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[Gamescom 2018] Spyro: Reignited Trilogy – Provato, il draghetto viola vola alla fiera di Colonia

Spyro: Reignited Trilogy è stata un’esperienza coinvolgente e piacevole, ovvero come la ricordavo da bambino. A lungo mi sono chiesto se la “nuova” fatica Activision potesse effettivamente riemergere dal passato, mi domandavo se quello specifico gameplay, rivoluzionario per la sua epoca, potesse sorprendere ancora oggi: la risposta è giunta sul battito d’ali del draghetto viola più amato di sempre.

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Nell’avventura (rimandata purtroppo a novembre) che ho provato, il draghetto viola mi ha sorpreso piacevolmente: il comparto estetico è pazzesco, è davvero una festa per gli occhi, ogni dettaglio è stato studiato da zero, al punto che, nonostante l’aspetto cartoon, il metallo e la pietra sono ben distinte così come l’erba che si muove spinta dal vento o dalla corsa folle del nostro inarrestabile protagonista. E’ stato davvero un piacere giocare il primo livello del gioco, risvegliando i draghi che insegnano a Spyro come planare o che danno informazioni utili circa il sistema di gioco.

Spyro Reignited Trilogy

La prova avvenuta su una Sony PlayStation 4 è stata un successo: il gameplay è apparso ancora valido, forte dello scatto da parte del drago viola, capace di abbattere quasi ogni nemico con delle testate ad altissima velocità e, là dove la testa non basta, il soffio di fuoco ricorderà a tutti che hanno a che fare con un drago in tutto e per tutto (o quasi). Nel terzo capitolo ho avuto modo di testare il volo in maniera più approfondita e l’esperienza è stata oltremodo convincente, segno che il titolo era di gran lunga più avveniristico di come lo ricordavo. Correre su di uno skateboard ha poi suggellato il divertimento, permettendomi di rivivere un’esperienza da brivido del passato. Spyro: Reignited Trilogy è un vero gioiello ed è giusto che le nuove generazioni lo vivano, consci del fatto che, senza di lui, molti giochi di oggi non sarebbero gli stessi.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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