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Loro 2 – Recensione della seconda parte del nuovo film di Sorrentino

C’è da chiedersi, forse perché influenzati dalle critiche disastrose della vecchia (grande) guardia dei critici italiani nei confronti della prima parte di Loro, uscita nei cinema il 24 aprile, se è legittimo il dubbio: Sorrentino è un genio o si diverte a prenderci in giro?

E’ una sorta di jingle che aleggia nella testa ogni volta che si prova ad analizzare un nuovo lavoro del regista Premio Oscar (anche se tale titolo dovrebbe chiarire ogni dubbio sulla sua validità come autore), che ti aiuta però a criticare con oggettività il suo lavoro e il prodotto filmico finito.

Loro 2 continua esattamente dove ci aveva lasciati ad aprile, con un Berlusconi (Toni Servillo) nel pieno delle sue grossolane vanterie: si racconta all’amico e riflesso Ennio Doris (ancora Servillo), in una sorta di bizzarra auto-elegia, e decide, preso da un impulso giovanile, di tornare alla politica, ricordando le sue “grandi” capacità di venditore, che gli consentiranno di corrompere sei senatori e di rovesciare così il governo. Ai successi politici però va di pari passo la triste realizzazione di chi è veramente Silvio Berlusconi, per bocca di una giovane escort con grandi ambizioni ma altrettanto buon senso, che lo vede per quello che è, un povero vecchio che vuole tornare a essere giovane, e attraverso la moglie Veronica (una Elena Sofia Ricci raramente o mai così in piena forma artistica), che stanca ormai di quella vita tenuta insieme solo dall’incantesimo del suo amore giovanile, lo abbandona definitivamente. E poi le tristi “olgettine”, il pupazzone stile Gabibbo inutile e puerile, che finisce per essere insultato, le giostre vecchie e malandate, i ruffiani e ricattatori che si disperdono dopo il carnevale, realizzati della loro stessa pochezza. Rimane solo Berlusconi, il Caimano, un Giano che cade mentre vince, piange mentre ride inebetito, ritorna in vita mentre dentro (e fuori) sta morendo. Non può che rimanere solo. Solo in mezzo a tutti Loro.Loro 2

Se proprio volessimo muovere una critica, potremo dire che Sorrentino avrebbe potuto unire i due film in una pellicola più lunga, dando così alla storia raccontata un’andamento sicuramente più armonico e organico. D’altronde è difetto (o pregio, non si è ancora capito) del regista ripetersi, parlarsi addosso ed evidenziare concetti e fantasie che potevano essere riassunte in un unica potente immagine, contro le numerose e ripetitive scene sparse a macchia d’olio lungo tutto (e tutti) i suoi film. Ma oltre a questo non possiamo muovere altre critiche a Loro.

Infatti, nonostante le numerose e sprezzanti condanne nei confronti del film da parte della critica italiana (la stessa critica che aveva ululato orripilata di fronte alla Grande Bellezza solo per fare una inversione a U dopo che aveva vinto l’Oscar al Miglior Film Straniero, tanto per chiarirci), c’è poco da disprezzare di Loro. La pellicola infatti racconta con audacia e fantasia un periodo recente tanto squallido quanto amorale, e lo fa con attenzione e tenerezza, senza però sacrificare un doloroso occhio critico nei confronti dell’Italia di oggi e di domani. Un’Italia e la sua idea perfettamente rappresentate da un personaggio che ne ha fatto la storia e che, quasi che Paolo Sorrentino lo avesse presagito durante la direzione del suo ultimo film, tornerà presto a essere centrale per il futuro del nostro paese.

Pierfranco Allegri
Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it

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