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Final Fantasy X: dopo diciannove anni è ancora il miglior capitolo

Esattamente 19 anni fa usciva in Europa Final Fantasy X, un gioco che già nel 2002 – nella storica era della PlayStation 2 – si preparava a lasciare il segno su una delle console più amate di tutti i tempi. La decima fantasia finale fu una rivoluzione al contrario, visto che per alcuni fan risultò un leggero passo indietro rispetto alle precedenti produzioni targate Square Enix (ai tempi ancora conosciuta come SquareSoft), almeno nelle premesse iniziali. Nonostante tutto, però, riuscì a conservare l’animo ed il cuore di un vero Final Fantasy, capace di regalare emozioni a dir poco uniche. Nel 2021 ancora si discute su quale sia stato il miglior titolo della serie in assoluto; non sappiamo se l’avventura di Tidus sia davvero in grado di superare mostri sacri come Final Fantasy VII o VIII, ma è certo che stiamo parlando di un titolo che, inevitabilmente, ha segnato la serie e i suoi giocatori per sempre. Per me è quindi un onore potervi parlare del perché, secondo il mio parere personale, Final Fantasy X è il migliore della serie.

L’arrivo su PS2

La PlayStation 2 era da poco giunta sul mercato e serviva inevitabilmente un titolo che, nonostante le altre produzioni di spessore che già erano giunte sugli scaffali, facesse vivere all’utente qualcosa di diverso. Credetemi quando vi dico che al momento della sua uscita, quello che l’allora SquareSoft aveva creato su schermo sembrava un mondo più vivo che mai, con personaggi che davano la concreta impressione di essere “reali”. Adesso ripensare a questo fa sorridere, ma vi assicuro che l’arrivo di Final Fantasy X su PS2 fu qualcosa di sconvolgente allo stato puro. L’intento, come quello di tutta la saga, d’altronde, era quello di voler narrare un racconto importante, una storia fatta di gioie e dolori, capace di arrivare al cuore del giocatore e segnarlo, in un certo senso, a vita.

Quello che più storse il naso dei fan, almeno prima della sua pubblicazione, fu il rinunciare all’open map in favore di una sorta di corridoio narrativo; chiunque sa che il gioco è fortemente guidando, visto che la storia stessa accompagna il giocatore in tutta Spira, approfondendo e snocciolando pian piano i precari equilibri politici e religiosi che governano su tutto il mondo. A questo però va aggiunto il “solito” obiettivo di salvare il pianeta e i rispettivi abitanti da una calamita ciclica di nome Sin, che saltuariamente tornava a distruggere città e mietere vittime. Per fermare questa creatura è necessario un evocatore, capace di ottenere il potere dell’intercessore e sfruttare la sua potenza magica sotto forma di Eone, creature quasi divine dotate d’immense abilità. Gli evocatori si preparavano per tutta la vita all’arrivo di Sin, per poi partire  in un pellegrinaggio che, inevitabilmente, gli sarebbe costato la vita. Questo era il prezzo da pagare per fermare, in modo temporaneo, questa immensa e appartenente indistruttibile creatura. In un destino tanto tragico si sarebbero così intrecciate le strade di Tidus e Yuna e, un’evocatrice figlia del grande invocatore Braska che ha perso la vita proprio per salvare Spira da Sin. Alla ragazza inevitabilmente spetta lo stesso destino del padre, ma l’incontro con il giovane Tidus cambierà inevitabilmente le carte in tavola, stravolgendo il fato di entrambi e del mondo.

Ma cosa ha reso davvero grande Final Fantasy X? 

Vi ho già detto che dal punto di vista della struttura ludica il gioco non è assolutamente un passo in avanti, anzi, questo lo ribadisco solo per confermare quanto Final Fantasy X sia realmente un punto d’incontro tra il passato e l’allora presente. Per certi versi, quello che abbiamo avuto con il decimo capitolo è un salto di maturità importante, data la possibilità di mettere in piedi scene davvero splendide e dal grande impatto, capaci di catturare l’utente molto più di quanto fatto in passato. D’altro canto lo stesso filmato di apertura del gioco, in cui Tidus recita l’ormai iconica frase “Ascoltate la mia storia, forse è l’unica occasione.”, è di una potenza inimmaginabile per l’epoca. A questo vanno aggiunti anche grandi personaggi che ancora oggi noi tutti ricordiamo: basti pensare a Wakka, Auron, Saymour o lo stesso Jecht. Quest’ultimo era il padre di Tidus poi divenuto Sin, una figura odiata ma allo stesso tempo ammirata dal ragazzo che, nel corso dell’avventura, scoprirà di essere stato ben più amato di quanto pensasse.

Final Fantasy X racchiude in sé tantissimi significati differenti, affronta temi ancora attuali e mette il giocatore davanti ad emozioni e contraddizioni che è difficile riscontrare anche nei videogiochi di oggi. Anche il modo in cui viene narrata l’intera epopea del gruppo è qualcosa di davvero avvincente: la scena di apertura infatti, in realtà è una delle parti finali della storia di cui lo stesso Tidus sarà il narratore, raccontando di fatto la storia dei suoi amici, e non la sua. Il giovane capirà solo verso la fine che tutto quello che ha passato non è per lui, ma serve per far raccogliere i frutti a coloro che vivranno su Spira negli anni a venire, dato che quello non è assolutamente il suo tempo. Il ragazzo sarà decisivo per la sconfitta di Sin, ed insieme al resto del party metterà per sempre la parola fine sulla spirale di morte e desolazione che ha terrorizzato il mondo per secoli e secoli, ma tutto questo avrà un prezzo davvero caro da pagare.

In conclusione è inutile ribadire quanto sia stato importante Final Fantasy X nel nostro medium di riferimento. Se dal punto di vista della struttura appariva un po’ antiquato, era tutto il resto che lo rendeva completamente fuori scala anche rispetto ai precedenti capitoli. Narrazione, musiche, profondità del sistema di combattimento e sviluppo dei personaggi, tutto questo ha fatto sì che la decima fantasia finale sia entrata di diritto nel cuore di tutti i fan per un motivo o per l’altro. Peccato che abbia quasi segnato un punto di non ritorno per la serie che, da quel momento in poi, ha infatti deluso molto spesso i fan che, ormai, dopo un filotto come VII, VIII, IX e X, si erano abituati ad una qualità altissima. Speriamo che questo Final Fantasy XVI riprenda in mano la saga, ma solo per oggi, scusatemi, tornerò nuovamente su Spira.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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