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Forged of Blood – Recensione, uno strategico in salsa medioevale

Quello degli strategici è sempre stato un genere dalle uscite altalenanti, tra periodi pregni di titoli di gran valore e interi anni di totale e preoccupante silenzio. L’avvento dell’industria indipendente ha però portato a un importante momento di rottura con piccole ma talentuose software house sempre pronte a mettersi in gioco puntando anche – e a ben vedere, soprattutto – su quegli universi ludici di nicchia che le grandi realtà preferiscono evitare. Forged of Blood rientra proprio in questa cerchia, un’esperienza targata Critical Forge in cui il contesto medievale è andato mescolandosi con una struttura di gioco da strategico a turni in pieno stile XCOM. In verità, il team non ha mai navigato in buone acque e lo sviluppo del titolo è stato tutt’altro che indolore. Dopo un investimento di circa 400.000 dollari rivelatosi insufficiente, la società ha infatti provato a seguire la via di Kickstarter con una campagna di raccolta fondi rivelatasi del tutto infruttuosa, al punto tale che in più di un’occasione si era addirittura pensato a una totale chiusura del progetto. I ragazzi del team non si sono però arresi e dopo mille fatiche sono finalmente riusciti a concretizzare la loro ambiziosa creatura, un’avventura che ci siamo potuti godere con largo anticipo rispetto alla data d’uscita e di cui abbiamo studiato con attenzione ogni più piccola caratteristica. Giunti a un passo dal fatidico Day-One, siamo quindi pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.

“Passateli a fil di spada!”

Ogni terra conosciuta è dominata dai potenti Caenicans, una fiera razza di creature umanoidi – facilmente assimilabili a degli elfi – che hanno sottomesso l’intera specie umana al proprio volere. Sotto il loro comando, l’umanità ha prosperato, le città si sono arricchite e il cibo non è mai mancato a nessuno, ma quando ci si trova a controllare una posizione di potere, presto o tardi giungerà sempre qualcuno desideroso solo di prendere il tuo posto. Dopo lunghi anni di quiete e pace, in una notte come tante, il castello della famiglia reale viene infatti attaccato da un enorme esercito ribelle desideroso di liberare l’umanità dal giogo dei Caenicans, i quali si ritrovano improvvisamente accerchiati da innumerevoli nemici. Neanche un re forgiato dal fuoco di mille battaglie può nulla contro un onda anomala di spade e armature tanto devastante e ben presto anche questo valoroso condottiero cade a terra, privo di vita. Il suo sacrificio non è però andato sprecato visto che nell’impeto dello scontro, i figli del re sono riusciti a fuggire dal castello scampando a morte certa e ora desiderosi solo di lottare per riprendersi ciò che hanno perduto.

Partendo da un incipit narrativo piuttosto classico, Forged of Blood mette in scena una narrativa capace di tenere impegnati e che, pur senza mai riuscire davvero a stupire, si rivela comunque piacevole da seguire per tutta la sua durata. L’avventura scorre tranquillamente dall’introduzione fino ai titoli di coda e le numerose ore necessarie per portare a termine il titolo ci hanno messo davanti a una ricco cast di personaggi che nei propri stereotipi riescono a farsi apprezzare, il tutto affiancato da numerose fasi in cui ci ritroveremo nella condizione di dover scegliere come comportarci e cosa dire, una lunga serie di decisioni che andranno a modificare eventi e battaglie future. Preparatevi quindi a leggere davvero molto poiché ogni occasione si rivelerà propizia per intavolare una qualche discussione tra il nostro alter-ego digitale e i vari personaggi di sfondo con cui faremo conoscenza, ed è purtroppo proprio qui che è venuta a manifestarsi una grave mancanza che colpirà molti videogiocatori nostrani. Il titolo, infatti, non solo non presenta alcuna localizzazione in italiano, ma per qualche strano motivo diverse cutscene non sono neanche state sottotitolate in inglese, decisione singolare e alquanto anacronistica che contribuirà solo ad allontanare possibili acquirenti.

Quando il troppo storpia

Ludicamente parlando, Forged of Blood attinge a piene mani da ciò che già avemmo modo di vedere con i due ottimi capitoli di XCOM targati Firaxis Games. Una volta avviata la partita, verremo infatti posti davanti a un’enorme mappa raffigurante il mondo di gioco con un obiettivo principale da dover raggiungere e varie quest secondarie sparse in ogni dove che potremo scegliere se ignorare o meno. Ogni nostro spostamento sarà scandito dal passare di giorni, mesi e infine anni, un particolare da non dover sottovalutare visto che man mano che giocheremo la ribellione umana si farà sempre più forte e audace, nei fatti portandoci a dover affrontare scontri sempre più impegnativi. Ogni nostra scelta dovrà quindi essere attentamente ponderata, andare a visitare una vecchia roccaforte abbandonata potrebbe permetterci d’ottenere utile equipaggiamento, ma così facendo daremo tempo al nemico di prepararsi meglio al nostro arrivo. Una volta giunti sul luoghi d’interesse, verremo catapultati sul campo di battaglia, il vero cuore pulsante dell’esperienza. Come detto poc’anzi, il mood in pieno stile XCOM si sente con forza, tra visuale isometrica, mappa a scacchiera, spostamenti a turni e così via, lì dove verremmo posti al comando di un battaglione di uomini e donne con cui eliminare tutte le minacce presenti.

Alla base il sistema risulta molto intuitivo, si muovono i propri soldati verso quelli nemici e li si attacca, il tutto con percentuali di riuscita o meno a seconda delle proprie statistiche e della distanza che intercorre tra noi e l’avversario. Ben presto, però, ci si rende conto che il sistema è in realtà ben più complesso – e a tratti macchinoso – di quanto si potrebbe pensare, e questo a causa di un intricato insieme di menù e sottomenù che alla lunga risultano quantomeno confusionari. Tra sistemi d’abilità, cambiamento dell’equipaggiamento, sfruttamento delle magie migliori e potenziamento delle capacità legate alle singole armi e armature equipaggiate, i parametri da dover tenere sott’occhio sono davvero parecchi e contribuiscono a rallentare notevolmente l’azione. Come se ciò non fosse poi abbastanza, vincendo scontri ed eliminando avversari si ottengono punti esperienza con cui salire di livello e sbloccare nuove capacità uniche, il tutto riassumibile in ulteriori sottomenù che vanno sovrapponendosi l’uno sull’altro senza che il giocatore capisca bene cosa debba fare. Quello che manca, insomma, è l’intuitività che il genere stesso ha sempre richiesto per permettere sia ai veterani che alle nuove leve d’imparare e adattarsi senza che la frustrazione prendesse il sopravvento. Inoltre, dispiace constatare come gli avversari affrontabili non siano poi così variegati in termini di tipologie d’unità, con soldati e creature che andranno ripetendosi continuamente di battaglia in battaglia portando a una certa monotonia di fondo sul lungo periodo. A chiudere il tutto ci pensa infine un lavoro grafico indubbiamente piacevole, seppur mai sbalorditivo, affiancato da un comparto audio di buon livello, con un doppiaggio convincente e una colonna sonora che svolge egregiamente il suo lavoro. Gli scenari appaiono variegati e ricchi di vegetazione, la conta poligonale è più che apprezzabile e i vari personaggi – alleati o nemici che siano – si sono rivelati tutti ben dettagliati, seppur caratterizzati da animazioni alquanto legnosette.

Forged of Blood

7

:Giunti al commento finale di Forged of Blood, non possiamo far altro che definire la creatura targata Critical Forge un esperimento riuscito a metà. Di base, l’idea di voler andare a creare un’esperienza strategica in stile XCOM appare riuscita, vuoi per una narrativa che si fa seguire con piacere, vuoi per un comparto ludico capace di mettere in mostra battaglie divertenti e stimolanti da affrontare. Di contro, però, la presenza di così tanti indicatori, statistiche, menu e sottomenu da dover tenere sotto controllo a ogni singolo passo fatto finisce con l’alienare il giocatore spezzando violentemente l’azione. I tantissimi parametri messi a disposizione del pubblico riuscirebbero a mettere in crisi anche il più esperto dei veterani, mentre le nuove leve non potranno far altro che rimanere inermi innanzi all'enorme muro che gli si parerà innanzi. Peggio ancora, la totale assenza di qualsivoglia localizzazione in italiano affiancata poi da varie cutscene che per qualche inspiegabile motivo non presentano neanche dei sottotitoli in inglese rende l’intera avventura indecifrabile per qualsiasi videogiocatore che non sia sufficientemente ferrato in inglese.

Luca Di Carlo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.

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