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I Care a Lot – Recensione, un thriller spietato e crudele ma anche attuale

La moralità è uno di quei settori che difficilmente si presta a una definizione chiara, definitiva e universale, è uno di quegli ambiti che l’essere umano piega da secoli, manipola in relazione ai propri bisogni, alla propria sopravvivenza e soprattutto alla propria fame di potere. I Care a Lot è un film che fin dalla primissima sequenza apre il corso della sua storia specificando chiaramente il proprio punto di vista in merito all’umanità e al sociale, etichettando una narrazione pronta a rispettare per filo e per segno le parole del suo incipit, parole che trascendono immediatamente il profilmico toccando specifiche corde del reale. J. Blakeson con questo film vuole raccontare e dirigere una protagonista che curiosamente cattura in maniera contorta e magnetica l’attenzione di chi guarda, intessendo una trama che non soltanto sfiora continuamente il mondo del black humor, ma ne fa una vera e propria identità narrativa, estetica e soprattutto contemporanea, senza troppo risparmiarsi nei suoi sviluppi, anche molto drammatici e seri in alcuni frangenti, con un progressivo naufragare in movimenti che si fanno ben presto da thriller senza fronzoli. Il film è da poco disponibile su Amazon Prime Video.

Un mostro sotto angeliche spoglie 

I Care a Lot ruota tutto intorno al personaggio di Marla Grayson, un avvocato senza scrupoli che, servendosi delle proprie conoscenze, piega continuamente il sistema americano per mettere le mani sulla vita, soprattutto materialista, degli anziani. Passando attraverso il favore di una dottoressa riesce a far figurare la situazione di alcuni vecchi signori gonfiandone le problematiche, per poi subentrare scavalcandole e divenendo la loro tutrice legale tramite il tribunale. Quest’ultimo può riunirsi soltanto in “situazioni speciali e d’emergenza” prendendo in mano la vita di queste persone con l’intento specifico di aiutarle. Se non fosse che Marla prenda di mira soltanto gli anziani con ingenti fortune, per poi incastrarle in un sistema che li priva di ogni cosa, in suo favore. Tutto questo, ovviamente, all’oscuro dei parenti che non possono farci nulla, anche perché agli occhi del giudice e dello stato lei agisce per il loro bene, servendo e prestando un servizio più che umano. La situazione però cambia drasticamente quando decide, a sua insaputa, di prendere di mira una signora in particolare con molte cose da nascondere…

I Care a Lot

Inutile sottolineare il fatto che questo I Care a Lot si sviluppi lungo una magistrale interpretazione da parte di Rosasmund Pike (Marla), la quale costruisce un personaggio impeccabilmente negativo, perfettamente crudele, pronto a valorizzare pienamente le capacità espressive dell’attrice. Qui non si parla soltanto di recitazione vocale, ma anche e soprattuto di espressività, delle espressioni valorizzate ancor di più da una regia estremamente legata ai vari primi piani. Marla è spietata, fredda, senza scrupoli,  senza un briciolo di umanità e soprattutto determinata, determinata ad arrivare fino in fondo qualsiasi cosa accada, determinata ad andare avanti con le proprie scelte, con la propria vita, finanche calpestando quella del prossimo svuotandola di qualsivoglia colore e dignità. Ne viene fuori un universo narrativo estremamente prolisso dal punto di vista sociale, un ritratto nudo e crudo dei modelli americani, dei modelli di un capitalismo che celebra l’individualità anche crudele e ad ogni costo.

I primi piani di I Care a Lot

I primi piani di questo film restano uno dei vezzi registici più importanti, più considerevoli nell’insieme tecnico, che qui si fa immediatamente discorso, e soprattutto riflessione verso lo spettatore. Blakeson costruisce inquadrature piuttosto attente sopratutto verso il volto della sua protagonista. Inquadrature che sinuose si muovono da un’espressione all’altra catturando ogni suo singolo movimento visivo e sguardo, in un magnetismo mirante a stravolgere completamente e continuamente il punto di vista dello spettatore. Le espressioni di Marla in I Care a Lot restano fondamentali nella comprensione del personaggio che si ha davanti, restano uno degli strumenti principali di questa donna che cela la sua mostruosità e la fame dietro ai sorrisi costruiti con questa affettazione che stravolge nel suo essere indecifrabile. Ad accentuarne il peso, inoltre, troviamo la mano del regista stesso sempre esterna a quanto avviene in scena, sempre distaccata ma comunque concentrata a sottolineare i dettagli fisici di un insieme antropologico ben lungi dai classici stilemi emotivi, simbolo di un’umanità avvinta e al tempo stesso affascinata, lacerata da un mondo che non si cura troppo delle sue debolezze, mercificandole all’occorrenza.

I Care a Lot

In aggiunta vi è il contrasto soprattutto cromatico, accentuato dalla fotografia e dalla scelta dei costumi, fra l’esteriorità di questa donna bellissima e i suoi demoni interiori. La macchina da presa, comunque resta sempre attenta, catturando l’interpretazione della Pike in ogni sua sfumatura e portando alla creazione di un personaggio che si muove in un universo di legami che si fa ben presto freddo, con una spontaneità rilegata a pochi precisi momenti che diventano ben presto iconici di un villan spietato e molto forte.

Cosa vuoi essere?

I Care a Lot resta dunque una pellicola molto particolare, soprattutto nella scelta dei suoi sviluppi narrativi centralizzati intorno a un’anticlimax che sa catturare fino in fondo l’attenzione dello spettatore, complice anche la presenza di altri volti noti del mondo del cinema (come il personaggio interpretato da Peter Dinklage), pronti a stravolgere completamente gli eventi, proiettando il tutto verso lidi oscuri ed indecifrati tipici della nostra contemporaneità. Uno dei maggiori pregi di questo film, oltre alla cura generale e alla recitazione, resta la riflessione sulla morale dei suoi protagonisti, morale che si prodigherà continuamente nel rielaborare il punto di vista della narrazione, senza mai veramente prendere una posizione netta, in un contesto sul quale inevitabilmente piomberà la realtà.

I Care a Lot

7.5

:I Care a Lot è un film che riesce a stregare fin dal principio, fin dalle primissime parole che la sua protagonista pronuncia in fuori campo per introdurre l'azione e introdurre sé stessa. In seguito genera molti elementi su cui riflettere, spingendo lo spettatore a capirne l'importanza soprattutto contemporanea. Si tratta quindi di un film che da un lato tratteggia la spietatezza magistralmente impressa (a livello recitativo) della sua protagonista, e dall'altro però la inserisce in un contesto che neanche la condanna troppo, commettendo l'unico errore di sottovalutare l'imprevedibilità emotiva dell'essere umano. Il dolore, il denaro, la determinazione e sopratutto il potere guidano una storia che, con i suoi alti e bassi, viene delineata anche da una mano registica attenta in alcune piccole cose, e abbastanza dinamica nel suo voler narrare e trasporre, incorniciando situazioni che oscillano tra la credibilità e una leggerezza che può arrivare a smorzare la tensione generale. Molto interessante anche l'approccio sonoro allineato a ciò che avviene su schermo.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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