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Lightyear: La vera storia di Buzz – Recensione del nuovo film Disney Pixar

Il cinema è da sempre una finestra sul mondo dei sogni: storie, aneddoti, fatti e pure invenzioni si susseguono in un caleidoscopio di immagini, suoni e musiche. Lightyear:  La vera storia di Buzz, di cui state leggendo la recensione, rientra nella branca della fantasia, un’avventura in completa animazione digitale, targata dai maestri di Disney e Pixar affidata nelle sapienti mani del regista Angus MacLane, già direttore del successo Alla Ricerca di Dory, nonché animatore ed artista “dalla nascita” di tutto il brand da cui è tratto il film in questione, Toy Story appunto. La fantasia, come dicevamo, è una branca, una costola di quella che potrebbe essere una realtà e per un po’ ci consente di librarci sulle ali di un mondo che non è esattamente il nostro ma che vibra alla stessa frequenza: scostarci leggermente dal quotidiano, fatto di doveri e responsabilità. Inizia il viaggio Space Ranger.

Lightyear - La vera storia di Buzz Recensione

Space Ranger

Nel lontano 1995 un ragazzino di nome Andy ricevette un pupazzo che raffigurava il suo eroe spaziale: Buzz Lightyear! Il ragazzino visse immense avventure accanto a quel giocatolo (e noi con lui) ma viene da chiedersi: come mai Buzz era un’eroe tanto amato? Ebbene la risposta è in Lightyear – La vera storia di Buzz, che narra le avventure di quello che sarebbe passato dall’essere uno Space Ranger ad eroe interplanetario. Quello che vediamo al cinema altro non è che lo stesso film che Andy vedeva, molto probabilmente su supporto celluloide – ovvero VHS – sul divano di casa sua e diciamocelo: ci siamo sentiti tutti come quel ragazzino, mentre la fantasia galoppava e ci accompagnava nello spazio ignoto assieme a Buzz e Alisha Hawthorne (l’altro Space Ranger, collega inseparabile del nostro eroe).

Nel film, Buzz non si smentisce mai: stoico, fiero e determinato, lo Space Ranger non manca di ricordarci il suo addestramento militare e la sua preparazione, in un certo senso per quante cose capitino nel corso del film, la sua presenza ci fa sentire sempre al sicuro come se avessimo sempre accanto la persona giusta, quella che per quanto si mettono male le situazioni non ti molerà mai. Ed è di questo che parla il film: della speranza di trovare sempre qualcuno che stia dalla tua, per quanti sbagli tu possa aver commesso, se ce la stai mettendo tutta per rimediare al tuo errore da solo, devi comprendere che in due (o più) la fatica è inferiore e l’efficacia maggiore.

Lightyear - La vera storia di Buzz recensione

Nuovi eroi

Ad accompagnare Buzz, la cui voce è prestata da Alberto Malanchino in Italia, ci sono anche una schiera di nuovi eroi che non conoscevamo prima di questa pellicola: Sox il gattobot interpretato da Ludovico Tersigni sarà molto probabilmente l’elemento che amerete di più in tutto il film, in quanto non si limiterà ad essere un semplice “giocattolo” da compagnia, ma si configura come la vera spalla del nostro eroe. Anche questa è in fondo una parafrasi di quello che succede nella vita di tutti i giorni, chi di noi possiede un’animale (sia questi un cane, un gatto o una razza esotica) capirà benissimo il tipo di rapporto che si instaura tra l’eroe e il suo giallo quadrupede, mentre per tutti coloro che non hanno un’animale, non stupitevi se correrete nel primo canile/gattile a portata di mano a prenderne uno: significa solo che il film ha fatto il suo dovere!

Rossa Caputo è la coraggiosa Izzy Hawthorne che nella fattispecie rappresenta tutti noi: se Buzz è l’eroe, quello che sa sempre quale è la cosa giusta da fare, Izzy è la ragazza che muove i suoi primi passi in un mondo nuovo, un mondo che ha sempre adorato e guardato da lontano ma che allo stesso tempo la soverchia, la fa sentire inadeguata ed in generale sempre non all’altezza. Sarà compito di Buzz guidare Izzy mentre sarà la giovane cadetta ad insegnare al nostro eroe il valore dell’unione. Altra parafrasi di quella che è la vita, interessante questa fantasia, dona diversi spunti di riflessione a ben pensarci.

Verso l’infinito e….

La fantasia è leggera: consente di metterci su un aero e volare dall’altro capo dell’universo, di far parte di quel Comando Stellare dove milita Buzz e dove tutto sembra inserito alla perfezione. Lightyear: La vera storia di Buzz è un sali-scendi di emozioni: da un lato si ride e si vivono momenti di tensione, dall’altro non stupitevi se chi è un po’ più grande (magari una mamma o un papà) si lascia travolgere dalle emozioni e fa cadere qualche lacrima sulla maglietta, in fondo si tratta di fantasia no? Ebbene il viaggio inizia con uno zaino carico, denso di colpa e responsabilità, ma prosegue mentre Buzz si libera dai mattoni di quelle colpe e quelle “brutte fantasie” che lo hanno limitato. Il film è Disney/Pixar sulla carta, ma non lo è davvero se per l’appunto prendiamo quel treno della fantasia, ci dimentichiamo per un attimo cosa abbiamo davanti e guardiamo le stazioni passare: quel treno scorrerà tutte le varie ansie, paure, lacrime e dubbi fino ad giungere al capolinea ovvero quello della felicità. Uscendo dalla sala ci si sente leggeri, come se potessimo volare verso “L’infinito e….oltre!”

Lightyear - La vera storia di Buzz

9

Lightyear - La vera storia di Buzz è un caleidoscopio di emozioni, colori e idee che trascendono l'ordinario di un film d'animazione per bambini, rivolto piuttosto ad un pubblico adulto. Non fraintendete: chiunque piò vederlo, ma è chiaro fin da subito che i più grandicelli (ed in generale chi ha vissuto l'epoca d'oro di Toy Story) vivranno in maniera più profonda il significato recondito dietro le scelte del nostro eroe. Una resa a schermo perfetta, quasi nessuna sbavatura nel contesto narrativo e personaggi memorabili, fanno di questo prodotto un vero gioiello: viene voglia di vederne altri una volta usciti dalla sala.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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