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Fire Emblem: Three Houses – Recensione, la strategia arriva su Switch

Nintendo, nel corso degli anni, ha sempre avuto dalla sua un gran numero di serie e franchise di successo, da riproporre generazione dopo generazione, console dopo console. A differenza di saghe come Zelda, Mario o Metroid, la serie di Fire Emblem è sempre stata inquadrata “a metà”: se da un lato la fanbase appassionata di titoli strategici è molto forte (basti ricordare il successo Fire Emblem: Awakening e ‎Fire Emblem: Fates su Nintendo 3DS), dall’altra è anche vero che una gran fetta di giocatori occidentali non erano a conoscenza di questa singolare saga di giochi strategici amatissima in Giappone, tanto che dopo l’annuncio di Fire Emblem: Three Houses la Grande N ha dovuto spingere moltissimo con trailer e video promozionali di ogni genere pur di far capire al pubblico occidentale cosa aspettarsi. Una tattica che ha sicuramente premiato, visto e considerato il risultato finale.

Benvenuti nel Fódlan

Fire Emblem: Three Houses è infatti il nuovo strategico della serie targata Intelligent Systems, il primo ad approdare su Nintendo Switch. Iniziamo subito col dire che il titolo obbliga a un approccio sensibilmente diverso rispetto ai precedenti capitoli della serie, un meccanismo che tra casate da scegliere e battaglie campali da vincere si dipanerà per circa 40 ore di gioco intenso. Ma, lo ripetiamo, Fire Emblem Three Houses sembra essere pensato esplicitamente per tutti coloro che si trovano a conti fatti alla loro prima esperienza con la saga di Intelligent System. Attenzione, però: i fan storici della serie non rimarranno di certo delusi, in quanto Three Houses offre tutto ciò che ci si aspetta da un capitolo di questo brand “a tutto tondo”, approcciando una serie di intelligenti meccaniche strategiche, in grado di arricchire un’offerta di gioco già di per sé molto alta.

Fire Emblem: Three Houses

Spiegare la complessità del comparto narrativo di Three Houses è il primo compito per comprendere il titolo Nintendo: tre campagne, scandite da avvenimenti differenti ma che il più delle volte finiranno per intrecciarsi, sono strutturate in modo tale da spingere il giocatore a completarle tutte per avere una visione completa della storia. Il tutto partirà da Byleth – questo il nome base del vostro personaggio – un mercenario destinato a diventare docente presso il monastero di Garreg Mach, nel Fòdlan. Una volta al cospetto di Lady Rhea, direttrice e arcivescovo della Chiesa di Seiros, ci verrà chiesto infatti di dedicarci a tempo pieno all’insegnamento, diventando docente di una delle tre casate nobiliari presenti all’interno del monastero, ossia le Aquile Nere, i Leoni Blu e i Cervi Dorati (la nostra scelta è stata quella di seguire le vicissitudini delle Aquile Nere di Edelgard von Hresvelg).

Tre storie, tre vite, tre destini

In base alla campagna che deciderete di affrontare cambierà il gruppo di personaggi al seguito, le cui trame si intrecceranno inevitabilmente nel corso della (lunga) campagna principale da noi scelta. Questo perché il progredire degli eventi ognuna delle casate ci offrirà un punto di vista diverso sugli accadimenti. L’unica nota stonata, è il modo in cui tutti questo viene raccontato al giocatore: nonostante la storia principale arrivi in ogni caso a una chiara e giusta conclusione, spesso abbiamo avuto la sensazione di una fastidiosa mancanza di epicità – specie intorno alla metà dell’avventura – tanto che le storie di alcuni personaggi ci sono sembrate volutamente lasciate in sospeso (magari spingendoci a una seconda e terza run, cosa che non tutti sono disposti ad accettare). La narrazione sarà inoltre scandita dallo scorrere dei mesi dell’anno, i quali ricoprono il ruolo dei capitoli che divideranno le vicende della trama principale (ogni attività, primaria o secondaria, è gestita comodamente da un calendario mensile e giornaliero, coi lunedì impostati come giorni chiave).

Tutto è legato a doppio filo al rapporto tra docente e allievi, un dettaglio questo che sarà facilmente gestibile dalle numerose statistiche e “piani di studio” a cui potremo dedicarci prima delle varie battaglie sul campo. Fire Embem: Three Houses non disdegna di trattare tematiche “forti” come morte, tradimenti e amore con discreta disinvoltura, sebbene non manchino siparietti comici a stemperare il tutto. La possibilità di instaurare relazioni amorose fra Byleth e i vari personaggi è presente, sebbene non sarà possibilità avere dei figli o far si che la storia prenda una strada troppo distante dalle scelte del giocatore (il tutto ovviamente al fine di dare maggior coerenza narrativa alla storia nel suo insieme).

La battaglia per la gloria

Il fulcro di Fire Emblem: Three Houses resta in ogni caso quello delle varie battaglie che faranno progredire gli eventi della storia. Queste sono strutturate come i classici titoli strategici a turni, con una suddivisione a scacchiera del campo di battaglia. Una volta schierate le truppe, avremo la possibilità di spostare i nostri soldati per un numero predefinito di caselle, attaccando successivamente il nemico una volta che questi entrerà nel nostro raggio d’azione. Ma non solo: potremo anche raccogliere oggetti, aprire porte o scrigni e ovviamente attivare tutta una serie di abilità speciali per uscire trionfanti da uno scontro. Chiaramente, i parametri dei vari studenti, incluse le statistiche legate all’utilizzo di un tipo di arma, saranno ovviamente legate in base a quanto e come avremo addestrato i soldati all’interno del Monastero. Anche le caratteristiche morfologiche del terreno di gioco ricopriranno un ruolo importante nelle battaglie, visto che lo spostamento all’interno di una foresta sarà sicuramente piuttosto differente rispetto a quello in una palude o una zona montuosa. Il tutto si tradurrà in vantaggio in termini di rapidità d’azione. Importante citare la presenza del “Battito Divino”, una meccanica piuttosto particolare che permetterà a Byleth di tornare indietro nel tempo durante uno scontro (per un numero limitato di volte).

Infine, è importante sottolineare come Fire Emblem: Three Houses non sia certo un gioco che fa del comparto grafico il suo punto di forza. I personaggi in cel-shading si legano piuttosto male coi fondali e i vari scenari di gioco, tanto che anche le aree del monastero di Garreg Mach sono piuttosto spoglie e poco curate nei dettagli. Anche le animazioni dei vari protagonisti risultato essere spesso datate e “a scatti”, tanto che la situazione non sembra migliorare neanche sul campo di battaglia, con animazioni ripetitive ed effetti di pop-up piuttosto fastidiosi. A ciò si aggiunge una totale assenza di sincronia fra labiale e parlato nel corso delle varie sequenze non interattive (con dialoghi a schermo spesso recitati da personaggi palesemente muti). Insomma, al netto della quantità generale dell’offerta, Intelligent System avrebbe potuto accostare ai bravissimi sceneggiatori scelti per l’occasione anche alcuni programmatori grafici all’altezza.

Fire Emblem: Three Houses

8

Three Houses è sicuramente il miglior modo per portare la serie targata Intelligent System su Switch, una console che più di ogni altra è pronta ad accogliere un franchise così incisivo per farlo conoscere al grande pubblico. Certo, a differenza degli altri capitoli della saga di Fire Emblem usciti negli ultimi anni su 3DS, Three Houses ha dalla sua diverse semplificazioni a livello strutturale, che ben si legano però alla complessità di un comparto narrativo dipanato in tre differenti campagne di gioco (nonostante spesso e volentieri la trama sembra soffrire di alcune accelerazioni piuttosto fastidiose). Peccato solo per un comparto tecnico appena sufficiente, che mal si sposa con la portata epica dell'offerta. Al netto di tutto ciò, Three House è un capitolo atto a far conoscere la serie anche a chi la serie non l'ha mai toccata in vita sua. Si tratta quindi del primo – vero - Fire Emblem su Switch, un gioco che saprà intrattenervi per un bel po'.

Marcello Paolillo
Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.

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