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La Terra dell’Abbastanza – Recensione del film dei fratelli D’Innocenzo

Arriva nelle sale italiane un film scritto e diretto da due giovani registi alla loro prima opera filmica, che in 96 minuti sono già riusciti ad esprimere il loro talento: La Terra dell’Abbastanza, presentato al festival di Berlino qualche mese fa dove ha riscosso un grande successo di critica e pubblico, esce dunque carico di speranze e con la giusta ambizione di dimostrare che sulle vite di periferia e sull’assuefazione al male che giornalmente si incontrano, il cinema ha ancora molto da dire. Un’opera prima coraggiosa, che sfida giganti del passato, Pasolini e Caligari in primis, con originalità e intelligenza senza mai cadere nel cliché o in particolari scene da finti maestri del cinema. 

I Fratelli D’Innocenzo hanno lavorato in sincronia ad un progetto drammatico che racconta la storia di due giovani ragazzi della periferia romana che uccidono involontariamente un uomo, e da questo tragico incidente colgono l’occasione di entrare nella malavita. I fantasmi di questo evento scatenante però non gli lasciano tregua, la loro età adolescenziale così delicata e problematica legata anche alle vite di famiglie disagiate che contornano uno status sociale debilitato, alimentano una voglia di riscatto mista ai sensi di colpa.

I due protagonisti “… andranno fino in fondo, perché quando il sangue non fa più impressione e la paura non è più meccanismo di difesa, la violenza diventa l’unico linguaggio comprensibile”. Così i due registi esordienti descrivono il passaggio dal bene al male dei protagonisti.

Mirko (Matteo Olivetti) e Manolo (Andrea Carpenzano) sono i due amici, quasi fratelli di vita, protagonisti di quest’avventura. Sono loro che vivono la terra dell’abbastanza interpretati con grande intensità e bravura da due giovani attori, che esprimono alla perfezione sentimenti, modi di fare e di dire di una realtà poco educata. Una dimensione dove prevale la legge del più forte e soprattutto dove è necessario mascherare le proprie naturali debolezze con un muro di superiorità, costituito da una lamina sottile che, quando poi crolla, crea dei buchi enormi dentro il proprio essere giovane lasciando senza strumenti per combattere la vita.

Pepito Produzioni e Rai Cinema hanno creduto fortemente in questo progetto, tanto da contornare il giovane cast principale formato da registi, autori e attori, da tutta una serie di figure che nel cinema lavorano da anni (Paolo Carnera, Maricetta Lombardo, Paolo Bonfini), riuscendo così a creare una squadra perfetta, un’alchimia di inesperienza e di sapere acquisito che rendono il risultato non un’opera prima, ma già un fenomeno da ricordare.

Nel cast ci sono anche attori di grande esperienza come Max Tortora, Luca Zingaretti e Milena Mancini. I primi due recitano, con grande intuizione da parte della produzione, in ruoli inediti per i loro volti, al primo è stata assegnata una parte drammatica, dove l’interpretazione è stata inaspettata e dalla quale emerge un personaggio chiave della trama che dona un tocco chiaroscurale maggiore: un comico in un ruolo drammatico può stonare, ma in questo caso rende alla perfezione. La seconda performance, Zingaretti, lo vede interpretare la parte di un boss della malavita, in questo caso forse la scelta non è stata proprio azzeccata del tutto, è sicuramente una parte secondaria, ma ne emerge un personaggio poco rude e fin troppo delicato.

Il film sarà distribuito in Italia da Adler Entertainment, in sala a partire da oggi 7 giugno. Un’opera di cui essere orgogliosi, con l’augurio che possa avere il successo meritato, viste anche le molte vendite nei mercati esteri.

Leggi anche la nostra recensione di Lazzaro Felice 

La Terra dell'Abbastanza

8

La Terra dell'abbastanza è un film che stupisce per la sua genuina freschezza di un racconto già visto in passato e raccontato ampiamente. Due fratelli all'esordio con la loro prima regia che riescono con maestria e dimostrare di essere già maturi al loro primo film.

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