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Il Principe cerca figlio – Recensione, il ritorno nostalgico di Eddie Murphy

Eddie Murphy resta uno di quegli attori che, volenti o nolenti, viene ricordato all’interno della storia del cinema non tanto per il suo ruolo intellettuale, o per gli apporti al mezzo stesso, quanto per la leggerezza dei suoi approcci e dei suoi personaggi che, sia a livello sociale che di botteghino, hanno da sempre dimorato nell’immaginario collettivo non soltanto americano ma anche mondiale. E’ proprio questa una delle caratteristiche più interessanti di questo attore che, nel corso degli anni ’80 e ’90, è riuscito a costruirsi un’immagine atta a valorizzarlo come interprete e soprattutto trasformista riuscendo, in alcuni casi specifici (si pensi ad esempio “Una poltrona per due”), a trascendere il tempo spesso, divenendo vero e proprio modello di un periodo dell’anno preciso (questo è avvenuto in Italia ad esempio col succitato film, ovviamente qui incorona anche dinamiche televisive e sociali, ma resta comunque importante sottolineare la percezione nostrana di questo attore, anche al difuori dell’immaginario cinematografico stesso). Uno dei suoi film più iconici fu Il principe cerca moglie, del 1988. Fu proprio il suo grande successo di pubblico a proiettare ancor di più l’immagine di Eddie al di fuori della bolla americana, al punto che 30 anni dopo, si è pensato seriamente di realizzarne un seguito, il quale ha visto la luce proprio quest’anno con il titolo de Il Principe cerca figlio, attualmente presente nel catalogo di Amazon Prime Video.

Il Principe cerca figlio e lo stile che guarda al passato

Una delle primissime caratteristiche che salta all’occhio con questo Il Principe cerca figlio è proprio lo stile generale adottato dal suo regista Craig Brewer. Fin dalla primissima scena il film oscilla tra il tempo che è passato dagli eventi che tutti noi conosciamo e il presente. Questa oscillazione però non tende a caratterizzare e disegnare soltanto il tempo narrativo in cui gli eventi vengono trasposti, ma anche il tempo all’interno dell’evoluzione del cinema stesso. Il cinema infatti è cambiato e con esso anche il genere in cui la sceneggiatura si origina, con un’evoluzione percettivo-sociale che ha abbracciato non soltanto il medium stesso, ma anche e soprattutto il pubblico con il quale tenta di approcciarsi.

Il Principe cerca figlio

In poche parole questa pellicola, nel suo “parlare”, sembra bloccata in un passato che oggi risulta piuttosto particolare nella sua comprensione. Si tratta di una commedia che tenta di attingere dagli anni in cui il suo prequel vide la luce, risultando in moltissimi frangenti piuttosto fuori dai canoni contemporanei. Questa resta una delle scelte più curiose, ed è un qualcosa che non si limita a svilupparsi soltanto nei dialoghi, ma che ritorna puntualmente nella struttura generale del film, mettendo in evidenza una composizione generale fra “il cringe” e il nostalgico forzato.

La storia e le tematiche 

Ne Il Principe cerca figlio troviamo il nostro protagonista ormai parecchio cresciuto e pronto a diventare re. Le sue scelte del passato hanno condotto alla nascita di una famiglia apparentemente felice. Apparentemente, per via della mancanza di un erede maschio in un contesto ovviamente arcaico ed estremamente conservatore nel suo porsi, soprattutto, verso le questioni di genere e di potere. Il non avere avuto un erede condurrà quindi l’attuale re alla ricerca di suo figlio, in seguito alla scoperta di averne avuto uno durante la precedente esperienza americana. Il tutto sotto la pressione delle ultime parole di suo padre e del Generale Izzi, il quale tenta in tutti i modi di minacciare il regno di Zamunda.

Dunque le dinamiche narrative risultano fin dal principio immediatamente riconoscibili, con questa ennesima spedizione (costellata di volti noti a coloro che videro il primo film) che però, questa volta, canalizza le varie riflessioni non sulla percezione razziale e sociale nel contesto americano, ma sulla crescita personale del protagonista e soprattutto sulla questione di genere. Il Principe cerca figlio, infatti, si rende moderno e contemporaneo soprattutto per le sue piccolezze culturali, anche se soffocate dalle varie trovate grottesche a costellarne il cammino.

Cambiare senza cambiare 

Il fatto di prendere nuovamente in mano un protagonista come quello interpretato da Eddie Murphy negli anni ’80, e di rappresentarlo in relazione alla nostra modernità, dando dunque forma a un contrasto culturale netto, avrebbe potuto condurre senza dubbio a un risultato molto più profondo e approfondito. Certo, questo resta un film che fin dal principio non si prende troppo sul serio, non si pone in maniera intellettuale, gettando le basi di una trasposizione volutamente leggera e spensierata, ed è proprio così che andrebbe inteso questo lavoro. Le esagerazioni di alcuni sviluppi, le coreografie abbastanza vetuste, le battute e la caratterizzazione di alcune vicende, richiamano palesemente a un passato della commedia che oggi potrebbe risultare a molti abbastanza fuori luogo, complice anche l’evoluzione generazionale e la trasformazione dei vari modelli cinematografici, che hanno fatto di questo genere un qualcosa di diverso e, in alcuni contesti, di finanche impegnato.

Il Principe cerca figlio

Una delle mancanze che si è sentita di più ne Il Principe cerca figlio, almeno nella nostra versione, nell’adattamento italiano, resta la voce del leggendario doppiatore di Eddie Murphy, Tonino Accolla, venuto purtroppo a mancare. Resta curiosa la centralità espressiva, almeno nella percezione nostrana di questo attore, della voce del celebre doppiatore, il quale negli anni era riuscito a caratterizzare le performance di Murphy anche attraverso alcuni vezzi che, in terra nostrana, si fecero iconografici, modelli di una riconoscibilità immediata. Il lavoro con l’attuale pellicola, parlando dei doppiatori, resta comunque ben realizzato anche se, soprattutto i più nostalgici, sentiranno questa differenza col passato.

Il Principe cerca figlio

6.5

Con Il Principe cerca figlio assistiamo al ritorno di una grande star del passato, di una star che è riuscita a far parlare di sé, finanche mantenendo una presenza tangibile all'interno della storia del medium cinematografico. Questo ritorno resta dunque centrale, soprattutto nel leggere la struttura generale su cui si incardina questo nuovo film. Si tratta infatti di una pellicola legata profondamente al passato, intenzionata però ad attualizzarsi, senza riuscirci veramente fino in fondo. Le varie scelte stilistiche di alcuni sviluppi purtroppo distraggono enormemente dal suo potenziale che da riflessione si fa continuo eccesso ed esagerazione anche anacronistica, soprattutto nella scrittura e nell'approccio ad alcuni dialoghi. Dal punto di vista tecnico non c'è molto da criticare, se non una CGI piuttosto raffazzonata (simile a quella del primo film) e alcune scenografie poco credibili anche nella finzione scenica, a livello proprio realizzativo.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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