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Gigantosaurus – Recensione, da Disney Junior al videogioco

Il mondo dei cartoni animati offre moltissimi spunti per la creazione di opere che possano portare all’interazione con degli iconici personaggi, con coloro che sanno farsi amare e desiderare, specialmente per quel che riguarda il target dei giovanissimi. Alcune produzioni riescono ad ammaliare nel loro universo, diventando nel giro di poco tempo molto apprezzate per la determinata fascia di età a cui mirano.

In questo calderone rientra senza dubbio Gigantosaurus, un cartone trasmesso da Disney Junior che con le sue tematiche e i temi trattati è riuscito a creare un ecosistema innocente e divertente, il quale ha adesso la possibilità di presentarsi per tutte le principali piattaforme di rifermento videoludiche. Gigantosaurus, titolo targato Wildsphere e pubblicato da Outright Games, è infatti approdato nella giornata di oggi su PC, PS4, Xbox One e Nintendo Switch. Noi abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano e approfondire proprio quest’ultima versione, vediamo com’è andata!

Gigantosaurus

Il pianeta dei dinosauri

Approdati in-game basteranno pochi secondi per essere inondati dalla quantità di colore che quest’universo offre. Paesaggi sgargianti e incantevoli, usciti direttamente da una preistoria immaginata per far felici i bambini. Ci troviamo in un mondo totalmente popolato da dinosauri, o in molti casi da mini versioni di questi ultimi tutt’altro che terrificanti. Il giocatore è chiamato a utilizzare a turno ben quattro personaggi, gli stessi protagonisti del cartone animato, ma potrà usufruire della coop per giocare con degli amici, dando vita a partite più interessanti e divertenti di quanto non lo siano in single player.

I suddetti personaggi sono chiamati a vivere una storia ben diversa da quella raccontata nell’opera Disney, dato che l’obiettivo non è quello di trovare il Gigantosaurus, ma di risolvere un incombente problema che attanaglia una porzione della mappa. Un enorme meteorite si è infatti violentemente schiantato sul vulcano principale dell’isola, bloccandolo. Compito dei protagonisti sarà quello di scoprire cosa sia successo e risolvere la situazione, riportando tutto al suo equilibrio naturale, passando nel mentre per piccole sottotrame. Non parliamo propriamente di un’avventura story-driven dato che, fra doppiaggio e cutscenes scarseggianti, il comparto narrativo è solamente di contorno per quello che risulta essere un infinito parco giochi di possibilità.

A spasso per la mappa

L’intera mappa di Gigantosaurus è ripiena fino all’orlo di punti da reperire, collezionabili da sbloccare, curiosità e posti da scoprire, con un arcobaleno di colori sempre presente su schermo. È possibile salire in sella alle macchine e proseguire per l’area successiva così d’arrivare velocemente al finale, gareggiando in pista con gli altri dinosauri del gruppo. Tuttavia, si tratta di un’open map estremamente piacevole da esplorare per dei videogiocatori alle prime armi, specialmente nel caso in cui questi abbiano apprezzato il cartone animato e la sua storia. Niente fretta quindi, per vivere a pieno il fulcro del gioco è bene perdersi qualche ora nella ricerca delle mille opportunità offerte.

Il tutto è vissuto in una perenne area fatata di spensieratezza e innocenza, dove ogni piccola fase platform è facilmente superabile, seppur ben esigente per le hitbox dei personaggi. I combattimenti risultano anch’essi molto semplici, come tutte le altre piccole trovate che rendono la coloratissima mappa sufficientemente variegata, evitando di ritrovarsi in un infinito contenitore di collezionabili senza identità. Esplorare le aree di gioco è quindi divertente e interessante per dei bambini. Tuttavia, l’esperienza risulta piuttosto lenta ed è anche per questo che il gioco non riesce a variare minimamente il suo target, risultando esclusivamente adatto a un pubblico estremamente giovane. Non si tratta obbligatoriamente di un male, certo, ma è bene considerare che altre produzioni sono in grado di abbracciare ogni età.

Nella versione per Nintendo Switch provata, inoltre, Gigantosaurus è risultato piuttosto deludente. Nintendo Switch dovrebbe essere la console perfetta per un gioco del genere, ed è bene che lo stesso sia approdato sulla piattaforma ibrida della grande N, ma tutte le sue features sono state facilmente dimenticate. Il comparto grafico, nonostante ben colorato e sgargiante, è incredibilmente scialbo, come le animazioni dei dinosauri. Confrontando il gioco al cartone animato si avrà immediatamente un impatto negativo, anche per via dei soli 30 fotogrammi al secondo ingiustificati di per sé, oltre che spesso neanche stabili. Le sole vibrazioni della console sono state impiegate, e sembra che gli utilizzi del touchscreen siano stati dimenticati. Nella modalità docked la grafica già di per sé non piacevole nei dettagli riesce a peggiorare, ma possiamo almeno indicare un basso consumo della batteria in portabilità.

Gigantosaurus

7

Gigantosaurus è un'avventura tutto sommato molto piacevole, almeno per quel che riguarda l'esclusivo target dei giovanissimi, come di chiunque si stia approcciando in tenera età al mondo dei videogiochi. Un mondo fatato e colorato contorna le avventure viste nel cartone, le quali purtroppo su Nintendo Switch non brillano particolarmente nel lato tecnico e grafico. L'avventura è a tratti troppo lenta ma permette di godere della vasta open map di gioco, piena fino all'orlo di collezionabili e zone da scoprire, fattore che può aumentare sensibilmente le ore richieste per concludere la storia.

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

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