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Garage – Recensione, gli zombi invadono Nintendo Switch

Come siamo a conoscenza, nel mare delle produzioni indie non è raro trovare qualche gioco di tutto rispetto. Oggi, proprio per questo motivo, vi vogliamo parlare di Garage, titolo uscito in esclusiva Nintendo Switch e che rende omaggio agli zombie splatter degli anni 80’. Il videogame è uno shooter verticale che dimostra una cosa fondamentale: spesso per dar vita a una esperienza divertente non bisogna inventarsi niente di nuovo. La semplicità, infatti, nel caso dell’opera sviluppata da TinyBuild Games e Zombie Dynamics, si è dimostrata l’arma più potente dell’intera produzione. Questa tipologia di videogame si sposa perfettamente con l’architettura portatile della console ibrida della grande N, lo stile pixel poi dona quel pizzico retro’ che farà piacere a tanti giocatori nostalgici.

 Pixel-zombie

La storia di Garage getta le basi su una solidità narrativa non proprio originale, ma che comunque non stanca. Il protagonista delle vicende, ovvero Butch, si risveglierà all’improvviso all’interno di un bagagliaio di un’automobile in un parcheggio deserto. Le uniche cose che noterà saranno i brandelli di carne umana presenti sull’asfalto, il tutto condito da una buona dose di sangue e misticismo. Il personaggio principale avrà una personalità tutta da scoprire che si svelerà man mano che si proseguirà nell’avventura. Questo però è solo un piccolo pezzo di un puzzle molto più complesso: i misteri da risolvere in Garage sono numerosi e intriganti, non vi spoileremo niente per motivi logici, ma vi possiamo assicurare che scoprire come è iniziata l’infezione non è la priorità assoluta. Mentre affronterete questa esperienza farete la conoscenza di diversi personaggi strani e fuori di testa, tutto nella norma se poi lo mixiamo al contesto su cui si basa il gioco.

Le domande poste in apertura troveranno risposta al termine di quest’ultimo, lasciandovi con il fiato sospeso per tutta la durata del titolo. Possiamo dire con certezza che le software house, almeno a livello di trama, si sono impegnate a creare un racconto intrigante e originale, così da diversificasi, almeno in parte, da tutti gli altri contenuti incentrati sugli zombie. L’umorismo del gioco spesso però non combacia con lo scenario apocalittico del gioco, cosa che potrebbe piacere o non piacere a seconda dei gusti personali.

Come uccido un essere già morto?

Per quanto concerne il gameplay, come detto anche in apertura di recensione, Garage è uno shooter con visuale dall’alto. Il titolo combina l’esplorazione a qualche puzzle di poco conto, condito con alcune sequenze racing vecchio stampo e un’azione costante e adrenalinica. Per muovervi e sparare dovrete sfruttare le due levette analogiche come nei classici di questo genere ma, la cosa che varia di gran lunga il sistema di combattimento, sono le armi. Per sconfiggere gli zombie potrete usare degli item da mischia come asce e coltelli, fino ad arrivare alle classiche pistole e fucili, tutto contornato anche da mosse corpo a corpo. Il combat system e lo stile della produzione si sposano benissimo con il level design adottato dagli sviluppatori, che spesso sfocia nella follia più assoluta passando da un estremo all’altro con naturalezza e coerenza spiazzanti.

Il gameplay dunque non è nulla di innovativo, si limita però a fare il suo dovere senza eccedere. Contrariamente per quanto riguarda la trama, qui gli sviluppatori sono voluti andare più sul sicuro, inserendo meccaniche semplici e già rodate da titoli precedenti. se le software house avessero avuto il coraggio di proporre un sistema innovativo o quanto meno “rischioso” adesso staremmo parlando d’altro, proprio per questo se c’è una critica da porre alla produzione, è proprio la mancanza di osare dopo aver gettato delle basi solide per quanto riguarda la narrazione.

Tecniche e tecnicismi

Un grande problema del gioco è lo sbilanciamento elevato della difficoltà. Non sarà una novità morire quasi costantemente, come non sarà strano cadere per mano di nemici poco appariscenti mentre, neanche a farlo apposta, resistere duramente a colpi di zombie più evoluti. La complessità di Garage non si riesce minimamente a leggere, dando l’impressione di trovarsi ad affrontare più la casualità degli eventi che i mostri in generale. Tutto questo risulta essere imprevedibile, aspettatevi di perdere da un momento all’altro. Questo purtroppo va in forte contrasto con le ben più caratterizzate e studiate boss fight, che comunque non richiederanno troppa fatica per essere superate. Garage ovviamente non è esente da qualche piccolo e fastidioso bug, ma che comunque non influisce in nessun modo sull’esperienza.

In conclusione possiamo dire che Garage è un ottimo titolo, sviluppato in modo intelligente e con cognizione di causa. Purtroppo qualche erroraccio sulla calibrazione della difficoltà e il non aver osato in termini di gameplay, fanno si che il titolo sia una buona produzione ma nulla di più. Gli sviluppatori non hanno voluto osare, proponendo un titolo divertente ma che non rischia quanto avrebbe potuto. Le basi per creare un gioco leggermente “diverso” c’erano tutte, peccato non siano state sfruttate a dovere. In ogni caso siamo sicuri che i prossimi lavori saranno certamente di qualità – come quest’ultimo – e attendiamo con ansia che l’esperienza ottenuta da Garage porti i suoi frutti nel prossimo futuro.

Garage

7

Garage si è dimostrato un titolo valido che i giocatori amanti del genere sapranno apprezzare. La trama originale si discosta in parte dai cliché dei classici zombie, anche se non possiamo dire la stessa cosa per quel che concerne il gameplay. Si evince però che il gioco è solo l'inizio di un futuro roseo per gli sviluppatori.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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