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Lake – Recensione di una vera e propria epopea del silenzio

Nel corso degli anni i videogiochi hanno affrontato moltissime tematiche, dimostrando la versatilità del mezzo e le sue possibilità espressive in tantissimi ambiti differenti (guardate, ad esempio, all’abisso che si può trovare tra il mondo di alcuni videogiochi indie in contrasto con i tripla A più conosciuti). E’ proprio partendo da una concezione del genere, partendo dalle possibilità di dialogo, e non soltanto d’intrattenimento, che vogliamo aprire questa recensione di Lake, videogioco sviluppato da Gamious e di recente uscita. Il fatto di poter scegliere la strada della propria opera la dice lunga sui passi in avanti che il medium ha compiuto e continua a compiere con l’avanzare degli anni, e il centro focale di questo lavoro in particolare ne è la dimostrazione. Solitamente alla base di un titolo c’è l’interazione – che neanche qui manca, sia chiaro -, ma in questo caso la produzione pone la sua visione d’insieme in maniera differente, concentrandosi su una serie di dinamiche ben lungi dalla fantasia generale, in un’impostazione narrativa e figurativa molto vicina a un reale risultante immediatamente familiare. 

Staccare da tutto 

Al centro di tutto troviamo la Meredith Weiss, una donna sulla trentina o poco più, assorbita dalla propria carriera in ambito informatico e da tutte le faccende relative al vivere in una grande città. Il termine “assorbita” non è casuale in questa recensione di Lake e anzi, appare centrale nell’esplicazione del core del gioco stesso. Troviamo dunque questa donna intenta a portare a termine una deadline di lavoro, una scadenza, in un contesto che esteticamente si pone, nell’immediato, agli antipodi di quella che sarà l’identità colorata del titolo. Tutto comincia nel momento in cui decide di “staccare”, di allontanarsi per un po’, per due settimane precisamente, dalla sua routine lavorativa e sociale, per tornare nel proprio luogo natio: Providence Oaks, un piccolo e tranquillo villaggio che sorge sulle sponde di un lago.

Lake recensione

Gli eventi di Lake prendono piede nel corso degli anni 80’, nel pieno di un periodo storico che mostra la propria identità fin dal principio, perseverandosi in una coesistenza con ciò che faremo fino alla fine. A Providence Oaks Meredith, durante queste due settimane, sostituirà il padre nel suo lavoro di postino, occasione fondamentale non soltanto per allinearsi con un’esistenza agli antipodi dalla propria, ma anche per riscoprire le orme di una vita costellata da una serie di valori con cui entrare in contatto poco a poco.

Consegne, nostalgia e riflessione

Al centro del titolo, dunque, troviamo il relax, veniamo immediatamente proiettati in una storia che vuole lanciare alcune considerazioni nei confronti dell’essere umano, e al tempo stesso proiettare i giocatori in un contesto atto a trasmettere le stesse identiche sensazioni che sta provando la protagonista. Nello scrivere una recensione di Lake è importante sottolinearne il valore espressivo, snocciolato attraverso questo palese contrasto tra la frenesia quotidiana di una vita che ti tiene sempre sospeso, in contrapposizione a un contesto in cui è più semplice respirare e riflettere. Tutto ciò avviene proprio attraverso il gameplay del titolo, il quale diverrà immediatamente mezzo narrativo e percorso riflessivo. 

In Lake dovremo semplicemente consegnare lettere e pacchi, il tutto attraverso il furgone delle poste, servendoci di una piccola mappa. Non vi è alcun tipo di difficoltà o sfida in questo, piuttosto un insieme di elementi che mirano a toccare non soltanto la protagonista, ma anche chi sta giocando. Rispettare le varie consegne significa esplorare, muoversi e soprattutto parlare con le persone del luogo. La componente relazionale è un altro elemento centrale del gioco, anche perché parlando con le persone si potrà approfondire un minimo la situazione, attraverso i dialoghi a scelta multipla. Questi varieranno di volta in volta la posizione che Meredith assumerà nei confronti del passato e del presente, facendola risultare sempre differente agli occhi del prossimo. Oltre a tutto ciò, sono il mezzo primario per scoprire di più sul luogo e sul suo stesso passato.

Lake recensione

Un luogo tranquillo in cui passeggiare

Andando oltre le dinamiche di gioco, l’estetica di Lake resta un’altra componente centrale di cui parlare in un a recensione. Non appena si comincia a giocare ci si ritrova immersi nel verde che circonda questo lago, fatto anche di case in legno, piazze, strade sterrate e silenzio. Ciò che il titolo mette da parte in termini di adrenalina o sfida lo restituisce in ambito d’ambientazione, la quale è stata opportunamente costruita anche nei più piccoli dettagli. Sembra quasi di ritrovarsi in un luogo fermo nel tempo lontano, negli anni 80’ appunto. La pace che si respira lungo le strade di Providence Oaks fa il suo dovere in ogni singolo movimento di camera o scelta musicale. Queste ultime risultano particolarmente apprezzate soprattutto per via del fatto che si parla di un titolo che punta moltissimo, se non del tutto, sull’immersione del giocatore. Fuso a tutto ciò troviamo un doppiaggio piuttosto attento alle singole sfumature del caso, pronto a costellare un viaggio estremamente umano.

Lake

7

Con Lake ci troviamo davanti a un titolo che si prende i suoi tempi e i suoi spazi, imbastendo un'esperienza che resterà senza dubbio impressa in tutti coloro con la voglia di avventurarcisi. I suoi sviluppatori hanno scelto di distaccarsi da un intrattenimento più adrenalinico per imbastire un discorso che approda tranquillamente nel reale di tutti noi. Fiore all'occhiello di questo lavoro è senza dubbio l'immersione generale che fuoriesce da grafica e comparto sonoro, doppiaggio compreso, pur con qualche problematica generale a livello tecnico. Ne viene fuori un lavoro sicuramente non per tutti, ma che nel suo piccolo muove una riflessione da tenere d'occhio.

Nicholas Massa
Adora i videogiochi e il cinema fin dalla più tenera età e a volte si ritrova a rifletterci su... Forse anche troppo. La scrittura resta un'altra costante della sua vita. Ha pubblicato due romanzi (a vent'anni e venti quattro) cominciando a lavorare sul web con varie realtà editoriali (siti, blog, testate giornalistiche), relazionandosi con un mondo che non ha più abbandonato.

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