Impressioni

God of War – Anteprima della nuova avventura di Kratos

Finalmente ci siamo. Nei giorni scorsi siamo saliti fino a Milano per provare con le nostre mani il tanto atteso God of War, prossima esclusiva di spessore per tutti gli utenti PlayStation 4. Non nego che parlarvi della nuova avventura di Kratos è più complesso del previsto, causa anche la nuova natura che ha subito il videogioco. Quello che ci siamo trovati davanti, almeno all’apparenza, non ci è sembrato il classico titolo della saga: proseguendo con la nostra prova però ci siamo accorti che si tratta di un prodotto ben più grande e assai più stratificato rispetto ai suoi precedenti capitoli. Le tematiche trattate non sono più solo l’odio e la vendetta, il nuovo God of War è la storia di un padre che ha l’obbligo di preparare suo figlio a un viaggio ostico, duro e pieno di pericoli, che porterà entrambi verso un destino tutto da scoprire. Quello che abbiamo trovato a Milano è un titolo che non ha fretta nel raccontarsi ma che, consapevole della propria profondità, si prende i suoi tempi per immergere l’utente all’interno dell’avventura.

god of war

Per ovvi motivi non vi spoileremo nulla sulla trama di gioco, ci soffermeremo solamente nel dirvi che la missione di Kratos e Atreus sarà quella di raggiungere la cima della montagna vista nel primo trailer di God of War. I primi minuti della build a nostra disposizione hanno mostrato un gioco che, almeno nelle fasi iniziali, non ha voglia di accelerare i tempi: verrete gradualmente introdotti nel mondo di gioco, così da metabolizzare i comandi in maniera naturale senza affrettare il processo di apprendimento. Una volta capito come colpire, muoversi e spostare la visuale, potrete giocare veramente. Abbiamo mosso i primi passi alla caccia del cervo mostrato nel filmato d’annuncio, ma questa volta qualcosa è cambiato: l’ambiente è più grande, ci sono strade diverse, ogni cosa sembra essere stata collocata in quel punto per un motivo ben preciso. Atreus è un ragazzo sveglio nonostante la sua giovane età e, grazie agli insegnamenti della madre, sa riconoscere alla perfezione le orme dei diversi animali riuscendo così a capire fin da subito la strada esatta. Durante questo percorso abbiamo raccolto anche il primo dei collezionabili che, in base all’area di appartenenza, cambieranno: nella prima zona infatti si trattava di giocattoli, nella seconda c’erano delle maschere e così via. Una volta completato il set potrete scambiarlo per ottenere argento.

Proseguiamo il nostro percorso tra la folta foschia del bosco, tra rumori di selvaggina e con la neve che continua a scendere senza sosta. Poco più avanti arriverà il primo vero scontro con i nemici: qui apprenderete le basi del sistema di combattimento che, seppur strizza l’occhio ai vari Souls, non perde l’anima del vero God of War. Avrete la possibilità di sferrare colpi leggeri o pesanti, scegliere se equipaggiare o meno l’ascia con un comodo tasto e, volendo, lanciare quest’ultima sulla testa dei nemici per congelarli. Ovviamente l’arma del Fantasma di Sparta potrà essere richiamata a piacimento e, in caso non foste interessati a combattere con la Leviathan, potrete fare affidamento sui pugni del protagonista. Come armamento base il gioco mette a disposizione anche uno scudo che, oltre ad attivarsi automaticamente quando colpirete i nemici con le nocche, potrà essere usato per bloccare i vari assalti dei mostri che proveranno a uccidervi.

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L’ascia come giusto che sia causa anche danni al ritorno, come se fosse un boomerang che danneggia qualsiasi cosa gli si pari davanti. La precisione della schivata è assoluta, e i movimenti di Kratos in alcuni momenti la rendono naturale allo stato puro. I movimenti dunque sono leggeri, nonostante la pesantezza degli scontri. Il terrore più grande però girava intorno al cambio di inquadratura: Santa Monica ovviamente ha pensato anche a questo, inserendo un indicatore che non solo vi segnalerà la posizione dei nemici intorno a voi, ma che cambierà colore in base alla loro azione: giallo il mostro vi ha puntato, arancione sta caricando, rosso è arrivato il momento di schivare o parare, violaceo vi stanno per sparare.  Gli avversari avranno la barra della vita sulle loro teste e, appena sotto agli HP, sarà presente una barra della crisi che, una volta riempita a suon di colpi consecutivi, vi permetterà di mettere a segno una finish che metterà K.O. il mostro.

Durante l’hands on abbiamo anche provato una boss fight: lo scontro non è stato particolarmente impegnativo dato che il move set del nemico era decisamente prevedibile e non offriva nessuno spunto indimenticabile. Proprio per questo motivo una volta letti i suoi movimenti lo scontro è iniziato a essere scontato, così da arrivare senza troppa fatica alla sua naturale conclusione.

God of War

E’ difficile non rovinarvi l’andamento della trama, ma oltre a un paio di boss fight, il gioco ci ha fatto scontrare contro un individuo particolarmente strano. Non si sa nulla su quest’uomo ma quello che è certo è che lui sa benissimo chi è Kratos. Neanche a dirlo scoppia una battaglia funesta, una seconda boss fight divisa da ben tre fasi in cui (ri)scopriremo la violenza della Furia di Sparta, anch’essa modificata per renderla più adatta allo stile di questo nuovo God of War. La sua abilità è molto più breve rispetto ai precedenti capitoli, in compenso però gli è stata data una brutalità fuori dal normale. In questa battaglia abbiamo visto e fatto di tutto: il sistema di combattimento, compresa schivata e parata, dovrà essere usato necessariamente nella sua totalità, senza escludere funzione di qualunque tipo. La violenza dei colpi causava squarci sul terreno, danneggiando alberi e rocce così da rendere ancora più veritiero e feroce il tremendo scontro tra il Fantasma di Sparta e il losco individuo: un piccolo reminder della battaglia contro Poseidone, solo che stavolta girava su PlayStation 4 Pro, aveva dei dettagli tremendamente realistici e aveva un’anima puramente cinematografica, sacrificando i classici Quick Time Event con delle piccole azioni da svolgere durante la battaglia.

Tra scontri e dungeon scopriremo la prima grande verità su God of War: nonostante Santa Monica abbia lasciato intuire che il titolo fosse diventato open world, non sarà proprio così. L’opera multimediale infatti da solo l’illusione di stare all’interno di un universo liberamente esplorabile ma, in realtà, questa è formata da una serie di tanti corridoi che incanalano l’utente in un unico punto. I puzzle ambientali che abbiamo affrontato non ci sono sembrati particolarmente complessi, anche se alcuni hanno richiesto un minimo di intuizione. Dopo un numero elevato di scontri apprenderete la meccanica delle Rune: semplicemente si tratta di inserire delle pietre speciali (fino ad un massimo di due) all’interno dell’ascia di Kratos, così da donargli abilità speciali che vi saranno utili in diverse situazioni.

Abbiamo avuto anche tempo per dare una piccola occhiata all’equipaggiamento che, contrariamente al passato, adesso avrà un ruolo fondamentale. Kratos sarà dotato di tre prezzi: pettorina, polsini e gonnellino, mentre per quel che concerne Atreus ci sarà solo una tunica unica. Gli item non potranno essere acquistati normalmente, dovrete infatti prima procurarvi i materiali per creare gli oggetti e poi portarli dal fabbro di fiducia che, una volta pagato, vi darà il prodotto desiderato. Non è chiaro se nel gioco sarà presente solo un fabbro o ce ne saranno di più, la cosa che possiamo dirvi però è che durante la nostra prova abbiamo avuto modo di incontrare il creatore dell’ascia di Kratos il quale, per agevolare il nostro viaggio, ci ha messo a disposizione la sua fucina, ovviamente non gratuitamente.

Nonostante sia un gioco che dona solo l’illusione dell’open world ci siamo persi con la mente tra gli incredibili scenari, complice anche una sceneggiatura che in certi momenti li enfatizza donando una sfondo spettacolare alle nostre azioni. Il titolo comunque non era esente da qualche calo di frame rate, ma nulla di particolarmente critico poiché la nostra esperienza è stata liscia anche nei momenti più caotici. Quello che abbiamo visto ci ha sicuramente sorpreso, il pensiero che quanto provato sia solamente la punta dell’iceberg ci fa essere molto fiduciosi per il futuro. E’ soltanto una previsione, ma con molta probabilità l’avventura del semidio greco si protrarrà molto di più che nei precedenti capitoli, complici anche i collezionabili, il back-tracking e le zone esplorabili.

Il titolo, che appunto non ha davanti il numero 4, si prefigge l’obbligo e l’obiettivo di continuare l’avventura di Kratos, sebbene qualunque giocatore potrà prendere il pad in mano e partire per le terre nordiche senza conoscere la storia del Fantasma di Sparta: saperla vi renderà solo più consapevoli del carattere del personaggio, grazie anche a una carrellata di easter egg disponibili nel gioco. Un piccolo regalo per i fanatici della saga sarà la difficoltà massima: questa sarà selezionabile solo a inizio gioco, e si chiamerà “Give Me God of War“, ovvero Dammi God of War, una modalità che richiama un po’ la difficoltà vecchio stile.

In conclusione possiamo dire che God of War sia, senza ombra di dubbio, uno dei titoli più importanti di questo 2018. Kratos e Atreus non ci hanno delusi, anzi, il connubio padre-figlio non fa altro che rafforzare una narrativa totalmente rivoluzionata rispetto al passato. Santa Monica è maturata nel corso del tempo, questo lo si vede perfettamente in questa nuova avventura. Come detto in apertura il videogame non ha il bisogno di correre per raccontarsi, si prende i suoi tempi e lo fa con stile. Il combat system poteva essere un grosso punto interrogativo, ma la casa di sviluppo ha dimostrato di saperci fare proponendo un sistema di combattimento fresco, ma che non si discosta su velocità e violenza ai capitoli precedenti. L’unico dubbio emerge sul level design della mappa: se il gioco sarà interamente guidato o se ci sarà spazio anche per un’esplorazione più approfondita lo potremo dire solo con la versione finale del gioco. Resta il fatto che God of War ha dato una grande prova di personalità dopo il cambio di look. Siamo usciti dalla sala con un sorriso gigantesco stampato sulla bocca e con la consapevolezza che il 20 aprile non è mai stato così lontano.

Patrizio Coccia
Patrizio non era ancora nato quando entrarono in casa la Super Nintendo e Super Mario Bros. Pochissimi anni dopo, insieme a lui, arrivò anche la Play Station, e fu tutta un'altra storia. Aveva 4 anni quando a malapena riusciva a tenere il controller tra le mani, ma non mollò più la presa, imparando a giocare a tutti i generi. Appassionato di musica rap, film fantasy, e con un passato da writer, predilige indiscutibilmente i giochi di ruolo, fortemente affezionato alla serie di Kingdom Hearts di cui conserva l'intera collezione, spin-off inclusi.

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