rabbia).

Facciamoci un giro

In termini di gameplay il gioco sfrutta una ricetta che amalgama alla perfezione classicismo e modernità: il titolo utilizza infatti un sistema di combattimento in tempo reale per attacchi con le armi e il movimento, mentre passa ad un freeze del gioco (con conseguente scelta) per l’utilizzo di abilità, magie e oggetti. Sconsigliata ma presente una modalità “classica”, che automatizza tutti i movimenti e gli attacchi base ma obbliga il giocatore alla difficoltà facile. I personaggi che utilizzerete potranno inoltre contare su diverse armi: ognuna di esse avrà un ramo abilità che permetterà di sbloccare abilità attive e passive, oltre che ampliare gli slot della materia. Sebbene quindi potrete farmare i punti necessari per sbloccare le abilità, salvo un accumulo indefinito di tali vi troverete a dover scegliere su quale puntare e raggiungere la maestria, dando un’impronta RPG di ottima manifattura.

Final Fantasy VII Remake

Final Fantasy VII Remake ha un gameplay fantastico che sarà sicuramente amato dai fan dei jRPG

Per il resto il gioco rimane molto lineare: non avrete ampio spazio di manovra, e dovrete percorrere corridoi lunghi che vi porteranno a combattimenti, città ed altri corridoi. Nonostante tutto, questo non differisce di tanto dall’originale, e l’eccellente caratterizzazione di Midgar permette di avere molto tempo da perdere nella città. Nuove strade e un level design interessante affascina sia dal punto di vista estetico che tecnico, mentre sul fondo si stagliano dettagliatissimi Reattori Mako pronti a ricordarci dove ci troviamo. Al suo interno inoltre sono inseriti personaggi che riescono a dare un’impronta alla città: ognuno di essi infatti dirà la sua, parlerà di cose coerenti col momento e offrirà un suo punto di vista, aggiungendo davvero un livello di dettaglio tale da sentire viva Midgar. Anche l’estetica di tali personaggi, a seconda di quale zona della città visiteremo, dà un feedback tale da immedesimarsi, senza mezzi termini, ancora di più di quanto fu nell’originale. A prescindere dal magone nostalgico, un sistema di missioni secondarie riesce a rendere l’esperienza vicina alle 50 ore, espandibile tramite l’endgame (di cui parleremo più avanti).

Final Fantasy VII Remake pone in essere un gameplay fantastico, al limite della perfezione e che sarà sicuramente amato dai fan dei jRPG: la scelta delle abilità, le materia, il modo in cui dovrete utilizzare i vari personaggi (sia direttamente che tramite comandi) crea un gameplay tale che non solo è capace di inglobare il giocatore fin dai primi istanti, ma fa ben sperare per come potrebbe evolversi nei futuri episodi della serie. Per esempio, durante il gioco dovrete sfruttare al massimo le tecniche dei personaggi in uso per bersagliare nemici in alto, piuttosto che sfruttare la velocità di Tifa per assaltare più nemici in rapida sequenza. Insomma, tutto è strutturato minuziosamente, aggiungendo dove deve e rimanendo fedele dove può.

É difficile stare su due piedi

Una volta imparato bene a camminare, il gioco purtroppo deve concedere l’idea di strutturare un endgame come Final Fantasy comanda: il fatto di avere un gioco “troncato”, ovviamente obbliga la sceneggiatura a non potersi inventare una valvola di sfogo. Ecco che allora arriva la modalità difficile: in questa sessione di gioco, oltre a cambiare delle dinamiche specifiche che renderanno più difficoltosi gli scontri con i nemici, avrete modo di rigiocare i vari capitoli, completare delle missioni secondarie oppure gustarvi i contenuti esclusivi dedicati alla modalità. Durante queste sessioni, oltre ovviamente a poter rivisitare i capitoli come meglio credete, avrete anche una crescita in termini di Esperienza e di Punti maggiore, tale da dare a chi ama il platino il giusto spazio per masterizzare al meglio ogni singola dinamica di gioco di ruolo.

Final Fantasy VII Remake propone una resa grafica ai limiti della console: l’Unreal Engine 4 mostra i muscoli soprattutto nella caratterizzazione della città, mostrando qualche falla solo in rari casi (che non vanno a intaccare il gioco in sé). Tutto il resto è posto in essere in modo fantastico, dalle espressioni dei personaggi fino alle righe di dialogo.

Final Fantasy VII Remake

9.5

Final Fantasy VII Remake prende tutto ciò che deve prendere dall'originale, per poi definirlo come pianeta a cui ruotare intorno. Il gameplay innova grazie al tempo reale ma rimane fedele ad abilità, magie ed oggetti, non perde la tattica che era caratterizzante di Final Fantasy VII ma allo stesso tempo pone nuove regole che rendono più frizzante il tutto. La storia, nonostante un tema che potrebbe far storcere il naso ai fan più accaniti, non insulta la sceneggiatura originale ma riesce comunque a offrire qualcosa di nuovo ai vecchi giocatori, siano esse nuove caratterizzazioni e approfondimenti, oppure un finale che si deve prendere l'onere di chiudere l'episodio ma rimanere aperto per i prossimi. Tecnicamente fantastico, mostra la forza di PlayStation 4 e rende reali (e definiti) i sogni che molti bambini avevano avuto giocando quella volta nel 1998 su PlayStation.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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