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L’esorcismo di Hannah Grace – Recensione dell’horror targato Diederik Van Rooijen

Quello dell’horror è stato da sempre riconosciuto come uno dei generi più intriganti e discussi nell’ambito della cinematografia. Ciò che il pubblico ricerca è terrore, ansia, poter sentire il cuore che ti sobbalza in gola mentre si osserva tremanti tutto ciò che sta avvenendo su schermo. Parliamo di un mercato florido e ricco di produzioni che vanno ormai susseguendosi in rapida successione senza lasciare allo spettatore neanche il tempo di riprendere fiato, ma al contempo anche stantio e ripetitivo nelle sue meccaniche. Le grandi opere che riescono davvero a rimanerci impresse nella mente si possono infatti contare sulle dita di una mano, pellicole che purtroppo hanno lasciato il posto a produzioni talmente trite e ritrite che oramai si riesce tranquillamente a identificare lo svolgimento di suddetti film senza neanche doverli andare a guardare. Alle volte si parla del maniaco pronto a far stragi d’adolescenti, in altri casi vi è una casa stregata i cui residenti dovranno affrontare i propri incubi più macabri, in talune occasioni si deve affrontare Satana in persona, da sempre un gran mattacchione che si diverte a impossessarsi di qualche vittima inconsapevole. L’esorcismo di Hannah Grace rientra proprio in quest’ultimo campo, un lungometraggio portato alla luce dalla sceneggiatura scritta da Brian Sieve e dalla regia di Diederik Van Rooijen che punta a raccontare una storia fatta di salti dalla sedie e momenti dove la tensione è sempre alle stelle, purtroppo senza però ottenere il risultato sperato.

Quando si muore, si muore

L’esorcismo di Hannah Grace inizia con quella che, di fatto, sarà l’unica scena in cui potremo effettivamente vedere l’esorcismo di Hannah Grace (Kirby Johnson), tre minuti in croce in cui una giovane ragazza legata a un letto e chiaramente posseduta starà venendo “curata” con l’aiuto di due preti. Il tutto, però, finisce nel peggiore dei modi e il padre dell’adolescente, pur di evitare un massacro, decide infine di soffocare la figli con un cuscino. Passano ben tre mesi dal tragico evento e l’attenzione della telecamera viene totalmente incentrata sulla figura di Megan Reed (Shay A. Mitchell), ex agente di polizia dal travagliato passato che con l’aiuto del suo sponsor ha trovato un nuovo lavoro come turnista notturna in un obitorio. Le prime ore sul campo sembrano passare senza intoppi, tra un cadavere esaminato e un altro appena trasportato, ma tutto cambia quando un’ambulanza porta nelle fredde stanze della struttura il corpo maciullato di Hannah Grace. Il primo problema che è possibile riscontrare durante la visione della pellicola è una certa mancanza di ritmo generale, con un proseguo delle vicende alquanto prolisso per buona parte dei neanche novanta minuti di girato.

Per cercare di dar vivacità al tutto, si tentano le ovvie strade dei jump-scare a buon mercato e delle ambientazioni claustrofobiche e labirintiche dell’obitorio, chiaramente rappresentante l’ambientazione madre dell’intera produzione, ma ciò non riesce comunque a imprimere con sufficiente forza quel senso di terrore che l’opera vorrebbe mettere in mostra. Di tanto in tanto, capita di assistere a interessanti giochi di luci e ombre o a qualche movimento di telecamera ben riuscito che risveglia dal torpore, eppure ciò non basta a risollevare una produzione fallace sotto numerosi punti di vista e, soprattutto, incapace di compiere il suo dovere più basilare, spaventare. In un certo qual modo, l’esorcismo di Hannah Grace sembrerebbe voler puntare a dare uno scossone al concetto delle possessioni demoniache sfruttando il tema del body horror, il tutto invero in maniera non dissimile da quanto già visto con Autopsy, dalla regia di André Øvredal, eppure il risultato finale si perde quasi immediatamente in un continuo di cliché che danno all’intera vicenda un fastidioso retrogusto di già visto. Si è invece ben comportato il cast, lì dove ogni attore è riuscito a interpretare in maniera più che convincente il suo ruolo, anche se ovviamente è Mitchell ha dover reggere sulle proprie spalle la maggior parte del peso della pellicola, il tutto contornato da un doppiaggio italiano come sempre di buona fattura. Infine, si è rivelata apprezzabile anche la colonna sonora che andrà scandendo le diverse situazioni che si presenteranno innanzi allo spettatore.

L’esorcismo di Hannah Grace

6.5

L’esorcismo di Hannah Grace puntava a offrire un’esperienza capace di sorprendere e, almeno in parte, innovare il genere horror basato su esorcismi e demoni assai malevoli, ma bastano pochi minuti di girato per capire come un tanto ambizioso traguardo non sia purtroppo stato raggiunto. Un incedere degli eventi poco avvincente e un’interminabile serie di cliché triti e ritriti rappresentano infatti i punti deboli di una sceneggiatura fallace e incapace d’incutere timore nel cuore del pubblico, il tutto aggravato da una regia nei fatti assai semplice e capace di mettersi in mostra solo in poche e brevi scene. Sia chiaro, la nuova creatura di Diederik Van Rooijen non è totalmente da buttare e anzi, si può piacevolmente godere con qualche amico senza troppe pretese, ma di sicuro L’esorcismo di Hanna Grace non verrà ricordato come la produzione rivelatasi capace di dare un nuovo scossone al genere degli horror.

Luca Di Carlo
Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.

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