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Lasciare la ragazza per il gaming competitivo è davvero così strano?

Tutti quanti abbiamo letto nelle ultime ore la notizia del ragazzo che ha chiuso la sua relazione con la propria ragazza, una giovane modella, per concentrarsi a 360 gradi sul pro-gaming. Egli sostiene che la vita di coppia porti via troppo tempo alla sua carriera al controller, e dunque ha deciso di prendere questa decisione cruciale per salvaguardare la sua passione. C’è chi ha preso la notizia ridendo, chi l’ha sfruttata per alimentare la congettura che i videogiochi causino disturbi mentali e dipendenze e chi invece si è schierato dalla parte di uno dei due giovani. La vera domanda a questo punto è: quanto il gaming deve entrare all’interno della vita di una persona, al punto da influenzare la sua vita sociale ed i rapporti interpersonali? Ma soprattutto, se al posto della parola gaming ci fosse stato qualunque altro ambito più radicato nella cultura moderna, avrebbe fatto lo stesso clamore?

Partiamo però da una premessa: nel tempo ne abbiamo sentite di tutti i colori, da chi marinava la scuola per restare a casa a vagare per Skyrim a gente che ha perso il posto di lavoro ed addirittura la famiglia. La differenza con l’evento accaduto nelle ultime ore sta nel fatto che in quei casi sono state le persone attorno al giocatore a prendere provvedimenti per lui, come il capo licenzia il dipendente o la moglie che lascia il marito; mai però si era sentito, o almeno non in così larga diffusione, che un giocatore scegliesse di perseguire la sua carriera alla sua ragazza, dichiarandolo a gran voce. Prima di giudicare e prendere le parti dell’uno o dell’altra, è necessario però analizzare i fatti in modo oggettivo per trarre una tesi accurata.

Da un lato abbiamo una giovane modella, ragazza di particolare bellezza, definita una delle meteorine più sexy d’America, che vive la relazione con passione e sentimento, mentre dall’altra abbiamo un giocatore che probabilmente, ragionando in modo più freddo e razionale, ha fatto il conto di quanto la sua carriera fosse limitata dall’impegno con la modella. Chi è anche un minimo al di sopra del casual gaming sa quanto questa nuova disciplina richieda tempo e dedizione, al pari di qualunque sport agonistico praticato in modo professionale; figuriamoci dunque per un pro del settore, il quale deve tenersi in allenamento, fare pratica e migliorare. A quel punto il “videogioco” non è più una semplice passione o divertimento, è un impegno sportivo, agonistico e lavorativo, dal quale dipendono la sua reputazione, la sua carriera, il suo lavoro e la sua vita (oltre che le vite di tutti i dipendenti che gli girano intorno), poiché è ciò che ti da anche come vivere, e senza il quale non percepiresti reddito.

Spesso molte coppie nel mondo si lasciano per cause lavorative, e in buona parte dei casi questi vengono in un certo senso capiti e le loro ragioni ascoltate. Perché in questo caso non dovrebbe essere la stessa cosa? Perché si parla di un videogiocatore e non di un rappresentante di azienda? Ora io posso capire e di certo non dare torto alla ragazza, ma al contempo non posso condannare la controparte. Se ne stiamo tutt’ora parlando, inoltre, è anche per il fatto che la notizia è stata pompata all’inverosimile, creando paragoni di dubbia qualità come “Lascia la ragazza per giocare a Call of Duty”. Non penso che se Francesco Totti avesse lasciato Ilary Blasi per perseguire la sua carriera, avrebbero scritto di come “Totti lascia la Blasi per dare calci ad un pallone”. Ma d’altronde la vita privata e quella pubblica collimano solo se i diretti interessati lo vogliono, e pubblicare un video di 10 minuti che annuncia questa rottura mi sembra proprio un testamento di volontà.

Dubbi a parte, su una cosa però sono certo: non possiamo trarre una conclusione nonostante tutta quest’analisi, poiché non sappiamo che genere di relazione fosse, come la vivessero o quanto fosse importante per entrambe le parti. Queste son cose che mai si sapranno e che resteranno interne ai due componenti della coppia. Inoltre rimane sgradevole l’epiteto che molta stampa generalista e este\rni al settore stanno dando alla faccenda, popolando internet e i social di luoghi comuni adatti a 50 anni fa. Certa però è una cosa: aldilà di tempo, impegni o altro, ogni passione è più bella se si ha qualcuno a sostenerti nelle tue sfide.

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