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Hellblade: Senua’s Sacrifice Recensione

Chi ha seguito lo sviluppo di Hellblade: Senua’s Sacrifice negli anni, tra vari silenzi ed interessanti Dev Diary, saprà di sicuro che non stiamo approcciando ad un titolo qualsiasi. Il titolo indipendente, sviluppato da Ninja Theory con soltanto una ventina di persone nello studio, ha ovviamente richiesto molto tempo in fase di creazione, ma non solo legato alla fase realizzativa. Non ci troviamo però di fronte a quella che è la concezione più comune di “indie” diffusa al giorno d’oggi, perché a livello qualitativo giocheremo un titolo che nulla ha da invidiare alle produzioni con un budget alle spalle decisamente più rigoglioso. La lunga gestazione del prodotto ha portato inoltre con sé numerosi cambi di fronte, già a partire dal volto della protagonista, Senua, che nelle prime foto trapelate (con il volto provvisorio) aveva uno sguardo da indomita guerriera, ma che a lavoro finito si è trasformata in una ragazza abile nel combattimento ma decisamente vulnerabile alle emozioni.

Dietro a questo titolo c’è ben più di quanto viene raccontato, di quanto riesce ad emergere di fronte ad occhi poco attenti e a menti poco aperte. Il fine della produzione si traduce perciò in una fusione tra la fase prettamente ludica e di intrattenimento e quella che, con una profondità rara, ci mette di fronte ad un problema più diffuso di quello che siamo abituati ad ammettere: la psicosi. Signori, questo è Hellblade: Senua’s Sacrifice.

Hellblade Senua's Sacrifice

“Hela vi custodisce la sua anima”

Voci, sussurri, grida. Queste sono le prime parole che saltano alla mente pensando a Hellblade. Prima ancora di renderci conto di ciò che ci aspetta, all’inizio del gioco ci sentiremo smarriti, persi, quasi inconsapevoli di avere un pad tra le mani e le cuffie alle orecchie. Questo perché la nostra Senua, protagonista del “viaggio” tra le terre nordiche, è accompagnata da una moltitudine di voci nella sua testa, comparse dopo la “tragedia”. Noi diventeremo una di esse. “Will you join us?”. Si, ci uniremo a loro, a lei. Senua è una guerriera celtica, che compirà il suo viaggio – forse l’ultimo – attraverso la cultura norrena alla ricerca dell’anima del suo amato Dillion, prigioniero di Hela, gigantessa figlia di Loki, Dea e sovrana del regno dei morti vichingo. Disseminate nel nostro cammino troveremo numerose pietre, 44 per la precisione, atte a farci ascoltare i racconti e le vicende dei nordici. Per la nostra Senua sarà come riascoltarle, perché è proprio per via di questi racconti sui vichinghi e sulle loro divinità che ha deciso di partire. A raccontarle? Druth. Nè su di lui, nè su altri aspetti della trama ci dilungheremo, perché la scoperta di essa è parte integrante dell’esperienza di gioco.

Hellblade Senua's Sacrifice

L’oscurità dentro

La nostra protagonista, come avrete ormai capito dalle mie parole, soffre di psicosi. Questa sua malattia mentale sarà la chiave di volta dell’intera esperienza, che non solo ne giustificherà gli eventi, ma che in qualche modo ci metterà di fronte in senso figurato alla patologia stessa. Durante la realizzazione del titolo hanno partecipato specialisti del campo, ma soprattutto anche persone che hanno sofferto di tali disturbi. Queste hanno avuto un ruolo assolutamente centrale, che raccontando ed esprimendo chiaramente le loro esperienze, hanno descritto le forti sensazioni che si provano in tali condizioni. Tutto ciò ha dettato e scandito ovviamente i ritmi di Ninja Theory, che hanno ricreato tali emozioni sotto forma di videogioco. Compito difficile, ma soprattutto rischioso.

Il catalizzatore di tutto sarà “l’Oscurità”, qualcosa di non definibile dalle semplici parole, che affligge e dilania internamente Senua, ma che soprattutto infetta tutto ciò che è all’esterno come un’inesorabile piaga. Ed è qualcosa ad esso legata, il marciume, che lega il titolo alla particolarità della morte permanente: infatti, dopo un numero non precisato di morti e quando il marciume dal braccio di Senua sarà salito fino alla testa, verremo definitivamente sconfitti e metteremo fine al suo viaggio… con la perdita di tutti i nostri salvataggi. Questa scelta, al contrario di quanto vociferato negli ultimi giorni, si rivela dannatamente coerente con il tema trattato; anche se è una scelta poco comune per i giochi odierni (mentre in passato se ne abusava), un ritorno a tale caratteristica risveglia nel giocatore la seria “paura”, l’ansia, il dover stare attento ad ogni minima mossa, a fondere in un solo corpo istinto e ragione… e secondo voi non sono le stesse sensazioni, le stesse emozioni provate dalla coraggiosa guerriera? Esattamente. Queste sensazioni però sono anche visibili su schermo, grazie alla magistrale interpretazione di Senua da parte di Melina Juergens, sia per quanto riguarda la voce, sia per le espressioni del suo viso (ricordiamo che il suo personaggio è stato realizzato interamente con il motion capture).

Questione di prospettiva

Passando all’argomento che di certo premerà maggiormente su molti di voi, vi dico subito che il gameplay di Hellblade non ci serve sul piatto qualcosa di rivoluzionario o incredibilmente innovativo… ma quello che c’è è riuscito dannatamente bene. Durante il gioco ci troveremo, come già detto, a vagare per Heleim per raggiungere Hela, ma per farlo dovremo affrontare le più oscure delle minacce. Nelle fasi di cammino infatti saranno molti gli enigmi che dovremo risolvere, a volte grazie alla prospettiva, a volte grazie a rapidità ed istinto. In tutto questo saremo accompagnati dalle già citate voci nella testa, ma anche da quella di Druth, della narratrice e di altri personaggi che non rivelerò in questa sede. Queste voci ci consiglieranno, confonderanno, ci faranno impazzire dicendo di tutto o ipotizzando altro, molto spesso contraddicendosi tra loro. Queste voci però saranno anche utilissime durante le fasi di combattimento (staccate da quelle di cammino, che iniziano e finiscono con l’automatico sfoderare e infoderare della spada di Senua): queste, ad esempio, commenteranno se in qualche modo abbiamo sbloccato un passaggio nella risoluzione degli enigmi, oppure ci avvertiranno se un mostro ci sta attaccando alle spalle.

I comandi di gioco sono semplici e facili da imparare, ma li dovremo apprendere e sfruttare completamente da soli, senza un tutorial che ci spieghi come agire. Questa scelta, come la “permadeath”, risulta assolutamente in linea con le scelte fatte dallo studio e si rivelano anche legate tra loro. La difficoltà dei combattimenti è selezionabile in qualunque momento del gioco e non influirà in alcun modo sulla raccolta di trofei ed achievements. Questo, insomma, permetterà al giocatore stesso di intraprendere l’avventura come meglio crede, concentrandosi maggiormente sulla narrazione o sulla vita da difendere col filo della lama. A livello di azione possiamo adottare le nostre personali strategie, come prediligere le schivate o le parate, oppure accumulare il “focus” (una sorta di potere di concentrazione che ci salverà spesso da ostiche situazioni e nerboruti vichinghi) per averne a disposizione una scorta per l’intero scontro (alla fine della fase di combattimento, si azzererà in ogni caso). Dal menù di gioco è inoltre accessibile in qualsiasi momento la “Modalità Fotografia”, con la quale potremo liberamente spostare la telecamera e creare fantastici screenshot.

Dalla mente allo schermo

Come vi avevo anticipato, l’intero gioco è stato ricreato sulla base dei sintomi e delle sensazioni provate da persone realmente affette da psicosi. Tra quelle descritte nel documentario disponibile nel gioco, oltre a spiegare la trama del titolo, ci viene anche fatto capire quali di questi sintomi sono stati riprodotti e in che modo. E’ così che in Hellblade: Senua’s Sacrifice dovremo risolvere enigmi logici e di prospettiva seguendo ragionamenti particolari, circondati da immagini distorte, caleidoscopi, effetti sfocati, colori vivi ed accesi, ma anche vivendo situazioni dove ci sembrerà che la realtà corra più veloce della nostra mente, tra oscurità e volti straziati dalla sofferenza… Non sorprendetevi se dunque si alterneranno su schermo suggestive ambientazioni nordiche ad angusti paesaggi e inospitali strade disseminate di cadaveri. Tutto ciò va a ricondurci ad un netto distacco tra la realtà, oltre che a scelte decisamente difficili da interpretare per una persona poco informata su tali disturbi psichici. Ricordate le voci? Il primo sintomo di cui abbiamo parlato? Grazie all’Audio Binaurale in 3D adottato dal team ci sembrerà davvero di averle nella testa, provenienti da ogni dove (seguite a tutti i costi il consiglio di giocarlo con le cuffie).

Senza bisogno di dirlo, potete capire da soli che sia tecnicamente, sia visivamente, la resa del comparto tecnico e del comparto grafico sono grandiose, fondendosi in qualcosa di unico… anche in caso di silenzio. Anche la colonna sonora di Hellblade si fa apprezzare alla grande, ma da questo punto di vista poteva azzardarsi qualcosa di più. L’attesa è dunque stata ripagata? Assolutamente si. Sicuramente non è il titolo che molti di noi si sarebbero aspettati dopo l’annuncio e di sicuro si allontana molto dai canoni che caratterizzano i videogame di questa generazione. Hellblade: Seuna’s Sacrifice è un titolo maturo, che va affrontato con grande consapevolezza di ciò che vi aspetta.

Modus Operandi: questa recensione è stata redatta basandosi sulla versione PlayStation 4 del titolo, dopo aver completato per intero l’esperienza di gioco, aver trovato la totalità delle lorestones, e dopo aver visto il documentario dedicato al suo interno.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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