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Lovecraft Country – Recensione della serie horror targata HBO

A meno che non abbiate vissuto sotto un sasso nel corso di questi ultimi 20 anni, il nome di J.J. Abrams vi farà squillare sicuramente un campanello: stiamo parlando di un uomo che ha aiutato a rivoluzionare la narrazione seriale televisiva con la serie capolavoro Lost (2004-2010), colui che ha aperto un dialogo su nuove forme di cinema a tema sci-fi e della cultura tecnonostalgica con film di successo come Super 8 (2011) e Cloverfield (2008), dando nel mentre nuova vita a franchise immortali come Star Trek e Guerre Stellari.

A lui aggiungiamo un genio più recente, ma forse meno conosciuto, ovvero Jordan Peele e il suo incredibile e inaspettato contributo al cinema dell’orrore e del fantastico (il regista in questione nasce come comico di successo) grazie a horror dall’incredibile qualità e dall’enorme impatto culturale come Get Out – Scappa (2017), nonché a una sapiente unione tra cinema di genere, cultura afroamericana e critica sociale . Quindi, cosa vi aspettate di ottenere da una collaborazione tra questi due giganti della cultura pop per una serie horror lovecraftiana dal gusto postmoderno e pulp? Incredibilmente, una delusione.

La coppia che scoppia

La Monkeypaw Productions (casa di produzione di Jordan Peele), la Bad Robot Productions (di Abrams) e la Warner Bros Television collaborano e portano sul piccolo schermo per la HBO un adattamento del libro di successo Lovecraft Country di Matt Ruff, un piccolo ma intrigante libro di un autore altrettanto interessante che unisce la mitologia di H.P. Lovecraft alle avversità razziali dell’America degli anni 50. Un matrimonio in prospettiva interessante a partire da due motivi: in primis la natura della storia, che sembra essere nata solo per essere adattata da due registi dai gusti così specifici e precisi (il fantascientifico di Abrams e l’horror a tinte afroamericane di Peele) mentre, in secondo luogo, la rivendicazione di un autore tanto sfortunatamente razzista come Lovecraft per parlare delle leggi Jim Crow (atte al mantenimento della segregazioni razziali negli USA, vigenti in alcuni stati fino al 1964). Allora, dove sta il problema per una serie così apparentemente destinata al successo?

È presto detto, Lovecraft Country sembrerebbe mantenere fedelmente la struttura di pastiche tra horror, fantasy, critica sociale e humour nero che contraddistingue il romanzo originale e lo stile del suo autore, ma il risultato in realtà è un pastrocchio senza capo né coda, indeciso sul focus della storia, banale per quanto riguarda lo stile e discutibile nelle scelte di dispiegamento della narrazione: a volte un film a puntate, a volte serie antologica secondo il capriccio degli sceneggiatori, macchiata qua e là da elementi della cultura afroamericana inseriti nella storia in maniera decisamente stonata. Per buon peso si notano inoltre anche alcune fastidiose ammiccate d’occhio al politically correct. Così, alla resa dei conti, la serie pretende dallo spettatore una pazienza incredibile mentre mescola tutti insieme e contemporaneamente rimandi affettuosi alle riviste pulp, celebrazioni della cultura nera americana, critica al razzismo sistematico degli USA, personaggi mal presentati e peggio evoluti, nonché sporadiche citazioni alla mitologia lovecraftiana.

Lovecraft CountryInsomma, Lovecraft Country è, in una parola, inclassificabile: non è una serie tradizionale, ma non  è neanche un’antologia o un film per la tv. Non è completamente un horror, ma neanche una commedia nera o una metafora sul razzismo e la lista potrebbe andare avanti. Il non essere incasellabile non sarebbe necessariamente un problema (anzi, per più di un film o serie è stata una qualità vincente) se non fosse per il fatto che l’opera è talmente indecisa da diventare frustrante in brevissimo tempo, oltre a essere noiosa nei suoi momenti migliori e presuntuosa nei suoi peggiori. Una chance sprecata dagli indiscutibili talenti seduti al tavolo della produzione che sembravano invece destinati a elevare un piccolo romanzetto di nicchia in una delle serie horror dell’anno.

Lovecraft Country

4

Nonostante le alte aspettative e una premessa narrativa indubbiamente intrigante, Lovecraft Country spreca tutto il suo potenziale e un formidabile duo di produttori per una serie pasticciata e caotica che non riesce mai realmente a convincere, minata da problemi di attenzione sul genere e da elementi pop inseriti a forza. Se con questo prodotto speravate di poter entrare in contatto con la serie horror dell'anno, vi consigliamo caldamente di volgere i vostri occhi altrove.

Pierfranco Allegri
Pierfranco nasce a Chiavari il 1 Aprile 1994. Si diploma presso il liceo Classico Federico Delpino e studia Cinema e Sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Al momento scrive recensioni online (attività cominciata nel 2015) presso varie riviste tra cui GameLegnds e Cinefusi.it

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