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Knights of Valour Recensione

Giocando a Knights of Valour mi sono tornate in mente le parole di Luciano Ligabue, quando dice “[…] sarà che il passato ce lo hanno prestato […]”, perché tornare oggi in un gioco come questo, a distanza di quasi venti anni dal suo esordio nelle sale giochi (molti di voi non sapranno neanche cosa siano oggi perché sostituite dalle sale LAN), rende il gioco davvero immersivo per chi come me è cresciuto con titoli simili. Bando ai sentimentalismi, abbiamo un mondo da salvare!

Una Storia d’Oriente

Il comparto storia di Knights of Valour, è preso in pieno dalla raccolta denominata Il Romanzo Dei Tre Regni, datato tra il nostro 1300 ed il 1400 in Cina. Differentemente dall’opera letteraria, qui saremo chiamati ad affrontare orde di nemici più o meno potenti che infestano cinque mondi, ciascuno dei quali contiene quattro livelli peculiari. Inutile dire che la storia è puramente un pretesto per farci combattere con una serie di meccaniche a scorrimento. Il gameplay si riassume con un mix di azione e divertimento: con il tasto X presente sul controller andremo a schivare gli attacchi nemici, mentre con il tasto quadrato li terremo a bada con una serie di combo base che vanno ad arricchirsi e trasformarsi se ci aggiungiamo il tasto triangolo, legato ad una barra di energia che si rigenererà mediante l’uso di consumabili o più velocemente mentre picchiamo i nostri nemici. Ultimo, ma non per importanza, il tasto cerchio è legato all’uso di oggetti rapidi e “armi ambientali”.

Please Insert Coin

Oggi il concetto di monetina nella macchinetta è superato: di norma i giochi di oggi hanno preferito la formula Freemium per ovviare al problema ed il gioco in oggetto non fa eccezioni. Potrete scaricare il gioco base che vi darà diritto a due soli personaggi iniziali (uno legato alla caratteristica Forza, l’altro alla caratteristica Destrezza) mentre per sbloccare gli altri, compresi quelli legati alla caratteristica Abilità potrete o spendere denaro reale o conquistare piano piano le Pietre Goshiki, ovvero la valuta del gioco. A partire dal livello uno fino al livello undici, avrete a disposizione un numero illimitato di vite con le quali ricominciare la partita; superato il livello undici dovrete fare i conti con le sole tre vite che avrete a disposizione, che si ricaricheranno ogni trenta minuti o pagando in Pietre Goshiki una cifra ad hoc. Nel gioco potrete affrontare le sfide in battaglie da quattro giocatori al massimo, unicamente online e non sarà possibile giocare in locale. La forte componente GDR vi permetterà di passare diverse ore a cercare il bottino migliore del gioco, potenziare le vostre armi e le abilità degli eroi: tutto questo però ha ovviamente un rovescio della medaglia. Là dove potrete arrivare con il tempo, andando a investire ore di gioco, dovrete considerare che potrete tranquillamente comprare gli oggetti o i potenziamenti che vi mancano pagando soldi reali. Lo stesso personaggio ha dei limiti: infatti, superato il livello diciannove e da li in poi ogni dieci livelli, dovremmo ottenere risorse e pietre/monete per assicuraci il passaggio di livello.

Concludendo

Knights of Valour è un gioco che richiede due fattori fondamentali: un immenso quantitativo di tempo o un grande portafoglio sul quale investire. Se lo si prende per come è, ovvero un passatempo da fare con gli amici a fine serata, è un ottimo titolo. Viceversa, se si vuole arrivare a un livello competitivo interessante, dovrete spenderci tempo e denaro al pari di qualunque gioco Freemium molto in voga nei titoli mobile. Ho trovato strano il fatto di non poter giocare con un amico in locale, ma con ogni probabilità gli sviluppatori hanno preferito spingere di più sul comparto online. La scelta di imporre la connessione ha da un lato protetto il gioco da eventuali pirati informatici pronti a creare moneta virtuale, ma dell’altro ha però limitato l’esperienza di gioco all’utente finale, creando inoltre rallentamenti nei momenti di sovraffollamento del server.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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