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La serie di Cuphead – Recensione, dal run ‘n’ gun a Netflix

Dopo il debutto di Cuphead su Xbox One e PC, lo sviluppatore MDHR si è trovato tra le mani una patata bollente (e non quella del primo mondo), visto che è riuscito a creare un’opera che grazie al proprio comparto artistico e alle sue qualità è riuscita a catturare una quantità di utenza davvero sorprendente, giungendo successivamente anche su PlayStation 4 e Nintendo Switch. Ed ecco che, mentre si chiacchiera tanto di un potenziale capitolo 2, e il DLC The Delicious Last Course è ormai molto vicino, Netflix ha deciso di investire sul progetto, portando alla realizzazione de La serie di Cuphead. Parliamo di una vera e propria serie animata con lo stile anni ’30 che ha contraddistinto il videogioco, diverso da tutti i suoi “colleghi” proprio per via dell’ispiratissimo e sublime comparto artistico, il quale è stato trasportato 1 a 1 in salsa streaming. Come sarà andata? Scopriamo tutti i dettagli su La serie di Cuphead in questa recensione dedicata.

Meno armi, più animazioni

Con 13 episodi iniziali, e due ulteriori stagioni ormai confermate che arriveranno in seguito, La serie di Cuphead di cui parliamo in questa recensione ha modo di distaccarsi sotto diversi punti di vista rispetto al videogioco. È bene non fraintendere, siamo davanti agli stessi adorabili personaggi, che colorano l’esilarante mondo dei due fratelli tazza, e anche allo stesso tipo di grafica (seppur qui più elaborata, con un mix migliore fra 2D e 3D e animazioni di livello leggermente superiore) vista nei titoli originali da cui la serie è tratta. Tuttavia, nel trattare le vicende, Netflix si è presa diverse licenze, il che è particolarmente positivo se si pensa al fatto che il gioco aveva una narrativa difficilmente adattabile come serie, e che questa andava quindi rivista in parte per diventare fruibile togliendo la componente principale che ha reso noto il gioco: il gameplay.

The Cuphead Show

Ecco quindi che ancora una volta i fratelli si trovano alle prese con il diavolo, seppur in salsa completamente diversa, e con dei personaggi di contorno (seppur manchino nei primi episodi diversi visti nel gioco) decisamente più approfonditi. Lo stile adottato per lo sviluppo di questo prodotto, com’era facile immaginare, ricorda proprio i cartoni anni ’30 da cui la grafica di Cuphead è ispirata, anche se vedendo il prodotto – con ogni puntata che dura meno di 10 minuti – non si ha in alcun modo una sensazione di “vecchio” che si rischiava di ottenere.

Parliamo all’effettivo quasi di una “remastered” dei prodotti visti al tempo, che però mantiene diverse peculiarità e le adatta allo strampalato mondo in cui i due fratelli vivono, per assurdo, ancora più frizzante in un prodotto esclusivamente visivo, visto che c’è stato maggiore spazio per avere a che fare con gli abitanti dell’isola, con il loro carattere e le loro peculiarità, mentre non sono mancati anche simpatici riferimenti a qualche prodotto del passato.

Lo straordinario mondo di Cuphead

Ecco quindi che con un prodotto rispettoso dell’opera originale, e con un concept piuttosto interessante, unito anche a un mondo tutto da scoprire e da una grafica adorabile da guardare, Netflix è riuscita a confezionare un prodotto degno di nota, che di sicuro avrà anche modo di migliorare nel corso delle stagioni successive. Il titolo è apprezzabile di sicuro da un pubblico più giovane, per il quale sembra anzi quasi pensato, ma sa comunque strappare una risata anche ai più grandi. Invece, chi ha vissuto le opere delle due tazze in salsa Run ‘n’ Gun, non potrà che rimanere a bocca aperta quando si troverà davanti dei personaggi che ha già amato (e odiato) in salsa del tutto nuova, con peculiarità più incisive e con modi di fare che li distinguono dal resto, e non hanno ovviamente trovato spazio nei videogiochi.

The Cuphead Show

Considerata la durata degli episodi particolarmente ridotta, al punto che l’intera stagione non raggiunge il minutaggio di un film medio-lungo, risulta davvero difficile annoiarsi, anche quando più di una scena non riesce a colpire un target più grande, e grazie a questa disposizione infatti, forse a tratti un po’ scomoda da guardare, ma comunque intelligente, gli episodi scorrono velocemente e senza farsi sentire. Ciò lascia che La serie di Cuphead – di cui parliamo in questa recensione – possa accompagnare durante un qualunque momento, magari proprio prima di volersi rilanciare nell’inferno sotto forma di bullet hell che l’opera originale propone.

Nota positiva anche per il doppiaggio in italiano, con performance degli attori davvero formidabili e azzeccate in pressoché ogni caso, al punto che guardare la serie in lingua originale potrebbe essere un vero e proprio errore, vista la magnifica caratterizzazione data a ogni personaggio dell’isola. Come se non bastassero le voci dei personaggi poi, La serie di Cuphead riesce anche a tenere ben salde fra le vostre orecchie la colonna sonora fantastica, che presenta nuove musiche – ancora una volta, localizzate al meglio – e ulteriori prese direttamente dalla fantastica OST del videogioco.

La serie di Cuphead

8

La serie di Cuphead è un prodotto di Netflix riuscito sotto bene o male ogni punto di vista, che con questi 13 episodi ripropone il mondo visto nel videogioco in maniera completamente diversa, cambiando in parte anche la storia, ora decisamente più adatta a uno show televisivo rispetto a quanto non lo fosse quella del videogioco. Di sicuro, con questo titolo che ricorda (e vuole ricordare) i cartoni anni '30, Netflix è riuscita a colpire il cuore di un target di età davvero enorme, visto che nel giro di meno di due ore tutti gli abbonati possono immergersi nelle avventure delle due tazze.

Andrea Pellicane
Nasce nel 2000 già possessore di una Playstation 1 e già appassionato di videogiochi. In tenera età scopre il mondo dell’informatica ed inizia la sua inutile corsa verso la bramatissima Master Race. Nonostante la potenza di calcolo sia la sua linfa vitale è alla perenne ricerca della varietà e di titoli indie che piacciono solo a lui, incurante del fatto che potrebbero funzionare agevolmente anche su un tostapane. Viene spesso avvistato mentre effettua incomprensibili ragionamenti (soprattutto per lui) legati all'economia. Eccelle particolarmente nel trovare i momenti meno opportuni per iniziare e divorare intere serie TV.

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